26 gennaio 2015. Scalo di 6 ore all’Aeroporto di Abu Dhabi. Osservo il ripetitivo caleidoscopio dei passeggeri in transito.
I volti apparentemente tutti uguali dei filippini. Il nero inconfondibile dei capelli delle indiane. Il nero totale delle donne arabe, solo occhi truccati tra i veli. I turisti russi già ubriachi a questionare con le loro donne sempre un poco sciupate.
Poliziotti e inservienti. Il caso di uno zaino abbandonato su una poltrona, subito passato da un giovane agente al detector per le bombe, non mi è sembrato degno di particolare nota.
Allora ho iniziato a immaginare. Potere dell’inconscio visionario. Guardo il rivestimento in mosaico dell’alto soffitto, una brutta moderna copia di mosaici di sultani, ma sufficiente a evocare una vibrazione di oriente magico. Fantasia.
E poi? Poi la ragione del post.
Mutato l’umore, mutata l’energia attraverso la fantasia, porto di nuovo lo sguardo davanti a me. Un battito di ciglia e si materializza davanti a me un arabo falconiere, tunica bianca, turbante e un falco pellegrino appollaiato sul braccio. La sorpresa che coglie i bambini, come fossi nuova al mondo, mi inebria. Nello stesso istante un uomo passa veloce con occhi scintillanti come la lama di un kriss infilato nella fascia dei pantaloni bianchi. Appare e scompare.
Il falconiere invece è lì, seduto. Aspettano il loro volo, lui e il falco. Anche io. Anche voi.
Il volo dell’immaginario è prima della realtà. Porta nuova realtà a bilanciare il consueto. Muta le vostre vibrazioni in modo tale da farvi sintonizzare su ciò che prima non vedevate. Le immagini ci curano, le immagini creano. Ricordatelo.
Giocate con le vostre immagini, gli archetipi non attendono altro che manifestarsi.
Erica F. Poli..
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