L’autore, esponente e portavoce della scienza vegana e igienista, mette in luce gli errori di pensiero e i conseguenti stili di vita che portano l’uomo ad ammalarsi e a credere che il responsabile dei suoi mali sia qualcosa all’esterno di sé. Un esempio di ciò è l’influenza, la cui causa viene imputata all’azione esterna di un qualche virus di passaggio…
Una discussione animata con dei giovani medici scettici e sornioni
Mi ritrovo a confabulare animatamente con un gruppo di giovani medici, qualcuno attento e ricettivo, qualche altro no. Il più critico si fa sentire. “Come? Cosa dice quello? E’ forse impazzito?… Pazienza la suina, che l’abbiano davvero inventata di sana pianta con quelli del CDC… Pazienza l’AIDS che l’abbiano inventato in combutta con Big Pharma e l’FBI per evitare il tracollo del sistema sanitario americano… Ma ora si vuole negare l’evidenza. Si vuole negare pure il pane al medico della mutua”.
Raffreddore, muco, febbre e mal di gola, cosa li chiama? Balocchi per l’infanzia?
“E poi su quali basi? E la spagnola? E l’asiatica? E i ceppi della cinese? E i ceppi della neozelandese?… Non è forse vero che le aule scolastiche sono mezze vuote? Non è che in ogni famiglia c’è di questi tempi qualcuno con la voce flebile e roca? Non è che tra raffreddore, muco, mal di gola e febbre, sono un po’ tutti con la coda fra le gambe come dei cani bastonati? Come le chiama lui tutte queste cose? Balocchi per l’infanzia?”
Non esiste influenza ed ancor meno esiste il virus che la causa
Insisto nel dire che non esiste l’influenza. Non esiste come mostro, come malattia, come problema reale, come concetto medico al pari di tante altre opinioni caratterizzanti la traballante e posticcia incastellatura sanitaria. Non esiste l’influenza, e ancor meno esiste il virus che la causa, e non esiste il ceppo e i ceppi che la fanno variare di anno in anno. Gli unici veri ceppi che ammetto sono quelli degli alberi tagliati nei boschi che ci circondano.
Se non la chiami influenza, che cavolo è mai allora?
“Ma qualcosa ci deve pur essere. Facciamo finta di credere alle tue trovate. Cos’è che esiste allora, al posto dell’influenza?”
Esiste un fatto preciso, e cioè che la gente, almeno parte di essa, è viva e sana nonostante tutto, per cui il suo sistema immunitario reagisce agli insulti che l’organismo riceve oltre il livello di tolleranza massima. Esiste cioè la goccia che fa traboccare il vaso per tanta gente nello stesso periodo.
Di quale tolleranza parli? Noi conosciamo solo le case di tolleranza, chiuse per iniziativa della Merlin.
“Di che tolleranza parli? Noi conosciamo solo le case di tolleranza e la senatrice Merlin (…) che le ha fatte chiudere. Quale sarebbe questa goccia malandrina?”
Il concetto di tossiemia, ossia del livello di tolleranza di tossine nel sangue è un principio elaborato dal dr. John Tilden, vostro collega medico-igienista, e colonna ideologica della ANHS (American Natural Hygiene Society). Esiste nel nostro sangue una certa sopportazione ai veleni ed alle tossine acidificanti, che varia da persona a persona, da una stagione all’altra. Quando questo limite viene superato, scatta il meccanismo della malattia e della febbre, in quanto il sistema immunitario viene chiamato in causa e interviene per una espulsione di tali tossine dal sistema, mediante una malattia chiamata in genere influenza.
La corresponsabilità dell’indebolimento stagionale
L’indebolimento stagionale è dovuto al cambio climatico, alla mancanza di vitamina D nelle ossa (per carenza di sole), all’incremento di cibi iperproteici ed acidificanti, cotti, grassi e salati, ai farmaci ed agli integratori che la gente prende, all’estrema penuria di vitamina C naturale. L’indebolimento stagionale è imputabile ai cachi che restano sugli alberi come bandiera e simbolo della imbecillità umana, e che fanno cantare però di giubilo i dordelli e i merli, increduli di poter usufruire di tanto ben di Dio che li ripara da ogni influenza stagionale nonostante siano senza maglie e senza riscaldamento, e che li ripara pure dalla suina, dall’AIDS e dal Papilloma, nonostante siano senza mascherine e senza profilattici.
