Dallo yoga delle cellule al cranio sacrale – III

In questo terzo appuntamento viene presentata la figura di Satprem e si approfondisce il discorso sulle cellule…

Satprem

Ed ecco adesso la figura di Satprem: è un personaggio di intenso fascino, che fa della sua vita un campo di esperienza. Già giovanissimo subisce lo sconcertante abisso di un campo di concentramento nazista, da cui esce dopo aver sperimentato l’annullamento più totale di tutto sé stesso: “che rimane dopo che si è tolto tutto?” si domanda, e fa di questa domanda una delle guide della sua vita. Tra i suoi libri c’è ne è uno con un titolo che dice molto di lui: “Far nascere Dio: lettere di un insubordinato”.

Nel 1958 Satprem arriva a Pondichery e lì incontra Mère, nello stesso anno in cui lei comincia lo yoga delle cellule: “il difficile cammino attraverso l’incoscienza e il dolore del corpo, alla ricerca della coscienza e della gioia in fondo alle cellule liberate dalla loro mortale abitudine.” Dopo un primo periodo di incertezza rimane con lei e si tuffa in pieno nella sua avventura più affascinante. Satprem registrò fedelmente, dalla viva voce di Mère, tutte le sue conversazioni, trascrivendole poi accuratamente per realizzare quella testimonianza dello straordinario percorso di ricerca di Mère che sono i tredici volumi dell’Agenda. Una meravigliosa “Agenda” che abbiamo a disposizione, la cui lettura ci permette di ripercorrere insieme le tappe del percorso di Mère. E’ di Satprem anche “la Mente delle Cellule”, che mi ha ispirato questo lavoro, e numerosissimi altri testi tra cui segnalo “L’uomo dopo l’uomo” e “L’Avventura della Coscienza”, due libri che possono fornire una bellissima e profonda introduzione ad Aurobindo e Mère.

Satprem, nei suoi saggi, oltre a descrivere l’opera di Aurobindo e di Mère, ci racconta l’esperienza diretta nel percorrere il cammino della sua vita di ricerca e sperimentazione.

Le cellule

“La radice della vita è nella materia, nel corpo: nelle cellule” ci dice Mère. Si potrebbe notare un certa somiglianza tra le cellule e gli atomi. Come gli atomi sono i mattoni della materia, le cellule sono i mattoni di una materia con qualcosa in più; come si fosse effettuato un salto quantico di livello. Ovviamente è un discorso molto approssimato: dire che gli atomi sono i mattoni della materia oggi è molto impreciso, ma è un’immagine che può rendere bene l’idea. Allo stesso modo per le cellule valgono le stesse considerazioni.

Oggi sappiamo molto bene che gli atomi sono costituiti da elettroni e da un nucleo a sua volta composto da protoni e neutroni; e questi a loro volta sono costituiti da quark, che a loro volta sono costituiti da stringhe. Ma comunque tutte queste sono delle teorie, dei fantastici modelli matematici che descrivono, apparentemente molto bene, tutta una serie di fenomeni. Costituiscono una possibile mappa ma come effettivamente sia il territorio c’è ancora molto da scoprire. Ci sono state molte verifiche sperimentali, ma c’è ancora tantissimo lavoro da fare per andare a fondo con la conoscenza del mondo.

Così come esistono molteplici varietà di combinazioni degli atomi, che in questo modo vanno a costruire gli elementi a noi noti, partendo dall’idrogeno fino all’uranio, per andare poi negli elementi artificiali oltre la soglia dell’uranio, i cosiddetti transuranici, così per le cellule esistono infinite varietà, con caratteristiche specialissime e funzioni sorprendenti.

E proprio queste potenzialità delle cellule sono l’essenza della scoperta di Mère: “una mente nascosta in fondo alle cellule…” E sempre Mère, con notevole spirito scientifico, dice: “E tutto il nostro circuito evolutivo (con le sue varie pinze, antenne, ciglia vibratili o protuberanze craniche strada facendo) ha solo il senso di ritrovare quello che c’è già, momentaneamente occultato dall’organo principale che ci è servito a esplorare l’ambiente esterno. Il potere dell’atomo lo esploriamo, indirettamente, attraverso le nostre pinze e i nostri ciclotroni; ma il potere della cellula e la conoscenza insita nella cellula non li conosciamo, perchè non possiamo manipolarli dall’esterno: dobbiamo viverli!”

La strada della conoscenza è sperimentale. Si può teorizzare fin quanto si vuole, ma poi si deve sperimentare. Ed è anche attraverso la sperimentazione che si può veramente “conoscere”. E questo vale in tutti i settori, anche nel campo della ricerca su sé stessi: che la si chiami spirituale, psichica, dell’essenza, o in qualsiasi altro modo, porta allo stesso centro e si può sapere solo andandoci, provando direttamente che cos’è. Libri, parole, tutti gli artifici della mente possono essere dei validi contributi, ma alla fine c’è solo l’esperienza diretta. Esperienza che Mère ha fatto e che ci ha raccontato.


(Continua)

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