Simboli e miti dell’archetipo di Nettuno. Nettuno governa sia le forze dell’inconscio che collegano con l’invisibile, sia le grandi illusioni che si frappongono a esso…
L’osservazione delle effemeridi di quest’anno mi porta in questo momento a riflettere sui significati e sulla storia dei simboli associati al pianeta Nettuno in Astrologia.
Martedì 5 Aprile 2011 sarà infatti una data storica per tutti gli astrofili: il pianeta gigante di “ghiaccio blu” tornerà nel segno zodiacale dei Pesci, posizione in cui si trovava al momento della sua scoperta avvenuta il 23 settembre del 1846. Non solo, la tradizione astrologica assegna infatti a Nettuno una particolare sintonia con le qualità espresse da questo segno. In questa posizione Nettuno potrebbe dunque esprimersi, nell’interpretazione astrologica, in maniera non soltanto ad esso più consona ma anche con maggiore libertà, incisività e potenza.
Quali sono, come e da che cosa nascono le qualità attribuite dall’astrologia al bellissimo gigante blu?
Cominciamo dalla storia di un culto. Poseidon è una divinità antichissima, il cui culto, esteso su tutta la Grecia già dall’età del bronzo, toccherà la penisola italica prima sotto il nome di Nethuns presso gli etruschi poi di Nettuno presso i romani. Le sue qualità rimangono invariate anche se nei primi culti associati a Poseidon non si parla espressamente di una divinità del mare. Il dio diviene particolarmente importante nel pantheon greco tra il III e il IV secolo a.c. e nella Grecia micenea viene citato come E-ne-si-da-o-ne cioè scuotitore della terra. I racconti che lo vedono protagonista narrano infatti che con il suo tridente può scuotere la terra, muovere le maree, provocando terremoti e maremoti, inghiottendo uomini e navi.
Poseidon è allo stesso modo il dio che salva i marinai in viaggio, che fa giungere sani e salvi i viaggiatori, attraccare le navi in una terra sicura. Tale è la sua Potenza che può decidere la buona e la cattiva sorte degli umani ma le sue decisioni sono imprevedibili. Signore della terra e del mare, Poseidon è all’origine colui che inghiotte le isole e le città così come quello che le fa comparire dalla massa marina dando attracco e salvezza ai naviganti. Miraggio di sventura e di salvezza, l’operato del dio è talmente spiazzante che a Poseidon e poi a Nettuno si attribuirà lo stesso potere di far sorgere la pazzia o lo squilibrio mentale negli esseri umani al pari di Dioniso e delle Menadi.
Presente molto prima di Giove tra le divinità venerate in Grecia (il suo culto risalirebbe addirittura del XIII sec. a.c.), Poseidon diverrà espressamente il dio del mare in connessione al racconto mitico in cui il mondo viene diviso in tre regni: Cielo, Terra e Mare. Saturno, padre degli dei, assegnerà allora il Cielo a Giove, il sottosuolo ad Ade e i mari a Nettuno. La superficie della terra così come il monte Olimpo saranno invece oggetto di governo comune delle tre divinità.
La sua ambizione a conquistare le terre emerse e il carattere impulsivo del dio del mare, lo mettono, come farà la tradizione astrologica, in connessione con la forza della psiche, gli impulsi inconsci dell’eros che in essa sono celati.
Come il suo regno acquatico la sua influenza non ha confini né contorni precisi. Il suo reame è ricco, variegato multiforme; lo stesso Poseidon, prima ancora del fratello Giove, è una divinità trasformista che può assumere qualsiasi forma per conquistare ciò che l’impulso gli suggerisce o per arrivare nei meandri più lontani e reconditi dell’Universo. Non per nulla egli è il padre del leggendario destriero alato Pegaso, archetipo dell’Immaginazione la cui potenza può trasportare da un luogo all’altro in un battibaleno ed eludere così il tempo e lo spazio.
