Questo mese, viandante, vorrei puntare il faro su ciò che quotidianamente ci capita di vedere in TV: massacri e violenze in cui le donne sono spesso protagoniste. Per molto tempo e anche in tempi moderni la donna è stata ed è vittima di soprusi. Ma non è sempre stato così. È molto facile al giorno d’oggi dare la colpa alla società, alle istituzioni, alle famiglie, all’educazione, alle religioni… Abbiamo imparato una parola nuova, prima poco usata (e non certo perché non accadessero): i femminicidi.
Questo male rivolto verso la donna (che di questi tempi sembra quasi un accanimento) ha origini semplici, molto più di quel che si pensi. L’origine di questo abominio ha a che fare con la perdita del rispetto nei confronti della donna stessa, con la perdita dei ruoli, dei valori che essa rappresenta e di cui è dispensatrice attraverso l’educazione della prole.
Come dicevamo, le cose non sono sempre state così. Vi era un tempo in cui la donna era “donna” e l’uomo era “uomo”, un tempo in cui erano le fasi di passaggio a scandire la vita dell’uomo (non l’orologio o il calendario) e a dare senso alle cose. Vi era un tempo in cui c’era il rispetto, l’onore, e ognuno investiva un ruolo nella società. Un ruolo sacro.
Perdendo questi aspetti fondamentali della vita dell’uomo, si è perduto tutto ciò che ne regolamentava e garantiva l’equilibrio.
In origine vi era aleph, l’archetipo che rappresentava il maschile. Esso era freccia che conduceva il principio, lo sperma che portava a termine il suo vitale viaggio in beith, l ‘archetipo contenitore, l’uovo, la culla, la cova, l’utero cosmico che incubava il principio. Laggiù, nel buio e nel silenzio celato agli occhi del mondo, il segreto maturava, mutando il suo aspetto. Il segreto rivelato era palese solo quando poteva uscire agli occhi di tutti attraverso la nascita, con il figlio, frutto di aleph e beith, uguale a loro, ma diverso, distinto, poiché unico. Questi ruoli – di padre, madre, figlio – erano in equilibrio tra loro e vi era rispetto nel compito e nel progetto che ognuno occupava in società.
Il compito misterioso della donna era fondamentale. Da sempre il mistico processo di nascita annunciava il miracolo di cui lei era portatrice.
Eppure la donna moderna ha dimenticato tutto questo. Essa stessa non ricorda chi è e quale sia il suo ruolo. Essa è ignara della sua natura di covare un segreto, di essere fattrice di equilibrio, incubatrice di luce. Luce che scaturisce da una caverna umida e buia: l’archetipo stesso che essa rappresenta. La natura oscura della donna portatrice di luminescenza è diventata oscura pure alla donna stessa!
Vi era un tempo in cui lei profetizzava, lei era in comunione con le forze della natura, con-unione. Insieme! Unità in un tutt’Uno.
Quando la donna ha smarrito il suo centro, ha perduto il suo insieme, il suo spazio sacro, la com-unione, ed è diventata debole, perdendo ciò che rappresentava la sua forza. Un tempo invece lei era connessa, capace di decidere per sé e per gli altri, era governante, e governava. Era rispettata perché si rispettava e rispettava a sua volta.
Essa era strega, certo! Nel senso più alto. In celtico la parola “strega” significa “saggia“. Non sapiente… Saggia! I saggi sanno, i sapienti ne parlano.
Essa era stata a sua volta istruita dalle donne venute prima di lei, e si faceva portatrice di conoscenze per le donne a venire. Custode dei ritmi della terra e delle sue stagioni, poiché il ritmo risiedeva in lei: essa stessa era ritmo e stagione, poiché queste fasi si muovevano nel suo sangue, con i suoi cicli.
Lei viveva in 13 mesi tutte le stagioni (numero che rappresenta la donna, poiché essa ha proprio 13 cicli mestruali in un anno. Strano come questo numero spesso sia associato alla sfortuna). Essa viveva la fase “vergine” con la luna calante, che rappresentava la primavera. Viveva la fase “madre” con il ciclo della luna nuova, che rappresentava l’estate. Viveva la fase “incantatrice” con il flusso che rappresenta l’autunno, con la luna crescente. E infine, in lei si riversata il sangue della fase “strega”, con la luna piena che rappresentava l’inverno.
