In occasione della Giornata internazionale dello Yoga, Mara Valenti – autrice del libro Yoga Metaforico, edito da Anima Edizioni – parla di come ritrovare se stessi tramite il movimento del nostro corpo nell’esercizio delle pratiche di hatha e jñāna yoga.
Estate, tempo di vacanze e di avventure…
Si sa, la cosa che rivitalizza di più è scoprire qualcosa di nuovo. E poi, come sarebbe bello stare sempre in vacanza!
Ma se quel qualcosa di nuovo da scoprire fossi proprio tu? Se il tesoro perduto si nascondesse proprio dentro di te? Beh, allora ci vorrebbe una mappa per riuscire a trovarlo perché, onestamente, non è così facile considerarsi un Tesoro, sentire di avere dentro di sé qualcosa di prezioso.
Ritrovare se stessi, trovare il vero Sé, scoprire il proprio Io autentico. Queste sono tutte espressioni che vengono spesso associate allo yoga e alla meditazione. Negli Yogasūtra di Patañjali, incontriamo un concetto che spiega come lo yoga possa aiutarci a (ri)trovare la nostra forma propria (cioè il tesoro perduto). Il termine in sanscrito è pratipaksa ed è menzionato in associazione al termine bhāvana, che si può tradurre come “indole”.
Pratipaksa, invece, significa “antitetico”, “opposto”. Patañjali ci chiede di coltivare un’indole antitetica. Ma, a cosa? Antitetica a quello che siamo diventati. Fare yoga, secondo questa impostazione, comporta un andare contro corrente, un invertire la rotta, con-vertirsi, nel linguaggio cristiano.
Ma per quale motivo dovremmo cambiare? E in che modo lo yoga può contribuire a questo processo? Quando sul tappetino prendiamo bhujangasana, la posizione del cobra, per esempio, non possiamo certo dire che sia una posizione naturale per noi bipedi quali siamo. Eppure, con un po’ di allenamento, questa e altre posizioni, che a prima vista ci sembravano al di là dei limiti del possibile, diventano alla nostra portata. Il corpo, più o meno lentamente, impara nuove posizioni: la muscolatura si rafforza oppure diventa più flessibile per portare il corpo ad assumere la forma voluta.
In che modo lo yoga può aiutarci a ritrovare la nostra forma?
L’hatha yoga lavora in questo modo: fa sì che il corpo assuma forme particolari, a volte bizzarre. E se, in un primo momento, ci sentiamo scomodi nelle posizioni che ci paiono più innaturali, progressivamente il corpo impara a conformarsi, cioè a prendere quelle forme.
Allora, a un certo punto, cadranno anche le resistenze mentali, i pregiudizi: nella nuova posizione non solo assumiamo una forma a livello corporeo, cambiamo i nostri pensieri, spostiamo il punto di vista. Il corpo ci insegna che possiamo andare oltre i limiti che ci siamo imposti, possiamo spezzare i vincoli che non ci corrispondono (più).
Il jñāna yoga ci porta allo stesso punto. Attraverso l’attivazione di uno sguardo rinnovato e la messa in atto di esercizi per modificare le nostre tendenze abituali che sono disfunzionali, lo yoga della conoscenza ci conduce a ritrovare la nostra forma (rupa) propria (sva). Svarupa possiamo chiamarla come vogliamo: il vero Sé, l’Io autentico, la vera natura, l’anima.
Allora, praticare una disciplina come l’hatha yoga attivando quello sguardo indagatore che consente di capire cosa succede a livello corporeo e, allo stesso tempo, cimentarsi con il jñāna yoga è un percorso che vale la pena intraprendere se sentiamo che, in qualche modo, abbiamo tradito “quella cosa lì”, che siamo diventati diversi da come avremmo voluto, che non stiamo più bene nei nostri panni.
Potremmo accorgercene anche attraverso problemi di natura posturale, che non hanno apparentemente cause a livello fisiologico, oppure attraverso comportamenti dettati da emozioni esasperate, senza ben comprendere per quale motivo scatti l’impulso a metterli in atto.
Lo yoga è una tecnica che aiuta prima di tutto a conoscere meglio se stessi. Per questo motivo, parlo di Yoga Metaforico accostando le due tradizioni di hatha e jñāna yoga. Così come una metafora, evocando un’immagine, aiuta a comprendere un concetto, lo yoga consente di vedere qualcosa di sé che non era ben chiaro. Chi si dedica allo yoga passa dalla metafora, che fa comprendere, alla metamorfosi, che fa cambiare. Un cambiamento di forma, un assestamento della postura, che si riflette in un cambiamento di mentalità. E viceversa.
Chi accetta la sfida? Un’avventura che non dura solo il tempo di una vacanza! La mappa del tesoro si trova in “Yoga Metaforico. Forme corporee e immagini mentali tra hatha e jñāna yoga”, Anima Edizioni.
Mara Valenti
Autrice del libro Yoga metaforico. Forme corporee e immagini mentali tra hatha e jñāna yoga, edito da Anima Edizioni.
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