Intervento di Roberto M. Sassone a “Dialoghi sulla Coscienza” (10-11-12 aprile 2015, Villa Bertelli, Forte dei Marmi – Evento organizzato da Simona Barberi Eventi)
Tra gli argomenti del video:
Fare un’analisi corporea significa sperimentare, attraverso i movimenti e le percezioni, che si tratta di emozioni imprigionate nel corpo.
L’uomo, diceva Sri Aurobindo, non rappresenta l’ultima fase evolutiva, ma ce ne sarà un’altra, dove la mente non sarà il livello più avanzato bensì vi sarà la capacità di entrare in contatto con ciò che c’è, senza strutture o barriere.
Il percorso psicologico e la ricerca spirituale non sono due filoni separati.
Il nostro carattere è il risultato di un adattamento funzionale messo in atto per affrontare le varie difficoltà incontrate. Purtroppo questo modo di essere, essendo strutturato su una difesa, può escluderci da un sentire più profondo, che ci tiene lontano da quegli aspetti di noi che abbiamo paura di contattare. Spesso non siamo consapevoli di come continuiamo a evitare di contattare questi aspetti.
Ecco perché, per fare una autentica ricerca su di noi, non possiamo escludere la comprensione psicologica della nostra personalità.
La “personalità” è una modalità genetica, intrinseca, legata alla propria indole.
Poi in base alla storia personale, si forma il “carattere”. La nostra storia cioè ci plasma. Ma spesso non siamo consapevoli di quanto siamo stati plasmati e ci convinciamo che il nostro carattere coincida con la nostra indole.
In realtà nel mondo che abbiamo nascosto e represso vi sono tantissime potenzialità. E questa è proprio ricerca interiore.
Attraverso la “vipassana”, impariamo a osservare tutti i processi che ci riguardano e attraverso cui si esprime il nostro carattere.
Il corpo in tutte le sue manifestazioni è come se fosse il modo in cui la nostra coscienza si manifesta.
L’essere umano è un sistema complesso, e come ogni sistema è totale, cioè ogni cosa accade a ogni livello, da quello cellulare a quello mentale.
Per comprendere il linguaggio del corpo, bisogna sentirlo. Distinguiamo quattro fasi.
Prima fase: sentire le emozioni.
Secondo: esprimere le emozioni. Quando liberiamo una emozione congelata, si modifica il sistema non solo a livello muscolare ma anche a livello neurologico.
Terzo: gestire le emozioni. Qui interviene la meditazione, intesa come pratica di presenza.
La meditazione è una pratica corporea. Accade un’esperienza, e non un atteggiamento mentale, in cui pian piano si inizia a percepire se stessi non identificati con le proprie manifestazioni, pensieri, emozioni, sensazioni.
Quarto livello: Trasformare le emozioni. È un processo aiutato dal “testimone”, dallo sguardo dell’essenza. Il testimone prende atto, senza nessuna posizione.
Il vero problema della sofferenza, è il rifiutarla. Se ci mettiamo contro di essa, questa crescerà. Il conflitto dà potere a ciò che vorremmo sciogliere.
Questa consapevolezza, questo spazio di disidentificazione, non accade attraverso un ragionamento mentale o una decisione. È una esperienza pratica, che coinvolge ogni livello. Non dobbiamo illuderci che possa accadere solo perché lo abbiamo “capito”.
Nessuno di noi è fatto “male”. Quello che siamo ha comunque una sua bellezza e funzionalità. Tutto quello che ci ha creato irrigidimento ci ha salvato. Ma ora, nel nostro presente, possiamo guardare a tutto questo e cominciare a trasformarlo, proprio perché nel percorso di adesso ci apriamo a modalità più idonee a quel che siamo; non si tratta di rifiutarlo, ma di renderlo più coerente.
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