Quanto può il paranormale interferire nella vita di ogni giorno? L’autrice invita studiosi e medici a prendere in considerazione i fenomeni di “regressione”, come quelli da lei stessa vissuti… perché il sogno, a volte, si fa realtà… Prima parte.
Da più parti si sente dire che l’uomo può con la sua volontà fermare o accelerare i processi evolutivi della sua personalità. Sicuramente questo viene affermato da chi crede di possedere le chiavi della conoscenza, incapace di accettare un ruolo di passività che toglierebbe all’essere umano ogni prerogativa di stampo illuministico, che spesso soddisfa l’ego di tutti coloro che credono di essere gli artefici del loro destino. Anch’io così credevo e per quasi tutto il mio percorso di insegnante non ho fatto altro che sollecitare i miei allievi a indirizzare in tal senso la loro energia. In effetti chi non si addentra nei meandri sottili e spesso poco illuminanti della vera essenza delle cose è convinto di poter interagire con le forze sottili del cosmo orientando tutto secondo un preciso disegno della propria volontà.
È vero anche che se dovessimo togliere all’uomo questa convinzione, forse facendogli perdere le certezze acquisite, rischierebbe di ingolfarsi in situazioni di caos esistenziale che potrebbero portarlo a varie conseguenze come disagio psichico, alienazione mentale e così via. E quindi è giusto lasciar dormire sugli allori tutti coloro che hanno paura di prendere coscienza della vera realtà delle cose.
Per arrivare a tante certezze ci son voluti anni di ricerche e di studi, ma si sa che quella famosa legge della relatività è sempre attuale e perciò ben venga la discussione, il confronto, la capacità mentale di mettere tutto in discussione e ricominciare da capo il percorso della vera conoscenza, mettendo in conto che potrebbe ribaltare tutte le certezze fin qui acquisite.
Quello che vengo a proporre, quindi, è un esame attento non di situazioni oggettive, da più parti conclamate, ma di situazioni soggettive, quindi quelle piccole ed insignificanti all’apparenza ma che avvalorano il detto che l’eccezione conferma la regola. Sto parlando di situazioni paranoiche o alienanti, vissute ai confini della realtà, nella speranza che si arrivi a capire da quale ottica devono essere osservate ed affrontate.
L’anno scorso, al Congresso di San Marino, ho consegnato il mio libro Alla ricerca della verità, nelle mani di illustri medici, sperando che dessero la giusta valutazione a quel mio donare un libro apparentemente poco attinente al loro campo di studio. In realtà, visto che una sola persona si è interessata veramente alla mia vicenda medianica, con la quale abbiamo avuto scambi di idee via e-mail, voglio in questa sede chiarire il perché di una pubblicazione come questa ed il perché di un dono a medici psichiatrici.
L’idea di pubblicare una storia del genere oltre a voler essere una testimonianza sulla reincarnazione ed altre tematiche spirituali ad essa connesse, vuole soprattutto attirare l’attenzione di medici e studiosi vari sul perché, e sul come di tali accadimenti. Finora nessuno dei medici indirettamente chiamati in causa mi ha dato alcun riscontro o ha dimostrato la minima curiosità in merito a questo tipo di esperienza, ed in parte mi ero convinta a lasciar perdere, considerando il fenomeno ormai per me superato, ma proprio di recente, nei mesi di febbraio – marzo, il fenomeno, invece, per me si è ripresentato.
In pratica, per due mesi in maniera del tutto inaspettata, ho cominciato a regredire spontaneamente, entrando in una crisi psichica, molto simile a quella che caratterizzò i miei anni ’80, e che descrivo nel libro. La differenza è che mentre allora impiegai molto tempo prima di capire che si trattava di regressioni, ora è stato facile capire quale problema si stesse riaffacciando alla mia anima e nella mia vita.
A questo punto è doveroso da parte mia chiamare in causa tutti coloro che si interessano di studiare tali fenomeni per cercare di capire come è possibile vivere in contemporanea due vite parallele, e non riuscire a frenare il fenomeno con le proprie forze. Nella premessa al mio libro, l’esimio prof. Giorgio Di Simone dice che non ci sono precedenti storici per una fenomenologia simile alla mia; io credo invece che tale fenomenologia non sia stata mai presa seriamente in considerazione e che nel passato si sia preferito mandare in manicomio chi ha sofferto di questi fenomeni. Sono fenomeni che fanno soffrire veramente e con le modalità proprie di colui il quale visse in una vita precedente la tragica vicenda in sogno rivissuta.
Per spiegarmi meglio voglio fare un esempio: nei due mesi già detti, nel momento in cui ho iniziato ad avere queste regressioni spontanee, ho vissuto momenti di reale angoscia e sofferenza proprio come se fossi quella ragazza di 17 anni della quale io, secondo le mie certezze, sono la reincarnazione, nonostante la mia età adulta ed il bagaglio di conoscenze e di esperienze fin qui accumulate sia come donna che come insegnante.
A mio avviso è inconcepibile come ciò possa accadere, ma ciò che mi stupisce maggiormente è il fatto che la sofferenza non si limita al momento onirico, come avviene in genere per le regressioni procurate, ma dura anche durante la giornata, e per più giornate (negli anni ’80 si trattò di circa 2 anni). Si vive come in una fase di innamoramento, per cui sei portato a riversare su un soggetto ad hoc individuato, tutta l’attenzione del caso anche in maniera esasperata, senza che la persona, diciamo prescelta o individuata, ne sappia nulla o possa fare nulla per aiutarti a rientrare nella normalità, o comunque per modificare lo stato di coscienza alterata nel quale sei coinvolta.
In tali condizioni si va incontro a situazioni di grande stress emotivo, che minano il normale comportamento della persona, facendole perdere serenità di giudizio e vedere alterata tutta la realtà, non precludendo però alla persona stessa la necessaria lucidità da tenere in altri rapporti interpersonali.
Questi fenomeni oggi possono benissimo essere studiati, considerata l’apertura massima verso tali tematiche sia da un punto di vista spirituale che metapsichico se non addirittura medico psichiatrico.
Sicuramente la lettura del mio libro ad una prima impressione dà l’idea che si tratti di esperienze soggettive che come tali devono restare confinate nella realtà del soggetto che le ha vissute.
Le prime e più immediate impressioni riguardano la storia d’amore che ha favorevolmente impressionato il pubblico medio, ma non credo che nessuno dei medici coinvolti possa mai aver pensato che io ho dato loro il libro per far conoscere la storiella d’amore. Doveva sicuramente esserci dell’altro e cosa se non la speranza che anche il tipo di medianità che mi appartiene potesse essere oggetto di analisi? Ho dato il libro a chi ha parlato in modo tale da farmi riconoscere in tanti esempi riportati, ma nel mio caso c’è sicuramente dell’altro che ancora non è stato ben definito.
La domanda che mi pongo è questa: quanto l’interferenza paranormale può condizionare la mente, così da indurre a comportamenti diversi dal normale nella vita di ogni giorno?
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