Quali sono allora i veri malati e quali i falsi-sani di cui parli?
“E i malati veri allora quali sono?”
I malati veri sono quelli che non reagiscono più all’indebolimento, quelli che sono malmessi a un livello tale da non avere lo spunto necessario ad avviare il motore di recupero, quelli a cui manca l’energia per condurre un processo di espulsione tossine.
“E i falsi-sani quali sarebbero?”
Quelli che non presentano alcun segno di febbre perché la loro circolazione è vischiosa e rallentata e non riesce nemmeno a trasferire in superficie la febbre ed il surriscaldamento che caratterizzano costantemente il loro tratto intestinale.
Esistono secondo te delle persone sane che non prendono farmaci e che non si ammalano?
“E i veri sani, allora?”
I veri sanio sono quelli che al controllo del battito, al polso, sono regolari, all’esame lingua ed all’esame oculistico dell’iride risultano intasati-inquinati-costipati sotto il livello di tolleranza, visto che la perfezione assoluta non è di questo mondo.
Esistono? Sì. Esclusivamente tra le persone crudiste e vegane che non si ammalano praticamente mai, e che non conoscono l’ingiuria delle sostanze droganti di ogni tipo (carne, the, caffe, cibi concentrati, proteine animali), le ingiurie degli integratori, i sabotaggi dei farmaci e dei vaccini.
Gli insulti sistematici ed istituzionalizzati contro il poprio corpo
Il problema centrale è quello degli insulti continuati, sistematici ed istituzionalizzati. Esiste la maleducazione più sguaiata ed irriguardosa nei confronti di se stessi, prima ancora che nei confronti del prossimo, sia esso uomo, animale, dio o natura. Esiste il fatto che che la gente ha la pessima abitudine di darsi la zappa sui piedi, il più delle volte senza nemmeno rendersene conto. Lo fa come routine quotidiana.
La gente si dà la zappa sui piedi costipandosi, abbonandosi alla madre di tutte le malattie
“Zappa sui piedi? Come ed in che modo?”
Procurandosi la malattia primaria ed esclusiva, la madre di tutte le altre malattie diramate da essa sola.
“Ma guarda un po’. E quale sarebbe?”
Si chiama intasamento, costipazione, stitichezza, dovuta a costante e disperata penuria di acqua biologica vitaminizzata-mineralizzata-fibrizzata-magnetizzata, ovvero della sostanza principe reclamata dall’intestino stesso e dal corpo umano nell’assieme.
Un intestino flaccido e disattivato che è di peso più che di sostegno al sistema cellulare
In pratica uno mangia male, mangia troppe cose sbagliate, mangia troppo poche cose giuste, non mangia affatto, integra in continuazione con porcherie di ogni genere e, quel che è peggio, non elimina regolarmente il risultato delle sue assurde indiscrezioni alimentari, si ritrova con l’intestino sostanzialmente flaccido e disattivato, con il metabolismo interrotto, con i suoi camion interni di nettezza urbano-cellulare in sciopero e con le cellule affamate-assetate-moribonde, pronte a defungere ed a trasformarsi in aggiuntivo carico virale-autologo da smaltire, e quindi in motivo ulteriore di richiamo batterico.
Una inimmaginabile sporcizia interna, descritta al meglio da Ehret, Bircher e Lezaeta
Ecco spiegato il motivo per cui il dr. Arnold Ehret (1866-1922) disse, poco prima dell’influenza spagnola del 1918, che “il grado di sporcizia interna dell’individuo medio è qualcosa di inimmaginabile”. Ecco spiegato il motivo per cui il dr. Manuel Lezaeta Acharan rimase sbalordito nello scoprire tramite l’esame iridologico che la stragrande maggioranza della gente è febbricitante anche quando il termometro sotto le ascelle segna 36 e sette, per colpa del surriscaldamento intestinale che gli raffredda gli arti e la pelle esterna, mentre vulcanizza le sue viscere. Ecco perché il dr. Max Bircher-Benner (1867-1939) disse che “l’uomo, nato per essere sano dal primo all’ultimo giorno, spende il suo tempo e l’intera sua vita, non a consumare frutta e vegetali crudi e a rispettare la sua natura e il suo creatore, ma ad avvelenarsi ed a sabotare la sua preziosa dotazione originaria”. Cento anni dopo, la stessa sporcizia di allora non solo è rimasta, ma si è moltiplicata per quattro, grazie alle meraviglie dei cuochi, dei nutrizionisti incompetenti e della medicalizzazione di regime.
