Strategie mascherate

La maschera è la strategia più diffusa fra gli esseri umani: nasce per proteggerci dal dolore eppure assorbe le nostre energie e ci impedisce di essere felici. Come accorgersi di questa finzione? Lo abbiamo chiesto a Luca Gazzetti.

– Come definiresti l’aspetto “maschera” di una persona?

La maschera è una strategia che la personalità adotta per preservare parti oscure di sé, nutrendole e soddisfacendole. Questo, in quanto tali parti oscure normalmente alimentano e presiedono a meccanismi socialmente inaccettabili, e anche difficilmente tollerabili dal singolo stesso. Dal punto di vista energetico, la maschera è uno strato che ammanta e avvolge il nucleo di energia negativa che contiene un’immagine che possiamo definire “immagine karmica”, che nasce da un evento traumatico che la coscienza non è stata in grado di integrare e portare a maturazione. Questo strato consente da un lato la protezione di questo nucleo nei confronti dell’esterno e dell’accesso da parte della coscienza, dall’altra protegge l’individuo da un possibile contatto che potrebbe risultare molto traumatico.

Tale strato-maschera tuttavia non impedisce completamente la comunicazione sia dall’esterno verso l’interno, che viceversa. Per dare un’idea dal punto di vista qualitativo, la maschera si può manifestare producendo un certo comportamento o sensazione, un’identificazione di segno opposto a quello che si vuole occultare. Ad esempio, se il “nucleo” è di odio, la maschera manifesterà amore, e tale individuo si porrà nei confronti degli altri e della vita con un atteggiamento falsamente amorevole.

– Come si può capire se una persona è autenticamente amorevole o sta attuando una “strategia”?

La strategia mascherata emerge quando si manifesta una frattura fra ciò che l’individuo afferma e ciò che la vita gli ritorna in termini di esperienza. L’individuo che si pone nella vita con un atteggiamento falsamente amorevole allora riceverà dei riscontri in termini di repulsione da parte degli altri. Proprio questo scostamento o frattura costituisce una possibile porta di accesso verso la falsa dimensione della maschera: ascoltare il disagio che procura questa incomprensibile distonia tra quello che uno percepisce e sente di sé, e quello che invece la vita gli ritorna, è la possibilità reale di individuare l’aspetto mascherato.

– Conviene essere autentici?

Certamente, perché la maschera impiega un enorme patrimonio di energia che impedisce di vivere con felicità e gioia; l’individuo vive soprattutto una profonda frustrazione in quelle che sono le sue istanze perché fondamentalmente non sono autentiche. Invece, riportare il tutto ad una dimensione più autentica, nel bene e nel male libera energia e consente anche un primo passo verso quella che è la trasformazione di ciò che è negativo.

Per quanto riguarda l’autenticità, occorre specificare che ci sono due strati autentici. Uno riguarda il sé inferiore e l’altro il Sé Superiore. La maschera si pone come strato intermedio fra questi, che è in qualche modo quello stesso spazio nel quale risiede normalmente la coscienza.

– Cioè la maschera è sullo stesso livello della coscienza?

Sì, di norma la maschera si trova in quello spazio intermedio nel quale staziona la coscienza abituale. Istante per istante, la coscienza non ha la percerzione di ciò che avverte nel subconscio (il sé inferiore) ma neanche nel superconscio (il Sé Superiore). Risiede in questa fascia intermedia che è un punto di congiunzione ma anche di attrito, dove la maschera fa da padrone.

– Se volessi riconoscere la mia stessa maschera, cosa potrei fare?

Come detto, riconosciamo la maschera nel momento in cui, di fronte ad una determinata situazione nella quale si stanno investendo energie di un qualche tipo (emotive, mentali, fisiche…), non riceviamo quanto atteso come ritorno. Allora, ti innamori di una persona perché senti che vuoi darle amore e condividere con lei la carica amorevole che provi dentro, eppure la persona in questione risponde a “pesci in faccia” e ti restituisce una energia completamente pervertita in confronto a quella che le avevi inizialmente indirizzato. Ciò è indice senz’altro della presenza della maschera.

– Se ho capito bene, per cominciare a “smascherarmi” devo fare attenzione a quando una persona mi risponde con una qualità diversa rispetto a quella che credevo di averle donato, provocandomi un qualche sentimento di frustrazione…

In generale la frattura è proprio in questo aspetto. E’ laddove ci troviamo a fare un ragionamento del tipo “Sono una persona amorevole e socievole eppure gli altri mi trattano malamente e bruscamente, anche se mi rivolgo loro con tanta tenerezza e comprensione”. Quando il tipo di energia che ci ritorna non è adeguato a quello che noi riteniamo di esprimere qualitativamente, allora la maschera è proprio lì.

La sofferenza che questo produce, insieme ad un certo disagio, costituisce il punto in cui la coscienza può inserirsi anche con la volontà: rimanere in ascolto del disagio ci conduce alla scoperta della maschera.

– Vorrei un chiarimento: la chiave per scoprire la strategia della maschera risiede nella risposta “diversa” degli altri o nel disagio che si prova di fronte alle reazioni altrui?

Entrambe le cose, sono collegate. Normalmente, l’automatismo spinge l’individuo a incolpare l’altro: “Io ti do amore e tu mi restituisci odio, allora è colpa tua perché sei una persona poco sensibile”. Invece, come detto, porre l’attenzione sul disagio che si prova in quel momento fornisce una chiave di lettura diversa e un possibile accesso alla propria dimensione mascherata, che è la coscienza. Inoltre, questo tipo di attenzione mette in moto un importante processo di trasformazione interiore…

– Quindi, più si è autentici, più si ricevono delle risposte “coerenti” dagli altri e meno si prova disagio e frustrazione.

Certo. Quando si è autentici, si è più uniti. La parola stessa Yoga ce lo insegna, e significa “unione”.

Se non c’è la maschera, tutto è univoco dentro di te, e ciò implica una immediata consequenzialità e aderenza fra quello che senti, quello che pensi, e quello che fai, non essendoci più strutture intermedie che possano distorcere i tuoi impulsi..

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