Timidezza e potere personale

La persona timida in realtà è una persona che porta in sé un grande potere, ma che deve imparare a elaborare in modo corretto. Ce ne parla Luca Gazzetti, in questa conversazione sul tema “vergogna e timidezza”.

– Perché alcune persone sono timide e provano vergogna al punto tale da non riuscire a chiedere quello che desiderano? Cosa è questa timidezza?

Questa timidezza fondamentalmente è unadifficoltà a manifestare il proprio potere personale, ad affermare se stessi, le proprie istanze ed esigenze, soprattutto nei confronti degli altri. Da un punto di vista psicologico, questo può essere dovuto ad esperienze traumatiche che si possono far risalire facilmente all’età infantile.

Da un punto di vista karmico, tali difficoltà in genere sono legate ad un cattivo uso che si è fatto del proprio potere personale. Di norma, la persona timida è una persona che nasconde un grande potere, cioè ha un grande potere come qualità di fondo ma avendolo agito malamente in altre vite, ora ne ha paura.Teme la sua parte aggressiva, che cova negli strati subconsci, e il fatto che possa entrare in manifestazione durante il rapporto con gli altri.

– In che modo vergogna e timidezza sono collegati? E’ corretto affermare che la persona timida si sente oggetto di tutti i giudizi degli altri e che quindi è centrata su se stessa?

La persona timida è soggetta a provare vergogna anche per le situazioni più insignificanti… Il fatto che si senta oggetto dei giudizi degli altri è sempre dovuto a quel “filone” dell’uso distorto del potere che le appartiene, e che è caratterizzato anche da una grande rigidità di fondo.

– Rigidità in che senso?

Una tale persona può avere una grande capacità di giudizio nei confronti degli altri e soprattutto nei confronti di se stesso, ma sarà un giudizio raggelante, inibente…

– Che cosa consigli per uscire dallo stato di vergogna e timidezza?

La possibilità di uscire da questa condizione passa proprio dalla progressivapresa di consapevolezza della situazione. La persona timida tende ad evitare, ad un certo punto, le situazioni imbarazzanti, invece non è il caso di “fuggire”, laddove ciò sia possibile… Poi, consiglio fondamentalmente di lavorare sull’accettazione. In fondo, il timido giudica fortemente se stesso e gli altri, deve quindi imparare ad accettarsi per quello che è, con le proprie limitazioni… si parte da qui.

Il ruolo dell’ascolto è come sempre fondamentale: occorre ascoltare se stessi mentre si è in relazione con gli altri e prendere coscienza del proprio disagio quando si manifesta, rimanendoci in contatto, questo è uno strato che possiamo definire “maschera” perché ricopre un nucleo dove invece risiede una energia di carattere distruttivo.

Come già detto, per quanto il timido si manifesti appunto in modo timido e vergognoso, in realtà possiede dentro di sé un forte potere che in parte è distorto e quindi potenzialmente distruttivo.
Ciò lo si può anche misurare dal fatto che la timidezza non è costruttiva nei rapporti, anzi spesso è proprio l’opposto, tant’è che infine obbliga l’individuo stesso a rimanere un po’ chiuso rispetto al suo ambiente, nel vano tentativo di proteggere qualcosa di sé…

– Infatti, le persone timide spesso riescono a peggiorare le situazioni che invece vorrebbero evitare o apparentemente risolvere.

Certamente, non dico che la persona timida vada ad inventarsi gli ostacoli ma spesso non si rende conto di quanto vive e riesce a creare degli episodi “goffi” che aumentano il suo senso di disagio, peggiorando proprio quanto vorrebbe evitare. Questo, perché in realtà ha la necessità di reinverdire e alimentare gli “aspetti di copertura”, che sono protettivi di quel nucleo di energia distorta di cui dicevo. In altri termini, le situazioni in cui “incappa” sono funzionali a produrre e aumentare determinate frequenze energetiche e qualità emotive di imbarazzo e paura.

– Cosa ne pensi del pensiero positivo? Si può applicare direttamente per trasformare la timidezza?

Il metodo che ritengo efficace è, come già detto, in primis quello di accorgersi e prendere coscienza della situazione. In questo modo si apre un canale di comunicazione che riesce ad aggirare il senso di paura, diffidenza e disagio, e che arriva diretto al nucleo di energia distruttiva, fino a che, man mano, sia possibile percepirla in modo preciso. Ciò pone le condizioni per poter esprimere qualcosa di segno opposto, il che diviene realmente risolutivo.

Non è sufficiente applicare un semplice pensiero positivo antagonista al senso di disagio e paura che la vergogna o la timidizza procurano, perché sarebbe come coprire la maschera con un’altra maschera, affrontare una finzione con un’altra finzione, ignorando completamente quella che è la causa profonda di questa difficoltà comportamentale.

Alla base della timidezza, c’è fondamentalmente l’odio verso l’altro ma essendo questo un sentimento difficilmente tollerabile, viene “ammantato” con la maschera di disagio/paura nei confonti dell’altro, il che è più accettabile sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista dello stesso individuo. Nel momento in cui si entra in contatto con questa dimensione odiosa allora è possibile esprimere, per esempio, una qualità amorevole… reale, perché stiamo lavorando direttamente sul livello delle cause..

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