Esiste un tempio dentro di noi. Non è il cervello e nemmeno l’anima. E’ il colon.
Il tempio del corpo umano, il posto corporale da tenere con il massimo religioso rispetto non è il cervello, il cuore, il sesso o persino l’anima, dato che con quel posto in disordine l’uomo degenera ed incattivisce, perdendo l’ispirazione, l’amore, l’arte e la poesia… Non è nemmeno il sorriso, gli occhi blu o neri, le labbra, i muscoli, la linea, le gambe…
“Questa è proprio buona. Quale è allora sto magico posto?”
E’ il colon.
E’ dallo stato del colon che si giudica la salute e l’efficienza di una persona
“Il colon? Quel punto infido nel quale la gente si porta dietro orride incrostazioni fecali e chili di materiale offensivo che non riesce a smaltire se non grazie alla magnesia, ai confetti purgativi e ai clisteri?”
Esattamente quello. Non è forse vero che una bella città, un’efficiente stazione ferroviaria, un primario aeroporto, un grande albergo, una casa ideale, si giudicano dallo stato perfetto dei rispettivi servizi igienici? La cosa più preziosa di una persona, proprio perché ignorata, vilipesa, trascurata, abusata e sottovalutata, è l’intestino, ed in particolare la sua parte terminale.
Un medico dissidente del gruppo fa marcia indietro
A questo punto, il gruppo di medici mi saluta, perché si è fatto tardi e la lezione-scontro termina intanto lì, alla voce colon. Uno di essi fa dei passi indietro.
“Senti Valdo. Tu non mi lasci andare via così… Ti ho seguito fino a questo punto, e mi sta pure bene… Niente virus e niente batteri, e tanti maltrattamenti intestinali… Questa è eziologia non solo igienistico-naturale ma anche medica. Più o meno la condivido e la capisco… Io sono disperato. Sto male proprio in termini di colon, e stanno male pure a casa mia. E non c’è modo di aiutare me stesso e nemmeno loro. Gastroenterologi, esami, cure, e si continua a non risolvere un bel niente… A me servono dritte urgenti e risolutrici… E tu non mi hai detto ancora nulla di propositivo”.
L’intestino va riempito con cura e con metodo durante il ciclo alimentare-appropriativo diurno
L’intestino non è affatto una stufa in cui si mette dentro in modo casuale e disordinato della legna, come pensate voi medici, in accordo con le demenziali piramidi alimentari che la FDA vi ha messo in ogni ambulatorio ed in ogni ospedale, dove non manca mai il simbolo del salame, della coscia di pollo, dell’uovo, del pesce, del formaggio grana e della bottiglia di latte. E’ un tubo meticoloso ed esigente, ed è pure permaloso e vendicativo contro chi lo tratta male. Il tubo gastrointestinale è fatto per essere mantenuto colmo ed in regolare funzionamento durante il giorno. “Perché mai durante il giorno”? Perché da mezzogiorno alle 8 di sera il suo orologio funzionale prevede otto ore di appropriazione-cibi.
Voi medici capite spesso le cose a modo vostro
“E poi non è che proprio voi igienisti e voi orientalisti ci avete insegnato a mangiare poco?”
Ti riferisci al famoso detto medico un poco e di tutto, e con litri di acqua a mandare giù le misere sconcezze?
“Sì, esattamente a quello”.
Voi medici capite spesso le cose a modo vostro. Chi dice all’uomo non ingozzarsi, lo fa nei riguardi dei cibi sbagliati che in genere caratterizzano i suoi spropositi culinari. Il poco e il niente si riferisce ai cibi cotti e innaturali e alle proteine animali in particolare. Vale per essi e soltanto per essi, non certamente per il cibo degli Dei, che è quello baciato dal sole e che pende dai rami degli alberi, o che proviene dalla generosa madre terra, e non certo quello che pende dai ganci madidi di terrore e angoscia di ogni macello e di ogni ghigliottina. E tutta l’acqua che raccomandate in continuazione ha senso solo come rimedio approssimativo agli insulti del cotto e della carne, della sigaretta e del caffè, dell’alcol e dell’integratore.
