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112. QUANDO L'ALLIEVO E' PRONTO, UCCIDE IL MAESTRO!

112. QUANDO L’ALLIEVO E’ PRONTO, UCCIDE IL MAESTRO!

15/01/13

Ben ritrovato in questo spazio di scoperta, caro lettore.

Con le prime luci del 2013 vorrei farti accorgere di un fenomeno molto rischioso che accade spesso a chi, come noi, è sulla strada dell’evoluzione spirituale.
Mi accadeva di frequente, quando uno dei miei allievi provava ad appoggiarsi alla mia figura, di provare una certa repulsione per la persona stessa. In origine ciò mi creava dispiacere, pensando di non essere sufficientemente compassionevole. Poi, una mattina d’inverno, con la pioggia, ferma al semaforo (hai notato come i semafori concilino certe visioni?), vedo il tergicristallo ripulire il vetro, e trovo tutto così chiaro!
Tutte le goccette che scorrevano e ruzzolavano sul vetro impedivano di vederci bene… E d’un tratto cosa accade? Un colpo di detersione et voilà! Appare solo il vetro, pulito, così come era sempre stato al di sotto di tutto quel caos acqueo.

Alcune immagini rimangono in attesa nel nostro inconscio, senza che nemmeno ce ne accorgiamo, viandante, per diventare d’improvviso lezione superiore. Perché questo accada serve del tempo, affinché i fatti prendano il loro posto, le idee si allineino, l’anima egoica sia pronta, si possa accorgere.
Altre vie non portano lontano, anche se potrebbe sembrare così nel subito.

Noi non ci lasciamo permeare dall’insegnamento, in verità, e cerchiamo costantemente maestri che ci dicano chi essere, cosa diventare, come fare e con chi. Da un certo punto di vista, caro lettore, siamo infantili, siamo bambini che si aspettano che i genitori, la società, lo stato, gli altri in genere ci diano attenzioni, cose, affetto…
Come bambini siamo qui, nel mondo delle forme con le mani tese a chiedere, ad accumulare, possedere, consumare, cercando di avere sempre più controllo sul quotidiano.
Questo ha come risultato una certa quantità di ansia, che creerà desiderio di fuga da tutto, finendo per non sapere neanche più, da chi e da cosa.
C’è chi va all’estero, portando con se la propria sofferenza e finendo per trovarci ciò da cui scappava, pure lì!

Ciò che dobbiamo capire e bene (se presto, è meglio!), è che noi, caro viandante, siamo già liberi, nella misura in cui iniziamo a credere di esserlo.
Siamo liberi, sì, nella misura in cui non siamo preoccupati, siamo liberi quando capiamo che riceviamo meglio se diamo, se molliamo la presa. Siamo liberi quando non pensiamo al tornaconto, ottenendo in questo modo di più.
Per intraprendere questo processo dobbiamo cambiare noi, e non cercare nuove guide, nuovi maestri, nuovi terapeuti, nuove tecniche.

Molti di questi sistemi sono utili, costituiscono validi modi per migliorarci, e per indurci un cambiamento.
È come se noi fossimo un auto, caro lettore. Ad esempio, un auto blu. Le tecniche possono mostrarci come migliorare questa auto blu, magari in alcuni casi farla diventare rossa, ma sempre di un’auto stiamo parlando. A volte l’anima ci chiede di trasformarci a tal punto da cambiare il modello stesso, o addirittura trasformarsi in ben altre cose. Per questo tipo di dinamiche, però, occorre che siamo noi a trasformarci, e nessun vero maestro, anche volendo, lo farà al posto nostro!

Anticamente si invitava l’allievo a uccidere simbolicamente il maestro, poiché, finché non ci si libera da tali dipendenze, non si è in grado di fare davvero da sé.
Noi siamo qui a voler vivere in un mondo migliore, siamo qui a perseguire vie che potrebbero portarci in paradiso o all’inferno, ma il punto che dovrebbe invece interessarci ha ben altri panorami… Dovremmo meditare sulla vita stessa e su cosa sia la morte. È oltremodo facile confondersi…

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