Poseidon è il sovrano della profondità, la sua potenza può innalzare verso le cime più alte dell’Illuminazione così come precipitare chi ne è soggetto verso i più sordidi abissi dove la ragione si perde avviluppata dai mostri dell’inconscio. La sua corte leggendaria è composta da naiadi, fauni, tritoni, mostri marini, fatiscenze delle psiche in attesa di emergere in forme e generi definiti. Le forme ibride e promiscue del seguito nettuniano mettono in relazione il suo regno non solo con ciò che giace nel sub-conscio in attesa di emergere a forme definite, ma anche con la grande potenzialità creativa della psiche, mare in cui ricordi e impressioni presenti, passate e forse anche future sono detenuti e si rimescolano in continuazione. Nel mare nettuniano è dunque contenuta una grande sapienza, un serbatoio da cui la mente può attingere con la coscienza che si tratta di una sorgente senza limiti e confini, e dunque di un non-territorio dove ci si può perdere.
La visione nettuniana è simile all’osservazione di un oggetto attraverso l’acqua: i contorni appaiono fluttuanti ed emergono nuove possibili forme dell’oggetto stesso che prima appariva solido e definito sulla terra emersa. La potenza nettuniana rivela alcune caratteristiche peculiari dell’elemento acqua: il suo potere al tempo dissolvente e fecondante, capace di aggregare gli elementi in essa disciolti in nuove forme. Tutto ciò che è imprevisto, difficile da definire e afferrare con una presa salda, ricade astrologicamente sotto il dominio del dio del mare associato al pianeta, ancora ad ora, più distante del sistema solare.
La posizione del pianeta Nettuno nel sistema solare lo mette infatti in relazione con la dissoluzione dei mondi concreti e visibili, rappresentati dai corpi celesti che giacciono entro l’orbita di Saturno, e con la conquista di un nuovo spazio interiore, la cui entità è inestimabile (il pianeta successivo a Saturno, Urano, rappresenterebbe la rottura e la disintegrazione di tali mondi materiali).
Questo spazio, non afferrabile esteriormente, è il mondo della psiche, potenza interiore incommensurabile che solo con coscienza e con una solida presa sul mondo concreto si può conoscere e governare. Diversamente, il regno di Poseidon è pieno di tranelli, inganni, illusioni che dilatano e restringono inaspettatamente i confini delle cose conosciute rendendole estranee e minacciose, allontanando l’osservatore incauto da ogni certezza e sicurezza concreta.
La sua influenza attraverso la personalità può essere associata al desiderio che agguanta chi si sente attratto verso la scoperta di mondi nascosti, di chi percepisce la presenza silenziosa di altre dimensioni che giacciono insieme e parallelemente a quella visibile. La via dell’Immaginazione e dello sviluppo delle qualità più subliminali della mente che prende coscienza e gestione del mondo dell’invisibile, richiede tuttavia impegno e dedizione. Spalancati i confini del corpo si apre un abisso senza limiti che si estende in infinite direzioni: è lo spazio dell’anima con tutti i suoi attaccamenti e le sue infinite possibilità.
Nel mare silenzioso dell’abisso nettuniano giocano potenti le immagini e le visioni che aprono la mente al simbolo, alla percezione, alla corrispondenza e all’analogia, linguaggi capaci di decontestualizzare le situazioni e gli oggetti, di allacciare rapporti tra cose, luoghi e fatti lontani, di far comunicare ciò che è infinitesimalmente piccolo con ciò che è incommensurabilmente grande. La coscienza del legame tra tutte le cose e le dimensioni del mondo, visibili ed invisibili, è sicuramente un attributo dell’archetipo nettuniano il quale, anche astrologicamente, è associato egualmente a manifestazioni di compassione, comprensione, immedesimazione, fusione e grazia assoluta dell’illuminazione.
Ma come entrare in questo mondo avvolgente, straordinariamente potente, immenso e creativo senza esserne irrimediabilmente attratti, fagocitati o travolti?
Sicuramente occorrerà conoscere il linguaggio della psiche che, come abbiamo già menzionato, è soprattutto un linguaggio silenzioso in cui le immagini, il sogno, le visioni e dunque gli stati della coscienza giocano un ruolo fondamentale. Nell’epoca dello scatenamento delle facoltà psichiche sarà necessario avere confidenza con la materia e conoscere le sue proprietà per distinguere gli stati di coscienza attraverso cui la psiche si manifesta. Agli stati di coscienza che vanno dal sonno profondo alla veglia corrispondono altrettante percezioni diverse del mondo e delle cose. Diversi stati di coscienza corrispondo ad altrettante dimensioni in cui il tempo, lo spazio, la materia hanno entità diverse: si dilatano e si restringono. È un percorso che va dal visibile all’invisibile, dall’esistente al non esistente, un sentiero dove si celano mondi infiniti e sconosciuti che coesistono nello stesso momento e che sono intrinsecamente legati tra di loro.