Nulla o quasi nulla si porti alla bocca se non vivo, naturalmente profumato e colorato
“Quali cibi dunque?”
Materiale innanzitutto uomo-compatibile, vale a dire materiale da pianta e da albero, materiale vivo cioè crudo e non cotto, materiale acquoso e fibroso, naturalmente zuccherato-salato-mineralizzato-vitaminizzato, con qualche leggera concessione ai carboidrati cotti e concentrati naturali tipo patate-zucche-legumi, e qualche altra ai carboidrati di comodo, di piacere e di abitudine, tipo pasta integrale e pizza vegane, ma nessuna concessione alla carne e al pesce. E pochissma tolleranza ai latticini per chi è in fase di transizione verso il veganismo. Materiale da prendersi nei due soliti pasti principali destinati alla verdura cruda di esordio (ore 13 e 19), e nelle due merende pomeridiane a base di sola frutta alle 16 ed alle 18.
Protezione e rilassamento intestinale durante la fase assimilativa notturna
Il tubo gastrointestinale è fatto per essere protetto e rilassato durante il suo importante ciclo di assimilazione che va dalle 20 alle 4 del mattino, dove più si dorme e meglio è. Il tubo gastrointestinale è fatto per essere svuotato completamente durante il suo ciclo evacuativo che va dalle 4 del mattino al mezzogiorno. In questa fase ripulitiva è meglio coadiuvare il corpo mediante cibi ripulenti e non intasanti, per incrementare il processo purificativo. Ecco giustificate allora le 3 colazioni sazianti di sola frutta delle 7, delle 9 e delle 11, che sommate alle due merende pomeridiane già citate completano il programma fruttariano giornaliero del five-per-day, in armonia coi principi di Cambridge.
E’ un bel dire stili di vita. La gente pratica stili di morte, e voi medici siete troppo spesso i primi ad insegnarglieli.
La vita salutare consiste nel mettere dentro, assimilare ed evacuare, tutti i giorni regolarmente. La trascuratezza nei riguardi della nostra macchina umana, unica al mondo e priva di pezzi di ricambio, porta a tutti i nostri guai. Si parla tanto di stili di vita. Belle parole. Ma succede invece che la gente pratica stili di morte e non di vita, pratica tecniche autolesionistiche da karakiri, più che pensare alla propria salute. Chi dovrebbe insegnare le cose giuste se non il medico, che gode dell’immeritata adorazione umana?
L’uomo e gli additivi
Come chiameresti tu l’automobilista che sale sull’auto e si mette in autostrada per un viaggio di 300 km, senza prima aver controllato benzina, olio e pressione pneumatici? Imprudente e squinternato. Ebbene la gente si alza di mattina per andare a scuola o al lavoro, e parte esattamente con le gomme sgonfie, senza benzina e senza olio. L’additivo chimico con gli ottani quello sì non manca mai. E nel caso della macchina umana l’additivo si chiama caffè o the, o magari colazione sostanziosa ed intasante in contrasto con la fase ripulitiva in corso.
Rimozione sistematica del fattore nutritivo e sostituizione col fattore pseudo-integrativo
Viviamo infatti nel mondo dell’integrazione.
Alla sveglia l’integratore nervino alla caffeina.
Poi arriva più tardi il cioccolatino e il dolcetto, cioè l’integratore zuccherino.
Poi arriva il bicchiere d’acqua, cioè l’integratore acqueo.
Poi arriva la carne, l’integratore proteico.
Poi arriva la pastiglia e la bottiglietta, ovvero l’integratore mineral-vitaminico.
Poi arriva il tuffo nel salame e nella nutella, gli integratori grasso-calorici della disperazione.
Poi arriva il fumo, l’integratore aerobico e cardiaco.
Poi arriva il farmaco, l’integratore della apparente normalità.
Poi arriva il vaccino, l’integratore della falsa protezione.
Poi arriva il clistere, l’integratore della peristalsi.
Poi arriva il Viagra, l’integratore della potenza.
Poi arriva il profilattico, l’integratore della sicurezza.
