Normale o paranormale?

Occorre avere una disposizione d’animo più sensibile ed aperta al mistero, se si vuole tener conto di tutti gli aspetti della vita.

Mi sono imbattuta nella definizione diparanormale piuttosto tardi, quando oramai ero un’adolescente. Il mio modo di vedere la vita a partire già dalla tenera età non osservava alcuna differenza tra il mondo fisico visibile e quello invisibile onnipresente da cui mi arrivavano invece costantemente dei segnali rivelatori di una dimensione ignota.

Addirittura mia nonna, insieme alla mamma, spaziavano tranquille lungo i confini tra ieri, oggi e domani, attraverso la lettura delle carte e dei fondi di caffè, sfidando il concetto dello spazio e del tempo che ci è proprio in questa dimensione terrena. All’epoca avevo dunque chiara la visione della nostra appartenenza cosmica e l’idea che non siamo altro che degli spiriti ospiti di un corpo, il quale, attraverso i cinque sensi, ci permette di vivere delle esperienze terrene limitate nel tempo.

Inoltre avevo ancora viva nella mente l’immagine che la nonna mi aveva suggerito da bambina parlando di noi stessi, per farmi capire chi siamo e come siamo fatti. Mi diceva di immaginare una bella carrozza, trainata da un cavallo bianco. All’interno di essa sedeva una signora. La carrozza rappresentava il corpo fisico dell’essere umano, la signora lo spirito nel suo viaggio terreno, il cocchiere la mente che decide la strada da seguire, mentre il cavallo impersonava la nostra anima, guidata dalla mente razionale. Al contrario a scuola mi insegnavano che l’essere umano è solo materia, che si compone con la nascita e si scompone con la morte. Materia e null’altro.

Questo contrasto mi mise di fronte a due facce distinte della stessa realtà: quella comunemente definita “normale”, ossia quella osservata e percepita entro i confini dell’evidenza fenomenica, e quella “paranormale” che sfugge invece ai nostri sensi, e che molti stentano a riconoscere, ovvero quella delle intuizioni, delle sincronie e delle coincidenze, oppure dei sogni.

In realtà, malgrado la mente razionale e la conoscenza scientifica si impadroniscano sempre più del nostro tempo, nella gente cresce la consapevolezza che la scienza non può dare risposte a tutti gli interrogativi utilizzando il metodo logico. Tutt’oggi, da una parte si schierano le persone predisposte alla riflessione, dall’altra gli scettici. Gli ultimi, condizionati dal metodo scientifico e dal suo prestigio, non di rado sono persone che tengono a dare una immagine di sé equilibrata ed affidabile, storcendo il naso in atteggiamento di distacco verso l’argomento.

Un “non ci credo” non è altro che una porta sbattuta in faccia non solo agli altri, ma soprattutto a se stessi. Seguendo schemi e percorsi prestabiliti, queste persone prevenute perdono la propria spontaneità, e di conseguenza escludono la possibilità di intraprendere il percorso che potrebbe portarli alla crescita spirituale. Tale atteggiamento danneggia la visione della condizione umana facendo perdere di vista l’essenza, la ricchezza della nostra appartenenza cosmica.

Scettici o meno, le problematiche che riguardano la vita sono le stesse per tutti, in questo viaggio terreno verso l’ignoto, in quanto la Legge dell’Impermanenza non fa differenze. Pur non rinunciando ad un rigore intellettuale, oltre a tener conto di ciò che si percepisce con i nostri sensi, bisogna anche prendere in considerazione l’80% della realtà che ci sfugge. Il cammino della crescita spirituale si arricchisce solo se si assume una disposizione d’animo più sensibile alla riflessione, all’osservazione. Lo stesso modo di percepire rappresentato dalla purezza del bambino, che rispecchia nella sua visione la limpidezza dello spirito stesso, lasciando immutata la vera essenza dell’essere umano.

Purtroppo però spesso si ha paura di abbandonare la “comoda” ma distorta normalità per non essere giudicati o derisi. Quando la consapevolezza è nello stesso tempo moralità, qualunque cosa uno pensi, e abbia da dire, deve poterlo esprimere liberamente, in quanto quel “qualcosa” rispecchia la sua dimensione, la sua verità. Superare la discrepanza tra la quotidianità e le leggi superiori che governano la nostra esistenza è il percorso individuale di ogni persona interessata alla sua vera natura, che trascende le religioni, i condizionamenti scientifici, culturali, sociali e politici. Non è tanto importante la conclusione a cui si arriva. Affrontare l’argomento stesso è di per sé un salto notevole sulla spirale della consapevolezza..

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