La persona felice nel profondo viene spesso immaginata distaccata dalla materialità, e quindi la si rappresenta come all’opposto di quanto ci si figurerebbe un uomo ricco. Invece, la persona felice può anche essere ricca materialmente, la questione è che la sua felicità non è conseguente a quel che ha e neppure a un accadimento felice che le è capitato. Ma perché è creativo nella propria vita… perciò come effetto del suo mondo interiore.
Allora, c’è una ricchezza che straripa verso gli altri arricchendoli, grazie a tale felicità. Un creativo, infatti, vive ogni esperienza attraverso la propria unicità e, grazie a questa prospettiva personale, propone ciò che fa in modo sempre nuovo, portando innovazione agli altri. E in un contesto dove latita la felicità –per un’abitudine a preoccuparsi ad esempio– un individuo simile diviene così una guida per gli altri. Ci si sente arricchiti di più se si ha accanto una persona con un gran conto in banca o una con un grande sorriso?
C’è chi è ricco perché tende ad accumulare e a far attenzione a non condividere, per il timore di perdere quanto ottenuto. E chi è ricco perché vive nei panni di sé stesso. Tutti e due finiscono per vivere la propria esistenza, magari lavorano entrambi, hanno una carriera e hanno la possibilità di diventare entrambi ricchi materialmente. Ma intuiamo già che ciò che cambierà sarà la qualità della loro vita e il loro contributo nella vita degli altri… La differenza sta nell’essere o meno creativi. Qualsiasi cosa una persona creativa faccia, va oltre quel semplice gesto, quella semplice cosa. È qualcosa di più potente che arriva nel profondo degli altri, ovvero la propria unicità, come abbiamo già precisato.
In questo modo, viene trasmesso un messaggio che le persone non sanno neppure di star mandando o ricevendo. È un mistero.
Quindi, per definizione, una persona creativa è chi vuole darti qualcosa, non qualcuno che vuole prenderti qualcosa o vuole conquistarti… per avere di più e avere per sé. Ed è un aspetto che possiamo vedere da sempre, con i grandi innovatori del passato che hanno contribuito con novità che sono loro giunte facendo “semplicemente” le cose che amavano fare…
Tutti siamo dotati di creatività, perciò tutti siamo creativi: tutti possiamo vivere gli stessi processi di un genio del passato. Allora conoscere sé stessi vuol dire conoscere anche ciò che sta bloccando la propria creatività… La libertà interiore permette la spensieratezza, ma anche la libertà dai condizionamenti e dalle paure per poter agire e vedere di fronte a sé con chiarezza.
Siamo così disabituati a curare la nostra libertà interiore e la creatività, mentre siamo abituati a seguire gli schemi, che viene spontaneo giustificarsi dicendo “io non sono come un genio del passato, non potrei vivere così”. Eppure, da chi è venuto prima di noi, si può sempre imparare perché assistendo alla genialità di un altro, io risveglio anche la mia. È questo che succede quando si osserva un’opera d’arte: avviene una trasmissione di qualcosa di non verbale, che stimola la creatività di chi guarda, la sua unicità. È un vero fraintendimento credere che l’arte sia solo intrattenimento o arredamento.
Ognuno di noi ha bisogni esteriori, legati alla realizzazione materiale, e bisogni interiori, legati alla soddisfazione personale. Ci sono bisogni che riguardano l’apparire e il bisogno di sentirsi sicuri, e altri che, invece, non dipendono dall’apparenza né dal sentirsi al sicuro. Entrambi sono importanti e un lavoro su di sé deve essere fatto per svilupparsi in tutti e due questi aspetti, in equilibrio e non uno a discapito dell’altro. Nell’affrontare tali conflitti interni o la conseguente frustrazione, viene a mancare l’energia da canalizzare all’esterno per trasformare le cose in modo creativo, trovare idee nuove per noi e accorgerci che un periodo oscuro, come una crisi, è il momento appena prima della luce.
Per essere veramente creativi, bisogna essere sereni ed equilibrati interiormente. Una persona può vivere conflitti dentro di sé anche se si sente realizzata spiritualmente, ma non soddisfa i propri bisogni esteriori; oppure può avere tutto materialmente, ma essere comunque infelice.
Le persone in queste situazioni sentono che manca qualcosa e desiderano di più: anche chi possiede tutto ha bisogno di realizzare sé stesso. Questa trasformazione passa proprio attraverso la creatività.
Quando sentiamo che ci manca qualcosa, che siamo in crisi o frustrati, non stiamo vivendo esperienze solo negative: sono segnali che ci spingono a crescere, a scoprire chi siamo davvero.
Nel mio saggio “Vangelo Pratico”, ho cercato di andare al cuore di questa questione in modo concreto. Ma non troverai un manuale su come trasformarti, perché dirti come essere creativo sarebbe impossibile: solo tu puoi essere te stesso. Un maestro che ti dice come devi essere agisce solo sulla tua parte esteriore, mentre è la parte interiore a determinare davvero la trasformazione.
Nel saggio troverai idee per coltivare la creatività nella vita quotidiana: nell’arte, per esempio, posso insegnarti le tecniche per dipingere, ma sarai tu a trovare il tuo modo unico di farlo. Perché la vera creatività nasce dall’unicità, non dalla semplice bellezza di ciò che creiamo.
Enzo Comin
Autore del libro Vangelo pratico
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