Poi arriva la sega, l’integratrice dello sfogo sessuale e della pace dei sensi.
“Tutto sbagliato, tutto da rifare”, diceva il grande Gino Bartali
Gino Bartali, nostro campione di ciclismo, non era grande solo sulla sella, ma anche nella vita. Memorabili le tante interviste televisive dove veniva interpellato non solo in materia di sport, ma anche per questioni di politica, di morale, di comportamento, di vita e di salute. Era un critico nato. Qualunque argomento affrontasse, concludeva sempre con una battuta divertentissima: “Tutto sbagliato, tutto da rifare”. Non esiste al mondo settore come quello medico-terapeutico dove meglio si addica quello slogan bartaliano.
L’influenza, caro il mio medico è solo ignoranza bilaterale, in combutta tra pazienti e medici
L’influenza, caro il mio esimio medico, non esiste se non come ignoranza materializzata e bilaterale, come somma di insulti fatti al proprio organismo. Tale considerazione vale per tutte le malattie non traumatiche, ma nel caso dell’influenza vale ancora di più che per gli altri casi. L’influenza è ignoranza del proprio corpo e delle sue esigenze fondamentali, quasi in combutta, condivisione e complicità, tra pazienti e medici, più il coinvolgimento generoso e spendaccione di mamma mutua.
Chi ciuccia alle tette di Mucca Carolina?
Alle tette della Mucca Carolina Statale ciucciano poi, fino ad ubriacarsi, le imprese farmaceutiche e le imprese alimentari che producono cibi arricchiti e supplementari di vitamine sintetiche e di integratori minerali, alle cui sotto-tette ciucciano poi le reti televisive, grazie alle sostanziose sponsorizzazioni. Ci tettano le crudeli filiere delle uova, dove il killeraggio spietato include pulcini tritati vivi e femmine fatte prima impazzire nelle gabbie di riproduzione, dopo che che a tutte le pulcine superstiti viene orrendamente mozzato il becco su una piastra rovente. Ci tettano i produttori del “più latte meno cacao” e delle merendine junk, delle cole, delle caffeine e dei redbull che sono nell’assieme i dolci precursori delle anfetamine e delle siringhe. Ci tettano i fabbricanti di junk food, di prodotti dietetici e di aspartame, sostanza dolcificante che ha, tra le sue caratteristiche, quella di decomporsi liberando fenilalanina, un potenziale cancerogeno, ma che paradossalmente ed irresponsabilmente continua ad occupare intere scansie nei maggiori supermercati. In pratica assistiamo a un avvelenamento martellante e sistemico.
La disgrazia del sovvertimento dell’equilibrio acido/basico, indispensabile per un corretto metabolismo del calcio e per tutte le reazioni biochimiche ed elettriche dell’organismo
Chiaro poi che, messo dentro di noi il male e la costipazione, bisogna affrontarne le conseguenze, e mandare fuori dal sistema ogni materiale patologico prodotto all’interno. Bisogna tamponarne gli acidi, sputridirne le acque luride ed i residui asfissianti, stemperarne i surriscaldamenti. E a questo punto, per nostra fortuna, c’è il sistema immunitario coi suoi strumenti fondamentali che sono il muco (che nasce dall’acidificazione prodotta con l’indulgenza testarda in proteine animali) e la febbre (febbre instaurata per mantenere caldo e rombante il motore cardiaco in quella fase di dura salita che è l’espulsione delle tossine, e rimodulata in basso non appena la situazione si va normalizzando). Non diceva forse qualcuno già nel 400 a.C. che “Sicuramente l’acido è il più nocivo tra gli umori”? Quel qualcuno ha un nome che non ci è nuovo. Si chiamava Ippocrate.
A tutti può capitare di dover fare autocritica, e di ricorrere a qualche forma di rieducazione
Siamo costretti a fare continui riferimenti all’automobile per un semplice motivo. L’uomo di oggi conosce a menadito il funzionamento e le basilari esigenze della sua vettura, mentre rimane più che mai deficiente nella conoscenza di se stesso. Mi rendo conto che dire queste cose al medico, all’ingegnere e al professionista che c’è in te può suonare offensivo e pretenzioso, ma a tutti può capitare nella vita di dover ricorrere a un guru, a un insegnante di tennis, a un ripristinatore dei movimenti giusti.