Con lo sbilanciamento e la perdita del ritmo, la donna è uscita dal suo centro, perdendo il senso. Con la perdita dei cicli perfetti divenne portatrice di squilibrio. Uscita dal suo centro sacro, educò figli sbilanciati che iniziarono a non portare più rispetto per lei.
Con la separazione da questa attenzione ai cicli naturali fu il caos: mente, corpo, spirito ed emozioni hanno inondato l’uno, gli spazi dell’altro. Niente più ascolto.
Ogni mese la donna anticamente poneva attenzione, cercando di conservare il suo ritmo interiore. Essa sapeva che ciò che era salito doveva scendere, ma non era detta che ciò che era sceso avesse nuovamente la forza per risalire. Ciò accadeva solamente se lei riusciva a trovarsi al centro.
Anticamente istruita sul “come, dove e perché”, iniziò a soffrire della malattia più comune al genere umano: la dimenticanza.
Ora, se mi si chiede chi ha rinchiuso la donna negli effetti della storia moderna, non posso che avere un unico pensiero: chi, se non lei stessa, attraverso la disconnessione da se? Lei per prima si è messa in una condizione di perdita di potere.
Prima di ogni religione, che ha creato divisione per imperare, vi era il matriarcato, e ogni saggia matriarca teneva sulle proprie spalle ogni cosa, ma poiché era nel flusso di ogni cosa, in comunione con le forze generatrici e divine, essa faceva un buon lavoro.
Nel tempo, privata dalla sua “traslucenza”, debole e scossa, iniziò a perdere il panorama del Tutto, allevando figli disconnessi dall’armonia e dalla bellezza, connessi al potere distruttivo e alla bruttezza della guerra, alla violenza.
Sempre lei che generava, educava e governava, è stata matrice della sua stessa schiavitù. Iniziò a scollegarsi dal sentire e dai ritmi. Perse il senso delle fasi dentro di lei che si muovevano con i cicli lunari. Più stupida e più debole, diventò uno strumento di piacere e di possesso. Con l’epoca del patriarcato ebbero inizio scissione e religioni. Con loro lo scempio, la violenza, la distruzione. Con lo smarrimento della traslucenza della donna tutto il mondo fu al buio. Iniziò l’epoca della sofferenza.
La cosa utile da fare, a questo punto, è portarci in territori neutri di osservazione, sollevarsi dal giudizio, visionare geografie dell’oltre in cui qualcuno ci aveva raccontato che la luce ha bisogno del buio per manifestarsi. In fondo, per ogni epoca rinascimentale, c’è stato prima un medioevo.
È giunta l’ora che la donna impari dai suoi errori e torni a ricordare chi è stata e quindi chi può ancora essere. Una donna che riprende possesso del suo potere, della sua traslucenza, è una donna felice poiché ritrova il suo senso nel mondo. Tornerà ad allevare figli che comprendono il loro valore, il ruolo, l’importanza. La donna tornerà a essere solidale con altre donne perché porrà fiducia in sé. Riprenderà ritmi femminili e abbandonerà definitivamente gli archetipi maschili che la rendono brutta, non forte, che la indeboliscono rendendola disarmonica. Smetterà dunque di fare a “braccio di ferro” con il sesso opposto, riscoprendo la sua forza tornerà a dare dignità all’uomo, disorientato, senza più un suo ruolo autentico.
È giunta L’ora! Donna, risorgi! Guarisci dalla dimenticanza!
Donna ricorda il tuo potere!
Riprendi a brillare, torna al centro. Nel tuo centro sacro.
Il mondo intero ti sta aspettando!
Monia Zanon
Buongiorno cara volevo ringraziarti…trovare la risposta a dei pensieri assillanti….semplice e coincisa sei meravigliosa.
Grazie
Assieme alla luna saluto il sole stamane. Grazie Monia e grazie alle donne vergini, alle madri, alle incantatrici e alle sagge/streghe.In noi le quattro fasi lunari, le quattro stagioni, i nostri cicli naturali e le parti di cui siamo un unico centro : corpo, mente, emozione e spirito.
Una donna che è consapevole di questo non è solo bella, ma traslucente in apertura e prolungazione del suo raggio di provenienza. Come possiamo dimenticare? Che mai sia !!