Il Gioco della Relazione

Il Gioco della Relazione

Il Gioco della Relazione: uomo e donna tra alienazione ed illuminazione…

Alcuni giorni fa, parlando con un’amica, ho avuto un’idea ingenua: si dovrebbe sviluppare un programma per computer che assolva il lavoro di relazione per le donne. Immaginate: un programma nel quale la donna inserisce i suoi problemi di relazione e che, con pochi click del mouse, procede con interminabili ore di duro lavoro emozionale e spirituale. Quanto tempo e quanti nervi potremmo risparmiare con tale strumento! L’amica era eccitata all’idea e, con mia grande sorpresa, ha detto che non vi sarebbero problemi nello sviluppare un simile programma.

Questa la sua proposta: in modo del tutto simile alla dichiarazione delle tasse, la donna inserisce attraverso l’interfaccia utente i propri dati con tutti i fattori che occorre considerare e quindi preme “ok”. Il programma richiede il suo tempo di processo secondo la quantità dei dati inseriti; più o meno, alcuni secondi. Infine, sullo schermo appare l’unico risultato utile ed appropriato in lettere ponderate: “È tutto ok, hai ragione tu”.

Ero meravigliata; aveva colpito nel segno. Questo è proprio ciò che le migliori amiche fanno ripetutamente, con illimitata pazienza: confermano la nostra versione della storia. Ma perché queste parole ci procurano tanto sollievo, perché la nostra storia è così importante per noi?

Noi siamo la nostra storia

La risposta è semplice: noi siamo la nostra storia. Perlomeno, ne siamo convinti. La sommatoria delle nostre definizioni di giusto e sbagliato, sì e no, buono o cattivo – in breve: la somma delle nostre convinzioni, compone il nostro ego.

In realtà, ogni cosa è movimento, nulla è solido. Ciò che è giusto in un momento, considerato in una determinata prospettiva, spesso è sbagliato nel momento successivo. Il nostro ego non ama tutto ciò; vuole sicurezza, vuole avere la certezza, che è molto di più di un’assurda matrice di energie, amminoacidi e prospettive che su una sfera volano a velocità abnorme attraverso il cosmo. Ed esso crea questa certezza da e per se stesso, semplicemente fissando certe cose, dicendo: “È così! Questo è giusto! Questo è sbagliato! E ciò è giusto in generale, non solo per me e non solo ora.” Questo è il motivo per cui l’ego ama guru, dittatori, popstar, filosofi, divinità ed altre autorità. Finalmente, puoi riferirti a qualcosa che è più grande di te! Finalmente, la preoccupazione silenziosa si placa e puoi rilassarti nella certezza che la tua posizione avrà stabilità!

Il nemico numero uno dell’ego: il partner

Sfortunatamente, l’ego ha fatto i conti senza il partner. Sulle prime, l’ego ama il partner, ma molto presto – naturalmente in modo involontario – emerge come il nemico numero uno. Il suo essere così differente che ci ha magicamente attratto all’inizio, diviene ora una minaccia esistenziale. Se la posizione dell’altro è giusta o sbagliata tanto quanto la nostra, pur apparendo diametralmente opposta, l’ego inizia a combattere disperatamente.

Vecchie e nuove soluzioni

Una soluzione a questo dilemma, perlomeno tra le donne, è più ricercata delle azioni petrolifere. Manuali per le relazioni riempiono gli scaffali delle librerie e le stanze da letto delle donne. Non è sempre stato così. Quando ogni cosa aveva ancora il suo ordine patriarcale (e probabilmente anche nei tempi antichi, quando vigeva l’ordine matriarcale) tutto era relativamente semplice. Uno dei partner, in accordo con lo spirito dell’epoca, definiva ciò che era giusto o sbagliato; l’altro doveva solo conformarsi.
In ciò che definiamo relazioni moderne, ci sforziamo nella ricerca di un modello nel quale ciascun partner possa definire in proprio ciò che considera giusto o sbagliato. Sembra una buona idea, giacché consideriamo la libera opinione un diritto basilare. Come può esservi un problema?

In alcune relazioni sembra, in effetti, non esservi alcun problema. Dopo una breve o alcune volte più lunga guerra di trincea, i partner trovano un tranquillo consenso alle reciproche convinzioni e la pace è apparentemente ristabilita.
Quando le convinzioni sono stabilite, sono mantenute costanti; ogni divergenza avrebbe il medesimo significato che prima avevano per l’ego individuale le convinzioni del partner: una minaccia esistenziale per l’ego della relazione. Ciò presenta un grande vantaggio: le relazioni sono divenute un fattore stabilizzante nella vita di entrambe le persone. Si possono crescere i bambini ed assumere contratti sociali; ogni cosa è sotto controllo.
Per contro, ciò implica un grande svantaggio: ogni possibilità di cambiamento, sviluppo ed evoluzione è compromessa sul nascere.

Incontro anziché relazione

Esiste anche un’altra possibilità, ma è scomoda. Scomoda perché non si tratta di una soluzione, almeno non nel senso in cui il nostro ego vorrebbe averla. È la pericolosa possibilità, per alcuni tuttavia attraente, di utilizzare la relazione come un cammino per sperimentare ancor più profondamente se stessi come un’assurda matrice composta di energie, amminoacidi e prospettive. Cosa significa?
Significa smettere di evitare le differenze, che inevitabilmente insorgono nell’intenso incontro di due persone, dichiarando una delle posizioni come assolutamente sbagliata. La relazione, nel senso tradizionale, ha successo quando si conviene su una territorio comune il più ampio possibile, sul quale costruire una struttura fittizia, il più stabile possibile, del tutto simile all’ego.

L’incontro richiede di concedersi reciprocamente la libertà di sperimentare ripetutamente la vita in modo nuovo e differente. Dal continuo cambiamento di posizione e prospettiva, emerge l’entusiasmante possibilità di assumere completamente la propria posizione, sapendo al contempo che anche l’altra è giusta, se vista dalla prospettiva dell’altro. Solo allora, le due prospettive possono danzare l’una con l’altra; il gioco delle polarità è iniziato.

In relazione con sentimento

Qui, per avere successo, dobbiamo congedare le soluzioni semplici e rinunciare alla liberatoria conclusione che abbiamo assolutamente ragione. Ci occorre conoscere e vivere tutti i possibili giochi di quest’incontro, trovando il nostro cammino verso il potere dei sentimenti. Solo quando conosciamo il potere della nostra rabbia, tristezza, paura, vergogna, e della nostra gioia possiamo prendere parte al gioco e godere d’ogni sua sfaccettatura, senza ritirarci, senza protezione e senza trucco.
Possiamo così sperimentare la libertà di vedere qualcosa di schiettamente sbagliato, giusto o troppo brutto, senza sentire che è sbagliato e quindi soffrine. I nostri sentimenti ci consegnano il potere di accettare l’altro e noi stessi, senza degenerare in una mollezza passiva e non autentica. Più abbiamo successo in questo cammino, meno saranno la gioia e l’amore reciproci a morire nell’incontro, ma il nostro ego. Se definisci questo alienazione o illuminazione, poco importa; ciò che rimane è una grande avventura, volando su una sfera attraverso il cosmo ad una velocità mozzafiato. E questo è già qualcosa, no?

Sito web: www.emotional-healing.net.

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