Troppa televisione e troppa medicalizzazione
Nel mio caso, per dare con disinvoltura delle lezioni di comportamento e di pensiero, di metodo e di azione, a gente matura e non di primo pelo, dovrei vantare mezzo migliaio di anni, mentre sono soltanto un ragazzino di 66 primavere, mancandomi 3 anni alla data rocambolesca e mitica del 69. Diciamo allora che, più che un educatore mi sento un rieducatore, un ri-direzionatore. Tu, al pari poi della gente comune, sei stato oggetto di troppa televisione e di troppa medicalizzazione, in questi ultimi decenni.
C’è modo e modo di giocare a tennis
Se vai a fare un corso di tennis per allievi tardivi e senior, magari dopo aver giocato anche discretamente per diversi anni, sentirai il maestro sudare e smoccolare, perché non riesce a toglierti certi immancabili difetti di impostazione. Per lui è molto più semplice e facile insegnare il mestiere ai ragazzini che non hanno mai tenuto una racchetta in mano. Nella tua vita, hai giocato a tennis malamente per troppi anni. Hai metabolizzato ed interiorizzato i tuoi stessi errori. Hai continuato ad aprire e chiudere i colpi senza quell’armonia e quel rilassamento necessari a massimizzare la potenza e la precisione. Hai continuato a colpire la pallina forte, ma sempre in modo approssimativo e faticoso, scaraventandola non esattamente dove volevi e come volevi, finendo in balia del tuo avversario.
Ma allora, che diavolo è l’influenza stagionale?
Restiamo però all’argomento di oggi che è la flu, il ricorrente ed innocente fenomeno fisiologico chiamato influenza stagionale.
Trattasi forse di malattia? No.
Batteri? No. I batteri sono i nostri minuscoli collaboratori a tempo pieno, cointeressati ai residui che produciamo. Quelli si moltiplicano ogni volta che c’è da banchettare e si contraggono miracolosamente da soli, senza antibiotici, quando diminuisce o scompare la pappa.
Virus? Ancor meno.
Quella è al 99% la polvere delle nostre stesse cellule che se ne va fuori in continua abbondanza tramite il metabolismo cellulare, e all’1% qualche pulviscolo esterno o eterologo che viene fagocitato regolarmente dai legionari del nostro sistema immuinitario.
L’eccesso di batteri e di virus che si riscontra in tutte le fasi di disequilibrio, sono conseguenza dello stato patologico e mai causa specifica del medesimo.
“Allora, cosa diavolo è l’influenza stagionale?” – Sospira il medico, asciugandosi la fronte con una ennesima salvietta.
L’influenza è l’esatto contrario di una malattia: è una benettia
E’ esattamente il contrario di una malattia. E’ una benettia, cioè un procedimento automatico e benefico di recupero che ti permette nel modo più rapido e razionale possibile di ritornare in forma.
“E i farmaci”?
Che roba è il farmaco? Trattasi forse di cibo costruttivo e di nutrimento? No. E allora non se ne parla nemmeno. Il nostro corpo riconosce le sostanze in arrivo con un criterio semplice e ferreo, quello della catalogazione amico-nemico, self-nonself. La sostanza nutriente è amica, quella drogante o stimolante è nemica, e la deve per questo espellere nel modo più rapido e completo possibile, ricorrendo all’aiuto di tutto l’apparato immunitario.
I vaccini? Ti taglieresti i coglioni per fare un ritocco alla tua stessa natura?
“E i vaccini protettivi“?
Protettivi di cosa? Dai batteri? Guai. Essi sono nostri amici. Protettivi dai virus? Triplo guai. Ti taglieresti forse i coglioni per fare un ritocco alla tua stessa natura?
Eliminare i virus significa eliminare noi stessi
Voler eliminare il virus equivale rifiutarsi di essere vivi e di avere delle cellule che subiscono un continuo ricambio e che morendo si disintegrano in frammenti o detriti cellulari, in polvere umana. Voler eliminare il virus significa voler eliminare noi stessi.
La polvere virale è poi priva di qualsiasi effetto patologico, se non quello di diventare anormalmente intasante e battero-richiamante nei momenti di intensa debolezza organica causata dalla costipazione e dallo stress, derivanti dagli stravizi, dalle pessime condizioni dell’ambiente cittadino che ci circonda, dalle conseguenti patologie in corso.
