Fermentazione, putrefazione e acidificazione

Fermentazione, putrefazione e acidificazione

Un’alimentazione errata, basata su cibi acidificanti e che favorisce la putrefazione, provoca malessere e malattia. Ecco perché un’alimentazione vegana, che includa soprattutto cibi alcalinizzanti e ricchi di enzimi, diviene non solo uno stile di vita ma una vera e propria cura ai più diffusi malesseri che colpiscono il corpo umano.

Domanda

Richiesta di chiarimenti dalla Sicilia

Buonasera dottor Vaccaro, sono Salvo dalla Sicilia e vorrei porle alcune domande riguardo l’acido urico dovuto alle carni e al caffè, come si evince dai suoi scritti. Poi però, su molti siti dove si parla di diete dissociate, si dice che tutti i cereali sono acidificanti, tranne il miglio. Io non mangio cereali perché contengono proteine al 10%, e perché non calzano nel suo “5-90-5”. Se il cibo non va cotto, allora i cereali crudi vanno bene solo per gli uccelli.
Aggiungo pure che, quando li mangio, mi creano fenomeni putrefattivi, forse perché i pasti successivi sono a base di frutta. Solo con la mela tutto si regola alla perfezione.

Confusione tra acidificazione e iperuricemia, tra fermentazione e putrefazione

Lei difende abbastanza i cereali, e questo mi confonde un po’. Faccio pure confusione tra i termini “acido urico”, “acidificanti”, “fermentativi” e “putrefattivi”. Le verdure cotte sono fermentanti? Se la fermentazione crea acidi, sono sempre urici?

Il limone nell’insalata ci va o non ci va?

Ho letto pure da qualche parte che non va bene il limone nell’insalata, perché zuccheri più amidi creano acidificazione. In questo caso, dove mai stanno gli amidi? L’acidificazione è da evitare, d’accordo. Ma cosa c’entra con gli acidi urici?

Sto creando un video blog su internet. Posso sponsorizzarla rubandole qualche frase in cambio?
Concludo facendole le mie più sentite congratulazioni per il lavoro esemplare che svolge. Grazie.


Risposta

Più si naviga e più serve la bussola

Ciao Salvo, puoi senz’altro rubarmi qualche frase, alla sola condizione che non si perda il significato. Le frasi vanno inserite ed interpretate, come ben sai, nel contesto in cui vengono alla luce. Mi hai fatto delle domande aggrovigliate che denotano qualche confusione. Farsi una cultura veleggiando da un’isola culturale all’altra in continuazione non porta necessariamente alla chiarezza. Più si naviga e più bussola occorre tenere nel cuore e nel cervello. Altrimenti tutti finiscono per avere ragione e non riesci più a distinguere il vero dal falso, non riesci più a connettere e a completare i tuoi mosaici mentali.

Stiamo attenti a non uniformarci ed inquadrarci troppo sui numeretti

Farsi una cultura sclerotizzandosi sui numeretti e sui concetti singoli è parimenti improduttivo. Serve flessibilità mentale e senso dell’orientamento. Serve spaziare stando ancorati ai buoni principi.

Mi parli di 5-90-5, citando qualche mio scritto. Lo avrò usato in modo strumentale, parlando di “zona”, ma mai con l’intenzione che qualcuno lo adottasse come formula numerica magica per chissà quale specifica dieta.

Il crudismo va inteso in senso tendenziale

Parlando di crudismo, ho sempre sostenuto che va inteso in senso tendenziale e non fanatico. Il discorso poi degli amidi relativi all’insalata, che hai letto da qualche parte, può starci benissimo, visto che esistono diversi vegetali e diverse verdure amidacee, contenenti cioè amido, sostanza granulosa idrocarbonata di alto valore nutritivo e calorico.

Cereali, legumi, tuberi, patate e castagne, sono le prime cose che mi vengono in testa. Ma anche le zucche, le melanzane, le zucchine, i peperoni, i carciofi e gli stessi cavoli, sono elencabili tra i vegetali ad alto tasso amidaceo.

Il limone nell’insalata è una questione controversa. Fa di sicuro meno male il limone dell’aceto. Diciamo che le qualità di un buon piatto di insalata verde, con dell’extravergine d’oliva e con qualche goccia di aceto o di limone, non va assolutamente messa in discussione.

Trovo assurdo demonizzare i cereali

Quanto ai cereali, andiamoci piano nel demonizzarli. Sono un ammiratore di Hilton Hotema e mi reputo tra i più convinti fruttariani al mondo, non solo a parole, ma con i fatti. La lotta al cereale lanciata da Hotema negli USA aveva motivi e scopi ben precisi, in quanto si contrapponeva alla tendenza dell’agricoltura americana a produrre enormi quantitativi di mais destinati all’alimentazione animale. Se si usa l’accorgimento di non cuocerli troppo, e di precederli da un buon piatto di insalata, offrono un ottimo nutrimento, senza acidificare troppo. Sicuramente che il miglio è più leggero del farro e dell’orzo.

