L’ennesimo scempio?

Le foreste pluviali protette della Mata Atlantica, la barriera corallina, le spiagge bianche e numerose specie animali in via d’estinzione sono in pericolo. Nel nord est del Brasile, tra le città di Ilhéus e Itacaré, dovrebbe infatti sorgere un’area industriale di 17 chilometri quadrati, comprendente un porto, un aeroporto e una ferrovia. Ennesimo “scempio” o esigenza di sviluppo?

Ancora una volta ci troviamo innanzi a una crisi di coscienza, a un ennesimo caso di tensione tra rivendicazioni ecologiste e necessità di sviluppo. Questa volta lo scenario è il Brasile e, più precisamente, lo stato di Bahia, nel nord-est del paese.

Sulla costa tra Ilhéus e Itacaré, infatti, dal 2011 dovrebbe sorgere un’area industriale di 17 chilometri quadrati, con annessi un porto, un aeroporto e una ferrovia. Si tratta di un progetto industriale avallato dall’amministrazione locale, con l’intento di rimettere al passo con i tempi una zona che ha da sempre legato la sua storia all’economia e alle esportazioni brasiliane, soprattutto verso l’Europa. La più grande città della regione è Ilhéus – fiore all’occhiello dell’economia portuale sudamericana già dal XIV secolo, negli anni d’oro del cacao -, una città che divenne un punto di smistamento commerciale, producendo altresì un certo fermento culturale, a tratti coinciso con periodi di grande lusso e ricchezza. Il celebre scrittore Jorge Amado è di queste zone. E le racconta.

Fin qui non ci sarebbe nulla da dire: modernizzazione, sviluppo, turismo (Ilhéus vanta più di 200mila visitatori all’anno) in una zona che negli ultimi dieci anni ha molto sofferto a causa della tensione tra aumento demografico (da 150mila a 250mila abitanti negli ultimi dieci anni) e le esigenze di infrastrutture, divenute decisamente inadeguate per competere sul mercato globale. Un mercato in cui il Brasile sempre più reciterà un ruolo da protagonista nei prossimi decenni. Detto ciò, tuttavia, subentra un problema.

Poco più a nord di Ilhéus, infatti, proprio dove sorgerà il polo industriale, l’area è protetta dall’Unesco. Minacciate sarebbero le aree Lagoa Encantada, Serra Grande e Conduru, aree di Mata Atlantica (foresta simile a quella amazzonica) in prossimità dell’oceano, le barriere coralline e di tutta una serie di animali – marini e terrestri – ormai in via d’estinzione. Senza dimenticare che una parte della Mata Atlantica in pericolo vanta inoltre il più alto tasso dibiodiversità del pianeta.

Ma scendiamo ancor più nel dettaglio. Il porto verrà localizzato a un chilometro dalla costa, impedendo alle megattere (humpback whales) di transitare e alle tartarughe marine di raggiungere la terra per deporre le loro uova, nel periodo tra giugno e ottobre. Sparirebbero quindi 12 chilometri di barriera corallina e migliaia di metri di spiagge bianche, dove anche altre specie animali si riproducono. A ciò bisogna aggiungere l’abbruttimento estetico che deriverebbe dal progetto, un abbruttimento che riguarderebbe una tratta attraversata da una delle strade più pittoresche del Brasile, la Ilhéus-Itacaré. Infine bisogna ricordare che le foreste pluviali minacciate sono protette dall’Unesco a causa del loro stato di “biosphere reserve“, cioé veri e propri microcosmi unici, da tutelare con decisione.

L’amministrazione non sembra aver accolto tutte queste istanze, non considerandole valide. Come risolvere allora il rebus? La lotta alla povertà e il progresso come possono convivere con la difesa dell’ambiente? E’ davvero possibile che le uniche vie per risolvere i problemi economici comportino sempre problematiche ambientali? E come è possibile distinguere le battaglie ambientali degne di essere combattute da quelle talvolta pretestuose che invece nascondono loschi interessi, spesso di ricchi proprietari terrieri?

Informarsi spesso non basta. Ascoltando le associazioni ambientaliste non sembrano esserci dubbi: il progetto è un attentato a una ricchezza naturale, a un patrimonio dell’umanità e bisogna far di tutto affinché non si compia “l’ennesimo scempio”. D’altra parte autorevoli economisti e sociologi hanno affermato come lo sviluppo metropolitano della città di Ilhéus soffra la malattia – tipica dei paesi in via di sviluppo – della grave carenza di infrastrutture che porta con sé povertà e indigenza.

Ciò che salta all’occhio però è l’alto tasso di turismo dell’area, un turismo decisamente abbiente e facoltoso. E, allora, è opportuno dubitare anche degli scopi a cui l’area industriale verrà dedicata. Che l’aeroporto non sia che un comodo approdo per i villeggianti?

Anche a livello industriale è lecito porsi degli interrogativi. Nelle vicinanze della area in costruzione è stato recentemente scoperto la seconda più granderiserva di uranio del paese. Che fare, dunque. Come agire? In che modo si possono dare risposte adeguate alla crisi di coscienza in atto? Una Ong tedesca – la Regenwald – propone una sottoscrizione per fermare il progetto appellandosi al buon senso del Governatore.

Bene, chi volesse può firmare la lettera di protesta all’indirizzohttp://www.regenwald.org/international/englisch/protestaktion.php?id=251. Chi non volesse, invece, che sia un industrialista vetero comunista o fervido ed eccitato liberista, si limiterà dal canto suo a non cliccare su questo link. (gv).

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