Mangiare giusto, pensare giusto, agire giusto, questo è l’unico sistema. Cambridge insegna.
Vuoi davvero la soluzione? Mangiare giusto, cioè cibi compatibili con la tua irrinunciabile ed ineluttabile natura frutto-vegeto-crudista. Pensare giusto, cioè coltivare ed esprimere pensieri positivi, costruttivi, etici ed estetici. Agire giusto, comportandoti con rispetto e gentilezza verso te stesso, verso il prossimo umano e non umano, stando alla larga da ogni violenza, sopraffazione, crudeltà mentale-materiale diretta o indiretta. Gentilezza verso te stesso include respirare, muoversi all’aria ed al sole, dare al tuo corpo nutrimento e non drogante stimolazione, dare anche soddisfazione e divertimento, in ottemperanza al principio del panem et circenses che il grande poeta satirico Decimo Giunio Giovenale (55-135) concedeva non senza spirito ironico e polemico alla plebe latina. Adottare dunque il piano salutistico per eccellenza, il Cambridge2000, il tanto acclamato five-per-day, il sistema che impedisce al 100% ogni tumore, ogni cancro, ogni cardiopatia, ma anche ogni influenza.
Gli inglesi mi stanno sulle palle
“Ne sei sicuro? Ma Cambridge è in Inghilterra, e a me gli inglesi stanno sulle palle. Vanno a sinistra e misurano ogni cosa con piedi, pollici, gomiti e ginocchi.”
Va bene, restiamo allora al di qua delle Alpi. A Roma, nella Primavera del 2006 (ha riportato puntualmente Franco Libero Manco nel suo articolo A proposito di influenza), si è voluto fare il punto su 37 anni di vaccinazioni mondiali contro l’influenza. Il progetto, frutto di ben 25 studi diversi, ha preso in esame 60 mila adulti vaccinati. La conclusione è stata che le vaccinazioni riducevano solo del 6% la possibilità di contrarre l’influenza nelle persone giovani e sane, mentre non aveva alcuna efficacia nelle persone anziane.
Una dichiarazione importantissima. Qualcosa di simile a una benedizione solenne urbi et orbi.
A conferma di questo, il dr. Anthony Morris, virologo ed esperto responsabile del controllo ai vaccini della FDA, ha fatto una dichiarazione incredibilmente vera e trasparente: “Non esiste alcuna prova che il vaccino contro l’influenza sia utile. I fabbricanti dei vaccini sanno benissimo che il loro prodotto non serve a niente, ma continuano però a venderlo”. E’ come se il pontefice si affacciasse un giorno in Piazza San Pietro e dicesse: “Fedeli, andare in chiesa e toccare l’acqua santa non serve a niente e non vi fa alcun bene”.
Il cartello farmaceutico fa il suo naturale mestiere di produrre e distribuire farmaci e vaccini, e di massimizzare i suoi profitti, come qualsiasi intelligente azienda commerciale
L’atteggiamento del cartello farmaceutico mi pare anche logico. I produttori mica sono un ente di beneficienza. Puntano esclusivamente ai loro massimi profitti e al rialzo in borsa. Fino a quando la gente è scema e si mette a rincorrere il vaccino, ogniqualvolta il monatto di turno fa le sue raccomandazioni in televisione, in nome e per conto di Big Pharma, il cartello fa bene a comportarsi così.
Le esperienze del Canada e del Giappone
Un secondo studio importante fatto sui casi di influenza in Canada tra il 1990 e il 2005, riportato dal quotidiano National Post di Ottawa il 2/5/2006, attesta che “Il vaccino antinfluenzale non ha ridotto il numero di casi, mentre questa campagna è costata ai contribuenti più di 200 milioni di dollari”. In Giappone, dove nel 1976 fu resa obbligatoria la vaccinazione in massa per i bambini delle scuole, prima della vaccinazione si ammalava 1 persona ogni 100 mila abitanti, dopo la vaccinazione se ne ammalavano ben 60 ogni 100 mila.