Qualche compromesso permette di evitare le crisi caloriche

Ma vanno bene tutti, nella versione integrale, e senza esagerare. Il mais tenero, cotto nel suo cartoccio, è eccezionale. Anche il pop-corn è fantastico. Chiaro che, se uno vive in zona equatoriale o tropicale, ha la possibilità di massimizzare l’apporto in frutta, e di lasciare solo un piccolo ed insignificante margine ai cereali e alle loro farine integrali. Ma vivendo in zone temperate, dove la stagione fredda prevale nettamente su quella calda, sarebbe grottesco e autolesionistico rinunciare alle magnifiche granaglie chiamate cereali.

Un riso integrale alle verdure, un piatto di farro o di orzo con le ortiche e il pungitopo, un buon panino con insalata e melanzana, spalmato di crema di olive, ma anche una pizzetta o della pasta integrale alle verdure, vanno tutti accettati come validi compromessi a coronamento della perfezione fruttariana, e non come insanabili trasgressioni.

La fermentazione dei carboidrati

Ribadisco qui alcuni concetti-chiave. La fermentazione riguarda soprattutto i carboidrati (zuccheri e amidi), sia naturali tipo frutta e verdura, che cotti (tipo dolci, pasta, pane, pizza). La fermentazione non è altro che la trasformazione degli zuccheri in alcol, come succede al succo d’uva che diventa vino. In pratica chi vive con la fermentazione costante nel proprio intestino, finisce per alcolizzarsi ed ubriacare il sistema senza nemmeno bere.

Ubriacarsi senza bere? (…) Sarebbe davvero il massimo della sfiga, direbbe il mio amico William Gressani, per il quale ogni goccia di vino era una goccia divina.

Frutta e verdura fresche e vive sono i materiali più facili a fermentare

Per evitare la fermentazione, occorre che gli zuccheri non trovino sulla loro strada dei residui proteici che ne rallentino il percorso e ne modifichino la formula chimica. Soprattutto la frutta, che viene assimilata e passa nel sangue in mezz’ora, pretende un tubo gastrointestinale libero e pulito. Questo riguarda tutta la frutta, ed in partcolare quella più facile alla marcescenza, come le angurie e i meloni, mentre mele, ananas e papaia sono più resistenti alla fermentazione, grazie ai loro enzimi antifermentanti.

Anche la verdura cruda tende a fermentare. Frutta e verdure cotte non fermentano facilmente, visto che la cottura le ha private dei loro preziosi catalizzatori, devitalizzandole, rendendole dunque cibo pressocché morto e non reattivo.

E’ la putrefazione la rovina numero uno

La differenza tra la degenerazione carbonica (fermentazione) e quella proteica (putrefazione) è enorme. La fermentazione è soprattutto perdita di nutrimento. La putrefazione è avvelenamento vero e proprio. E’ la putrefazione che appesantisce e viscosizza il sangue in modo micidiale.
E’ la putrefazione che produce l’acido urico.
E’ la putrefazione l’origine di tutte le malattie dell’uomo.
E’ la putrefazione che intasa, costipa ed avvelena, non certo le cosiddette infezioni batterico-virali (vedi tesina La farsa del contagio batterico-virale, del 18 gennaio 2010).

Il sangue alcalino della creatura fruttariana chiamata uomo

L’acidificazione è un fenomeno patologico relativo alla dieta e ai comportamenti umani. Parte dal fatto che l’essere umano, da bravo fruttariano, ha un sangue che sta in modo, minimo ma netto, oltre il punto medio o neutrale 7.00 della scala acido-alcalina del pH, che va dallo 0.00 di acidità totale al 14.00 di alcalinità totale. Una salute ideale implica dunque un sangue equilibrato oscillante tra 7.35 e 7.55 nella scala.

Gli animali onnivori-carnivori hanno invece tutti un sangue acido, che si attesta sotto il livello 7. Dai valori pH del sangue dipendono le altre acidità tipiche della saliva, dei succhi gastrici e delle urine, che stanno su livelli moderatamente acidi.

Acidificazione uguale mucosità

Mantenere uno stato di leggera alcalinità del sangue è una priorità vitale per il nostro organismo. Acidificare il sangue significa compromettere le reazioni biochimiche e la vitalità dell’intero sistema. L’acidificazione del sangue porta, come sintomo protettivo e reattivo, alla formazione di muco e di catarro nelle diverse parti del corpo, al punto che acidificazione è sinonimo di mucosità. Uno dei massimi teorici della dieta vegetariana-fruttariana crudista, ovvero della dieta anti-muco, è il
dr. Arnold Ehret (1866-1922).

