La teoria del “campo morfogenetico” appoggia l’ipotesi secondo cui le informazioni sono trasmesse attraverso canali differenti da quelli sensoriali.
In un’isola giapponese viveva una tribù di macachi che si nutriva di germogli, frutti e foglie. Alcuni ricercatori intrapresero una ricerca sul comportamento di questi primati di fronte all’introduzione di un’innovazione alimentare e pensarono di gettare loro delle patate dolci sulla sabbia. In questa specie i giovani apprendono le abitudini alimentari dalla madre, ma ce ne fu uno di diciotto mesi che prese alcune patate sporche di sabbia, le lavò in un vicino torrente e le mangiò. Invertendo la normale tendenza, il macachino insegnò alla madre a mangiare le patate; lo insegnò anche ai suoi coetanei e questi ai loro genitori. Dopo sei anni tutti i giovani avevano acquisito questa abitudine; tra gli adulti, solo quelli che l’avevano imparato dai figli. Poi avvenne qualcosa di straordinario: un certo mattino, quando al numero delle scimmie che mangiavano le patate – diciamo formato da novantanove elementi per comodità di calcolo percentuale – se ne aggiunse un’altra, la stessa abitudine comparve in tutto il gruppo e anche in colonie che, abitando in altre parti dell’isola, non potevano averla assunta per imitazione. Non solo, ma dopo un certo periodo anche colonie che vivevano su altre isole e sulla terra ferma adottarono lo stesso comportamento.
Quale il significato di tutto questo? Assunto un determinato comportamento da parte di un certo numero di individui, l’aggiungersi di un solo ulteriore elemento aveva rafforzato l’abitudine a tal punto nella “mente collettiva” delle scimmie da modificarne l’imprinting. Il fenomeno è sicuramente particolare perché, non avendo una spiegazione causale, consente l’ipotesi di un processo di trasmissione d’informazioni attraverso canali diversi da quelli sensoriali. E’ la teoria del “campo morfogenetico”, ovvero generatore di forma-pensiero, del biologo inglese Rupert Sheldrake, secondo la quale ogni volta che un individuo di una specie apprende un nuovo comportamento, l’imprinting di quella specie muta, anche se lievemente. Se il comportamento si ripete abbastanza a lungo, la sua influenza agisce sull’intera specie.
Se questo è successo in soggetti che, seppure evoluti, sono enormemente inferiori all’uomo rispetto allo sviluppo cerebrale, quali sottili sintonie si possono creare tra gli esseri umani? Forse, allora il lavoro di grandi gruppi di meditanti può produrre un effetto concreto significativo sull’intera comunità, può curare e guarire i singoli individui e la Terra intera. E forse tutto questo dipende da un unico uomo, il centesimo, forse da te che stai leggendo queste parole; forse è la tua scelta di trasformazione che consente di superare la massa critica e diffondere il nuovo imprinting convogliato dagli altri novantanove. Il cammino che ti propongo di compiere insieme su queste pagine si muove attraverso discipline antiche ed emergenti, tra le quali l’intelligenza del tuo cuore saprà suggerirti quali seguire..
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