Il modo migliore perché un compito sia eseguito, è lasciare che venga svolto dalla persona che ne gestisce il talento.
Caro viandante, molto spesso ti sarai accorto di saper fare bene un compito, ma anche quando ti è passato per la testa di farlo diventare una professione, non ci sei mai riuscito. È il caso di quei lavori che esegui con enorme facilità, sai che ti è facile, lo potresti svolgere ad occhi chiusi e nonostante ciò ti verrebbe bene. Magari si tratta di qualcosa per cui gli altri si meravigliano delle tue capacità d’esecuzione, eppure lo sai, per te è come bere un bicchiere di limpida acqua fresca: quasi un piacere, ma facile, rasenta il banale!
Accorgiti! Si tratta di talenti antichi, cara anima che mi leggi, ecco perché ti vengono così spontaneamente facili, ma sono doni che rimangono avvinghiati all’anima quando si prende un nuovo corpo, ed è per questo motivo che non rientrano nel tuo progetto dell’anima di questa vita. Lei, la tua anima, ne conosce già gli effetti, ha già imparato, ha già esperenziato.
Quando ero piccola mi piaceva disegnare e per diversi anni è stato il mio mondo immaginifico. Riempivo diari e agende che le banche regalano ai miei genitori, di disegni sotto forma di fumetti. I miei coetanei rimanevano meravigliati dalle storie che sapevo creare e dall’abilità nel muovere la parte grafica, ed ero solo alle elementari!
Alle medie il disegno era diventato il mio rifugio.
Quando qualcuno mi chiedeva di realizzare un quadro o un ritratto, mi accadeva qualcosa di singolare: durante l’esecuzione mi montava una gran nausea, come chi ha mangiato troppo del proprio piatto preferito.
Il mio talento nel disegno era così spiccato che fece credere ai miei genitori di dovermi iscrivere ad una scuola adatta, fu così che intrapresi gli studi di stilismo.
Nonostante il tipo di istruzione umanistica mi piacesse, ogni volta che dovevo realizzare una collezione di moda mi saliva quella nausea. Inspiegabile cosa! Eppure eccedevo in quell’arte e tutto usciva fluido, ogni idea, ogni colore, ogni linea era come se già fosse nell’aria da qualche parte, e io dovessi solo portarla nel mondo delle forme.
Solo da adulta mi rendo conto che il disegno per me rappresentava un desiderio dell’ego, e non dell’anima; mi risultava facile perché era un’esperienza antica che già conoscevo, non dovevo mettermi in gioco o sforzarmi di apprendere del nuovo. La nausea era l’indice di gradimento della mia anima che sbottava dicendo: “Suvvia Monia, non vorrai perdere tempo con questo vero???”
C’è da riflettere!
Per farlo ho creato un viaggio: Progetto Anima. Mercoledì 9 febbraio, a Milano, iniziamo il viaggio che si sposterà un mercoledì sì e uno no fino a marzo, per un totale di quattro appuntamenti. Per chi vorrà proseguire il percorso poi, ho creato un mini sito in cui si potrà continuare a crescere insieme non in altezza, ma in grandiosità! 🙂
Ti aspetto!..
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