Effetti collaterali che vanno dai problemi cardiaci, alle paraplegie, all’Alzheimer
Tra gli effetti secondari del vaccino, riviste famose come la British Medical Journal, citano, tra gli effetti secondari o collaterali del vaccino, lo sviluppo di pericarditi acute, problemi cardiaci, encefaliti, mielopatie, occlusione della vena centrale della retina, paraplegie, e altre affezioni ancora. Le ricerche del dr. Hungh Fudenberg, immunologo statunitense, provano inoltre che esiste un legame tra le vaccinazioni regolari contro l’influenza e un aumento sensibile del morbo di Alzheimer.
Ti scrivo la formula vincente
“Cacchio, la vuoi sapere una cosa? Qualche sospetto già ce l’avevo dentro di me… Mi hai proprio convinto. Ti nomino medico honoris causa… Mi fai una prescrizione antinfluenzale ed anti-febbre gastrointestinale?”
Bene, ti scrivo la formula vincente su un foglietto di carta normale, e lo potrai esibire al tuo farmacista di fiducia, lasciando una fotocopia alla tua cuoca di casa, o magari all’amica titolare del tuo ristorante preferito.
L’elogio incondizionato di un regalo invernale divino, di nome caco
Cachi maturi tre volte al giorno durante il mese di novembre, dicembre e gennaio, sempre rispettando l’esordio mattiniero acquoso a base di arance, pompelmi, mandarini, uva, meloni gialli ed ananassi. Cachi secchi, fichi secchi e datteri tra gennaio e aprile, più radicchio, tarassaco, valeriana, cavoli, carote, carciofi e finocchi, abbondanti come primi piatti invernali a pranzo e cena, accompagnati da un tozzo di pane integrale scuro, in anticipo sui secondi piatti mai privi di zucche e patate e su terzi piattini di mandorle, noci e pinoli.
Lascia stare l’honoris causa e fa girare la mia tesina sull’influenza, che va ad aggiungersi a quella Zona tumore e Zona Cancro, e a Gli interventi sulla spia rossa, che anche i grossi calibri della medicina hanno dimostrato di gradire
Dici di nominarmi medico honoris causa? Mi accontento di molto meno. Fa’ girare questa importante tesina tra i tuoi colleghi. Se qualche ASL e qualche ospedale avranno lo spirito e il coraggio di metterla nelle loro bacheche, comincerò a pensare che il mondo non è ancora marcio del tutto. Perché, a parte gli appetiti strani ed insaziabili, anche il medico più sviato (e tu sei uno di questi), anche il macellaio più sanguinario, anche il fabbricante più venale, anche il farmacologo più jackilliano, hanno dei figli da crescere. Ragazzi che saranno di sicuro 1000 volte più trasparenti dei rispettivi padri. Lo ha dimostrato John Robbins, figlio unico del più grande macellatore bovino d’America, nonché imperatore mondiale del gelato, rifiutando con sdegno e clamore l’eredità multimiliardaria paterna per testimoniare al mondo intero le malefatte del suo genitore, scrivendo autentiche bibbie ispirate tipo Diet for a New America.
Leggiti Boschi, che non è inglese e usa il metro in zona Parma, e rifletti sul Vangelo degli Esseni, che non è Cambridge, ma molto di più
Se poi credi di trovarti di fronte all’ultimo strambo di turno, quello che non esita a usarti come carne da macello e da esperimento, spingendoti nell’infida e precaria avventura del crudismo, ti consiglio di leggere un ottimo articolo dell’amico Luigi Boschi dal titolo Perché ci avvelenano, e magari di sfogliare Il Vangelo Esseno della Pace.
“Non uccidete né uomini né animali, né il cibo che va nella vostra bocca.
Se vi nutrite di cibi vivi questi vi vivificheranno.
Se uccidete il vostro cibo, esso vi ucciderà.
La vita viene dalla vita. Dalla morte viene sempre la morte.
Ciò che uccide il vostro cibo, uccide anche le vostre anime.
I vostri corpi diventano ciò che mangiate, come le vostre anime diventano ciò che pensate.
Perciò non mangiate ciò che il gelo ed il fuoco hanno distrutto, perché i cibi bruciati, gelati e decomposti, bruceranno, geleranno e decomporranno il vostro corpo.
Mangiate frutti ed erbe alimentati e scaldati dal fuoco della vita.”
Valdo Vaccaro
Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)
Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)
24 Novembre 2009.
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