Se solo l’uomo volesse ascoltare la sua voce interiore, l’intuito, il suo primo pensiero… scoprirerebbe che l’ignoto non è da temere, ma da abbracciare…
All’inizio della mia avventura medianica, quando sia in sogno che nella realtà vivevo situazioni angoscianti che mi spingevano ad andare dove mai io avrei pensato di arrivare, confesso di aver provato grande paura perché davanti a me si apriva un mondo nuovo e sconosciuto che, proprio perché affondava nelle radici dell’inconscio di cui non c’era ancora consapevolezza, incuteva sgomento.
Questo, infatti avveniva quando ancora non capivo che quanto alla mia mente si manifestava era un qualcosa che mi apparteneva da sempre. Quello che mi ha spinta ad andare avanti ed iniziare così un processo di conoscenza della realtà interiore è stata proprio la curiosità di capire perché proprio a me accadevano fenomeni tanto strani.
L’anima del pioniere o del ricercatore è così; un po’ per curiosità, un po’ per necessità interiore, si va avanti e quando ci si accorge che questa ricerca interiore comincia a dare i suoi frutti, allora sempre di più ci si accanisce nel voler andare a fondo e capire… capire… capire… Nasce così il bisogno impellente della ricerca della verità che, quando comincia ad essere parte integrante del tuo modo di essere, non può più essere abbandonata e ti spinge ad andare avanti sempre più.
In pratica, nei confronti dell’ignoto si deve procedere come per qualsiasi altro esperimento fisico o chimico. Si cerca, si prova, si prende nota dei primi risultati, dei sogni ricorrenti, si cerca in tutti i modi di capire qual è il messaggio dei sogni, si cerca di fare analisi e collegamenti, deduzioni e così, prima o poi si arriva ad avere dei risultati. Ogni cosa sia spirituale che materiale deve essere una conquista e questa può esserci solo se c’è tenacia e fiducia nelle proprie potenzialità.
Si scopre così che l’ignoto non esiste, perché in ognuno di noi c’è già la conoscenza, in embrione, del tutto. Basta solo permetterle di vedere la luce.
Ho posto questa domanda alle mie Guide: “Perché si ha paura dell’ignoto?”
Mi hanno risposto nel modo seguente…
“La ricerca dell’uomo è rivolta sempre verso una maggiore conoscenza, nell’intento di poter dominare gli eventi. Non si può controllare ciò che non si conosce, pertanto l’uomo cerca di conoscere tutto ciò che è possibile conoscere. La realtà è fatta di cose tangibili ed andare alla scoperta di queste cose appaga l’ansia di conoscenza della gente comune. Quando l’uomo si trova invece di fronte all’inconoscibile assoluto, allora brancola nel buio e cerca in ogni modo di tenersi ancorato alla realtà.
Il problema principale è dato dalla mancanza di fede, perché la fede presuppone una totale affidabilità ai suggerimenti di forze ignote, sconosciute ai più che, se da un lato affascinano, dall’altro intimoriscono.
È come quando si cammina nel buio. Si mettono le mani avanti per toccare eventuali ostacoli ed evitare cadute o scossoni. È logico quindi aver paura dell’ignoto. Ma l’uomo dovrebbe invece comportarsi allo stesso modo di come procede un uomo che non vede. La paura è solo all’inizio, poi occorre fare affidamento sulla propria sensibilità, mettersi in ascolto di quella voce interiore che spinge a fare e aiuta a capire.
La più grossa difficoltà dell’uomo è proprio questa: l’incapacità di ascoltarsi e soprattutto di aver fede in quei suggerimenti interiori che nascono spontanei e che, come tali, sono indicatori della verità. Se l’uomo invece vuole razionalizzare tutto precipita nell’errore e nella confusione perché non possono esserci certezze sull’espressione del mondo evanescente dello spirito.
Quando parliamo di certezze, intendiamo certezze solo da un punto di vista razionale. È risaputo che l’espansione dell’anima è infinitamente più grande di quanto può concepire l’intelletto, semplicemente perché nell’anima si annidano le esperienze delle varie vite che, una dopo l’altra, portano ad avere un bagaglio di informazioni tali che, a seconda del loro manifestarsi, possono essere catalogate secondo canoni umani e definite solo sulla base di quanto, razionalmente, si riesce ad accertare.
Ma, tutto questo riguarda solo la valutazione che si può fare dall’esterno, da quanto cioè oggettivamente e razionalmente si riesce ad accertare, ma il problema di fondo invece riguarda la persona che vive quel senso di paura o di angoscia, inspiegabile solo per chi non sa ascoltarsi.
Un vecchio adagio dice che “il primo pensiero è angelo” infatti spesso capita che vi rendiate conto di aver sbagliato a non seguire il primo pensiero; ciò nonostante l’uomo continua a commettere questo errore perché, nella maggior parte dei casi, imbrigliato in dubbi ed insicurezze varie, cerca di restare ancorato alla realtà, quella contingente, quella che si appella alla ragione che però, come è stato più volte dimostrato, non è infallibile.
L’uomo non è un robot, dovrebbe capire che la parte materiale e la parte spirituale hanno la stessa identica importanza per ognuno, e perciò dovrebbe tenerne conto senza esitare o indugiare in considerazioni valide solo dal punto di vista razionale, tanto meno privilegiare questo aspetto.
La paura dell’ignoto è qualcosa che appartiene a tutti, anche se non tutti la vivono nello stesso modo e da ciò consegue che le scelte di vita di ognuno risentano, spesso, anche di questo condizionamento interiore. Chi ha l’anima del pioniere osa, ma chi quest’anima non ce l’ha, resta fermo sulle sue posizioni, intrappolato dalle sue paure ed incapace di evolversi, così quando la vita chiama a fare delle scelte, in tali condizioni mentali e psichiche, spesso impreparati ad affrontare gli eventi, si tentenna, si chiedono consigli a chi, non essendo nel problema, non può darne di logici, e così si possono perdere occasioni favorevoli perché la paura di una nuova situazione frena.
Andate avanti con fiducia, ascoltate e abbiate fiducia in quella vocina interiore che vi spinge ad osare, che vi spinge ad agire con fede in primis nelle vostre capacità e poi nelle Guide che ognuno di voi ha… ma che quasi mai interpella.”.
Lascia un commento con Facebook