L’acqua pura e distillata rappresenta la migliore soluzione per l’uomo, ed è neutra al punto 7.00

Tener presente che 1 grado di acidità in meno (esempio, passando dal livello 6 al livello 5 della scala), non è cosa da poco, e significa che la sostanza in esame è 100 volte più acida al livello 5 che al livello 6.
L’acqua pura e distillata, ed anche la pioggia e la neve da nuvole non inquinate da acido solforico e acido nitrico (inquinamento auto, emissioni industriali, emissioni centrali termoelettriche), hanno un ph 7.00, perfettamente neutro.

l fenomeno delle precipitazioni acide (pioggia, neve, grandine) deriva dall’alto tasso di inquinamento, soprattutto in zone urbane ed industriali, dove l’acqua che cade al suolo registra livelli estremamente bassi, tipo 5.60. Chi vuole procurarsi acqua distillata dalle precipitazioni, lo può fare, con l’accortezza di raccogliere la pioggia non al primo scroscio di pioggia, ma a temporale avviato.

Il pH è importante anche in agricoltura

Il pH è importante anche per stabilire l’habitat delle piante nei rispettivi terreni agricoli. La pianta del mirtillo ha bisogno ad esempio di un terreno acido, mentre la valeriana ama il terreno alcalino. Un suolo acido viene neutralizzato trattandolo con carbonato di calcio, o con decomposizione di concime organico, o con dei fertilizzanti che idrolizzano e azotizzano per ossidazione dei composti solforati.

L’acidità di stomaco deriva da errori alimentari causati dall’ingestione di cibi acidificanti come le proteine in eccesso, soprattutto quelle di origine animale, difficilmente disgregabili con le scarse dotazioni di acido cloridrico dello stomaco fruttariano umano.

L’acido in partenza che diventa alcalinizzante a destino e viceversa

Acidità significa agrezza, vitamina C, limone.
Alcalinità significa proteina vegetale (cereale) e proteina animale (carne e latte).

I cibi alcalini in partenza (carne, latte, uova, pesce) rilasciano nel duodeno (parte alta dell’intestino) ceneri acide ed acidificanti, mentre i cibi acidognoli in partenza (frutta e verdura cruda) rilasciano nel duodeno ceneri alcaline, e sono dunque alcalinizzanti.

Spiegazione del potenziale Hidrogenum o pH

In chimica, acidità significa proprietà di una sostanza di mandare in soluzione ioni di idrogeno H+, e si misura con il pH (potenziale Hidrogenium) che rappresenta il logaritmo decimale dell’inverso della concentrazione di ioni H+ presenti nella soluzione stessa, secondo la formula pH = -log (H+).

Fu Soren Peter Sorensen (1868-1939), fisico-chimico danese, a introdurre per primo il concetto di pH come misura della concentrazione idrogenionica. Il US National Bureau of Standards ha definito il pH come forza elettromotiva esistente tra due elettrodi in specifiche soluzioni.

Una sostanza micidiale chiamata acido urico

Quanto all’acido urico, trattasi di sostanza tossica particolare che si accumula nell’organismo per eccesso di albumine provenienti dalle carni, dal pesce, dal formaggio stagionato, dalle uova, dai legumi secchi e dai funghi, e per eccesso di alcaloidi, gruppo di oltre 200 sostanze organiche azotate di estrazione vegetale (atropina, chinina, cocaina, stricnina dalla noce vomica, morfina e codeina dall’oppio, caffeina dal caffè, theina dal the, teobromina dal cacao, nicotina dal tabacco) e di estrazione animale (adrenalina dal rene dei cavalli, cadaverina e ptomaina dai cadaveri putrefatti e quindi da tutte le carni morte).

Un lanzichenecco chimico contrastabile solo col veganismo crudista

L’acido urico è una maledizione per il corpo umano fruttariano, che non ha dotazioni enzimatiche di uricasi, per contrastare e demolire tali sostanze micidiali, come invece succede per gli animali onnivori-carnivori, che il creatore ha equipaggiato con adeguati strumenti antiurici.

Nel corpo umano, l’acido urico produce arteriosclerosi, angina pectoris, apoplessia, malattie renali ed epatiche, patologie alla prostata e alla vescica (infiammazioni chiamate prostatiti ed uretriti), nonché calcoli nei vari citati organi. Senza scordare i mali di testa, le emicranie che nessuna pasticca è in grado di risolvere. Senza contare il reumatismo, l’artrite e la gotta.

Una alimentazione vegana è il migliore mezzo per contrastare questa catastrofica condizione chiamata iperuricemia.

Valdo Vaccaro
Direzione Tecnica AVA-Roma e ABIN-Bergamo
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