Daniele Palmieri presenta il suo libro Autarchia Spirituale (Anima Edizioni). Il lbro è disponibile in libreria o tramite web a questo link.
Tra gli argomenti del video:
La parola “libertà” è spinosa perché richiama limiti soggettivi e può riferirsi a concetti diversi a seconda del punto di vista.
Tendenzialmente nella nostra epoca quando parliamo di libertà ci riferiamo alla libertà di fare quello che voglio a patto che non danneggio gli altri.
Miller ci parla di tre libertà sociali: libertà di pensiero e azioni, libertà di seguire i propri gusti, libertà di libera associazione. È un tipo di libertà più individualista.
L’uomo libero nell’Antica Grecia era colui che poteva agire liberamente all’interno della Polis, la città greca, ma nelle scelte private si faceva condizionare dalla vita sociale e pubblica.
Nel momento in cui un individuo fa delle scelte di vita autodistruttive, agli effetti pratici non è libero ma agisce in base a conflitti e dipendenze.
I filosofi antichi avevano un concetto di libertà che si distingueva sia dalla morale comune della loro epoca sia dalla concezione odierna.
Un uomo libero per il filosofo dell’antichità non è certo colui che sceglie “liberamente” di autodistruggersi o perché asseconda impulsi automatici, ma perché segue delle direttive etiche da lui scelte.
L’uomo, tuttavia, è anche fragile e debole, come fare allora affinché non si lasci sopraffare dalla propria fragilità? La risposta è nel trovare un fondamento cardine su cui basare la propria vita.
Se gli uomini pongono il proprio fondamento sui beni effimeri e che non dipendono da loro, costruiscono la base per la propria infelicità e per la propria schiavitù.
In realtà il tesoro più grande di cui l’uomo può disporre si trova dentro se stesso, e si tratta della propria interiorità.
Gli Stoici distinguevano tra desiderio, giudizio e volontà. Affermavano che l’uomo è spinto dal desiderio verso qualcosa, dal modo in cui valutano e giudicano, e dalla volontà che a sua volta è condizionata dai desideri e dai giudizi.
Abbiamo piena libertà per quanto riguarda il desiderio, il giudizio e la volontà, che sono sempre a noi accessibili.
L’autarchia, l’arte di dipendere da se stessi, può essere raggiunta se poniamo il fondamento della nostra felicità su questi tre perni.
Nel momento in cui si considera la libertà un diritto e non un dovere, si sta rinunciando alla parte più autentica di sé, perché la vera libertà non è qualcosa che viene concesso dall’esterno, ma è qualcosa che va conquistato.
La libertà intesa come un dovere, implica che dobbiamo impegnarci per ottenerla.
Come raggiungere l’autarchia spirituale? Occorre avvalersi di alcune pratiche che i filosofi praticavano per dominare il proprio corpo e le proprie emozioni.
Quando ci capita un evento, dobbiamo distinguere tra l’evento oggettivo in sé e l’evento vissuto soggettivamente, colorato dal nostro giudizio.
Possiamo sempre intervenire sugli eventi almeno per quanto riguarda il nostro coinvolgimento personale.
Socrate nel Simposio di Platone ci mostra l’atteggiamento ideale: il godere dei beni terreni senza esserne schiavo, l’accogliere un evento e lasciarlo andare senza trattenerlo.
Quando Socrate venne condannato a morte, affrontò gli ultimi istanti della sua vita con la stessa naturalezza e libertà con cui aveva affrontato il simposio.
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