Wehewuyah

waw – he – waw

La mia energia trova limiti intorno

Dal 21 al 26 marzo

I protetti di questo primo Serafino somigliano a giganti che per romanticismo abbiano deciso di abitare tra gli uomini, di adattarsi al nostro mondo, in cui tutto è, per loro, troppo piccolo e, qua e là, anche troppo complicato. Le due waw, nel Nome, raffigurano appunto gli intralci, le limitazioni che la loro vasta energia incontra ovunque; e la he rappresenta la loro anima, che sarebbe tanto felice di superare quelle limitazioni trasformandole nel contrario: in brillanti vittorie, in trionfali fatiche d’Ercole, che attirino sui Wehewuyah gli sguardi ammirati di quante più persone possibile. Ci riescono, spesso, e in ogni caso un Wehewuyah non mette all’opera le sue numerosissime qualità se non quando gli si profila la possibilità di riuscire in qualche impresa particolarmente difficile, dinanzi alla quale altri abbiano arretrato – sia che si tratti di idee d’avanguardia, di audaci ideali da difendere, di record da battere, o di conquistare il cuore della più bella o del più bello del quartiere. Allora diviene veramente se stesso, quel gigante che è, e si convince di non vivere invano.

Viceversa, non è raro il caso che qualcuno di questi giganti resti fermo, bloccato da quelle due waw in qualche periodo della vita; e ciò può avvenire per due ragioni: o perché, semplicemente, non vede attorno a sé nessuna occasione abbastanza ambiziosa, oppure perché qualcuno vuol mettere in dubbio la sua superiorità, e costringerlo a una gara.

Il Wehewuyah detesta infatti la concorrenza: sente, sa di essere il più grande in ogni senso, e non può ammettere rivali. Perciò si trovano così pochi atleti, in questi giorni di marzo; perciò i Wehewuyah si trovano talmente a disagio negli uffici, nei lavori di squadra, o dovunque debbano stare in guardia da maneggi e colpi bassi di colleghi che si ritengono o vorrebbero essere pari a loro: preferiscono semmai farsi da parte,più o meno cupamente – o magari tragicamente, come Ayrton Senna, compianto campione di Formula 1, che proprio le gare avevano evidentemente stremato. Svettano invece là dove possono sentirsi protagonisti assoluti e isolati, giganti davvero: su un palcoscenico, su un podio, come Toscanini, Dario Fo, Mina, Battiato, Elton John; o nel loro laboratorio di artisti intenti a imprese ineguagliabili, come Johann Sebastian Bach; o specialisti e scopritori di campi esclusivi, a cui si sentano congiunti da speciali ispirazioni, predestinazioni quasi: come Akira Kurosawa a quel mondo degli antichi samurai che raffigurava appassionatamente nei suoi film. Tanto più essenziale sarà dunque, per loro, una massiccia fiducia in se stessi e soprattutto nella propria vocazione – appunto perché questa può, all’inizio, apparire inusitata ed eccessiva. Se invece (il loro Angelo non voglia!) dovessero lasciarsi scoraggiare, li attende un senso di solitudine e di frustrazione tanto gigantesco quanto i risultati che avrebbero ottenuto se avessero osato. In questa evenienza, ilWehewuyah sconfitto dalla vita abbia almeno l’accortezza di trovarsi un hobbyesaltante, il più possibile originale, in cui trionfare, solitario e ineguagliabile, almeno nei weekend.

Anche quando conquistano il successo, d’altronde, i Wehewuyah tendono a incappare, presto o tardi, in una serie di problemi caratteristici, che si potrebbero descrivere come una vera e propria sindrome. Da un lato, l’egocentrismo e la vanità – che in loro è spesso massiccia, imperturbabile, mai sfiorata da un lampo di autoironia. Dall’altro, il terrore di perdere, con l’età, la posizione di eccellenza chehanno saputo conquistarsi: e nel tentativo di placarlo possono diventare dispotici, estremamente suscettibili, ostili a chiunque manifesti doti che in futuro potrebbero rubar loro la scena. In realtà si nasconde qui, molto in profondità, la loro vecchia voglia di superare i propri limiti: anche il successo può apparire loro come una limitazione, un ruolo troppo stretto, e il loro cuore di titani avrebbe il segretissimo impulso a liberarsene… Ma per cercare che cosa più su, quando sono già giunti sulla vetta? E d’altra parte, come far giungere tale impulso fino alla coscienza, senza che il loro grosso, vanitoso Ego ne sia sconvolto? Il conflitto interiore che nerisulta può renderli assai infelici e diventare il loro peggior nemico se – come spesso accade – i Wehewuyah provano a difendersene ignorandolo. Cominciano allora a temere qualsiasi tipo di introspezione, non colgono più i segnali di insofferenza che provengono sia da loro stessi, sia da coloro con cui vivono e lavorano: ed è altamente probabile che siano, di lì a poco, vittime di tradimenti, o magari di adulteri. Di solito imparano la lezione: prendono la ferita al loro amor proprio come un’altra waw da superare, e riconquistano ciò e chi hanno rischiato di perdere; ma non è escluso che ne rimangano a lungo doloranti, e nemmeno che la medesima situazione non si ripresenti in seguito. Sarebbe meglio, perciò, provvedere in anticipo, e tener sempre allenata – anche in casa propria – quella sensibilità tattica e strategica che sanno adoperare tanto bene nelle questioni professionali: sono nati conquistatori, lo siano quindi fino in fondo, ogni giorno e in ogni aspetto della vita.

Tengano inoltre in dovuta considerazione la loro robusta carica aggressiva che, se può tornare utile nelle fatiche per ottenere il successo, difficilmente riesce a trovare un’adeguata applicazione nei rapporti con il coniuge, i figli, gli amici. Nella vita privata è inevitabile che i Wehewuyah abbiano la sensazione di trattenersi, di limitarsi, di costringersi a rilassarsi – e ciò li innervosisce e li stanca enormemente, a volte sembra addirittura intontirli, fino a renderli insopportabili. I più saggi tra loro rimediano a questo inconveniente dando il massimo nella loro professione, e liberando in qualche sport impegnativo quell’eventuale residuo di aggressività che ancora fosse rimasto dopo la giornata lavorativa. Dopo otto ore di tensione e altre due di kickboxing o di wushu, invece che sfiniti, rientrano a casa lucidi, equilibrati e in pace con il mondo. E allora sono davvero irresistibili.

 

Testo per gentile concessione di Igor Sibaldi, estratto dal Libro degli Angeli

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