Ogni giorno, quando ci addormentiamo e cadiamo in sonno profondo per poi risvegliarci il mattino dopo, percorriamo i sentieri di Nettuno. I sogni, gli incubi, le visioni che ci appaiono in stati di coscienza diversi sono i riflessi della nostra psiche. La psiche, come il regno di Nettuno, è un serbatoio immenso in cui si può attingere all’infinito e in cui si ci si può perdere e naufragare come un nuotatore incauto che si addentra nell’Oceano incurante delle maree e delle corresti che lo spingono sempre più lontano dalla riva… Le memorie contenute nella psiche possono scatenare tremendi terremoti, richiamare forze capaci di scuotere l’intera umanità. Ma per governare tale potenza occorre fermezza e la conoscenza delle correnti da cui invisibilmente è generata e da cui inaspettatamente emerge.
Se Nettuno al pari di Dioniso è, nel mito, capace di causare la follia e le più deterrenti degenerazioni psichiche, ciò è sicuramente dovuto al fatto che la sua influenza scuote energie cosmiche assopite nell’uomo, risveglia la coscienza dell’assoluto e con essa il possibile delirio che ne può derivare. Nell’interpretazione astrologica l’influenza nettuniana può essere ben governata dal senso di misura e dall’umiltà che solo possono contrastare i deliri di onnipotenza e onniscienza che la visione nettuniana può provocare. Essi possono paragonarsi ai nostri tempi al dilagare di visionari, santoni, spiritisti, spiritualisti spesso privi di attraccamento, misura e direzione, vittime delle loro stesse tremende visioni. Coloro che inavvertitamente forzano le porte della percezione psichica spesso accusano illusioni di grandezza: i loro poteri portano nomi eccentrici quanto le loro improbabili missioni.
L’ossessione e la possessione psichica sono le inevitabili conseguenze per chi affronta senza cautela il regno del dio dei mari, e possono causare dipendenze gravi e schiavitù da cui è difficile liberarsi.
È interessante almeno citare “i lacci” con cui altri dei cosmici, come il vedico Varuna, legavano i mortali che avevano osato sfidare o contraddire la loro potenza, l’indagine qui sarebbe davvero vasta e richiede un capitolo a parte.
Terminiamo invece questa breve indagine sul mito ed il culto di Poseidon/Nettuno, e sulla relativa translitterazione dei suoi significati nel linguaggio astrologico, citando l’importante associazione del culto del dio con l’oracolo di Delfi. Secondo Pausania il Periegeta, scrittore greco antico vissuto intorno al II secolo d.c. e di probabile origine dell’Asia Minore, Poseidon sarebbe stato custode dell’Oracolo di Delfi prima di Apollo. Al dio dei mari era affidata la sacralizzazione dei nuovi insediamenti urbani attraverso l’Acqua lustrale che il dio forniva per rendere propiziatori i riti di fondazione delle nuove città. La sua connessione con i misteri oracolari del più importante santuario della Grecia antica, sottolinea il ruolo di Nettuno/Poseidon come tramite tra l’umano e il divino, il mondo finito e quello infinito, assoluto e onnisciente della Psiche.
Le immagini, le visioni, le cantilene trasmesse dalle Pizie provengono dal mare sotterraneo, immenso, nascosto ma onnipresente di Nettuno. La coscienza dell’unità di tutte le cose e della dimensione assoluta e incommensurabile del cosmo è sicuramente un dono che l’influsso nettuniano può portare: la strada verso l’apertura della coscienza cosmica è irta di tranelli e di trappole, di feroci mostri e nemici, dei quali i più temibili risiedono nei meandri della nostra psiche e possono essere da noi stessi risvegliati.
Allora il pellegrino, a cui si sono aperti gli spiragli della coscienza cosmica, deve attraversare con pazienza, fermezza e umiltà una serie di prove: il tesoro è spesso custodito da potenti mostri tellurici e belve feroci descritte nelle fiabe e nei racconti mitici, simbolo della forza e della potenza che giace in ciascuno di noi nelle profondità della Psiche, una potenza che, come il Drago, può essere conosciuta, domata, sapientemente gestita. Essa è il nostro specchio.
Elisabeth Mantovani
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