Il calendario della frutta e della vitalità

Il calendario della frutta e della vitalità

La frutta migliore è quella di stagione e non trattata, ma una carica di vitalità è data anche dalle primizie, dalla frutta tardiva, da quella secca, con l’aggiunta dei cereali e delle verdure… Fare il pieno di salute attraverso l’alimentazione naturale è sempre possibile… L’autore, noto esponente della scienza igienista, ci aiuta a scegliere il meglio per ogni stagione.

DOMANDA

Il superamento delle difficoltà stagionali

Ciao Valdo, oramai è quasi un anno che mi sono convertito al veganesimo. Mai però, come in questo periodo di fine maggio, mi sono trovato in difficoltà nella scelta della frutta. In questa stagione primaverile le mele e le pere sono un po’ passate, in quanto rappresentano la rimanenza dell’anno precedente, e hanno stazionato a lungo nei frigoriferi. L’altra frutta, tipo albicocche, susine, ciliegei, sono primizie e pertanto, se ho capito bene, non proprio adatte a una sana alimentazione. E’ possibile stilare un elenco dettagliato, magari mese per mese, dei frutti e delle verdure di stagione, al fine di trarre il maggior vantaggio dall’alimento che si mangia?

Parto podalico e parto cesareo

Una domanda infine su un argomento ginecologico. Per un parto podalico, che cosa consigli di fare al fine di evitare quello cesareo? Ti chiederei di scrivermi tutto quello che sai su questo argomento. Il problema riguarda una gestante di quattro mesi. Ti ringrazio e ti mando i miei saluti.
Antonio Scotti

RISPOSTA

Importante mantenersi in forma con un piano di ginnastica pre-parto

Partiamo pure dall’ultimo quesito. Credo che per qualsiasi tipo di parto sia basilare, per la mamma in attesa, il mantenersi in forma perfetta, mediante alimentazione sana e leggera, accoppiata a respirazione yoga e a regolare ginnastica pre-parto.
Quanto alla faccenda di evitare il cesareo, sappiamo che ogni situazione diventa un caso a sé. Dipende dalle condizioni della gestante e dalle attitudini dei ginecologi che la seguono, nonché dalle finanze dell’ospedale.

Criticabile tendenza verso il cesareo

Sappiamo infatti quanto forte sia la tendenza della medicina moderna a propendere per il cesareo, non tanto e non solo per i parti anormali o problematici ma anche per quelli più standard, visto che col cesareo gli ospedali e gli stessi ginecologi realizzano molti soldini, mentre col parto al naturale mettono assieme soltanto briciole. Vengono accampate tutte le giustificazioni, tutte le difficoltà vere e presunte, tutti i rischi possibili ed immaginabili.

Il principio dello “spaventa e impera” non risparmia nemmeno le partorienti

Il solito principio dello “spaventa e impera”, a cui la medicina ricorre sistematicamente, come strumento coercitivo di convincimento. Parto troppo laborioso, parto a rischio, apertura tardiva delle acque, posizioni inconsuete del feto, e così via.

La realtà è che il parto vecchio stile, fatto a casa con l’assistenza delle amiche esperte e delle cosiddette comari, offre paradossalmente più garanzie di quelli che la soluzione della clinica promette. Nel parto vecchio stile, non si contemplano sale operatorie, bisturi, farmaci, flebo, stress, e tutte le procedure correlate con un intervento chirurgico.

La futura mamma non è un marziano

Siamo dopotutto di fronte non a un marziano, ma a una donna che sta portando a compimento la sua gravidanza, ovvero l’opera più naturale e normale prevista da madre natura per il rinnovo e il proseguimento della specie. Si tratta di assisterla, darle conforto, darle tempo, darle sicurezza, darle tranquillità, senza trasformarla in una paziente, in una malata, in una persona a rischio.

Nelle cliniche ospedaliere accade tutto l’opposto. Ecografie ripetute che ti dicono tutto sul nascituro, disturbandolo oltremisura prima ancora di venire al mondo.

Il parto podalico non dovrebbe rappresentare particolari difficoltà, se non quella di presentare un alibi in più per giustificare il cesareo

Tempi precisi e standardizzati per ciascuna fase del parto… mentre è risaputo che ogni donna è diversa per condizioni fisiche, per carattere, per tempi reattivi. Pare che per un parto podalico non esistano poi particolari difficoltà, nel senso che con qualche accorgimento in più, e con qualche attento maneggio esterno del nascituro, si riesca a farlo uscire nel modo più conveniente.

Il florido mercato della maternità e dell’infanzia

Purtroppo, la maternità e l’infanzia rappresentano per la medicina dei nostri tempi un florido mercato. Questo trasformare la madre da persona normalissima e sana in persona oggetto di cure mediche sin dall’inizio, da parte di un programma preciso e scandito nel tempo, dove il passaggio obbligato è dalla ginecologia alla pediatria, fa di essa non una persona da tutelare a spada tratta come dovrebbe essere, ma un importante strumento di mercato.
Madre medicalizzata significa madre che accetta e propaga l’ideologia corrente della proteina nobile, del ferro-eme, della B12, degli Omega-3 ittici, del latte in formula, degli omogeneizzati, delle vaccinazioni.

Non demonizziamo stupidamente le primizie e nemmeno le tardizie

Veniamo ora alla domanda sulla frutta stagionale e su quella anticipata. Non sono d’accordo intanto con la demonizzazione delle primizie, e non ho mai detto che esse siano incompatibili con una sana alimentazione. Stesso discorso per le tardizie, ovvero per la frutta tardiva. C’è al contrario da augurarsi che si riesca a produrne tante in quantità e qualità, e che si riesca persino ad ampliare notevolmente i tempi di utilizzazione, facendo in modo di renderle disponibili già a partire da febbraio-marzo e non solo da aprile-maggio in avanti. E rendendole pure più economiche ed accessibili a tutti, senza che costino un occhio della testa.

Trasformiamo una buona volta i deserti in oasi

Basterebbe fare uso più intensivo e razionale delle lande del Sahara, trasformando i deserti in altrettante oasi. I mezzi scientifici e tecnologici ci sono. Il problema è che si fanno grossi investimenti per l’estrazione del petrolio, e ci si dimentica di provvedere al vivificante carburante umano, che è il succo zuccherino fresco.

Nelle zone desertiche degli Stati Uniti si raccolgono pesche, albicocche e ciliegie già in febbraio. Perché mai ciò non può avvenire anche intorno al Mediterraneo? Basta vedere la capacità dell’agricoltura taiwanese, che ha trasformato il meridione della sua isola in zona di produzione intensiva di manghi, guava, banane e frutta tropicale, oltre che paradiso di angurie e di meloni per tutto l’anno.
Basta vedere i risultati che ottiene Israele, con datteri, pompelmi, avocado e banane, e un clima non molto diverso dal meridione d’Italia.

Mele svilite e stanche e medici armati di siringhe e vaccini

Verissimo invece che al momento attuale gli unici modi insulsi di ampliare la disponibilità della frutta e delle verdure, sono le celle frigorifere, i procedimenti di irradiazione, i conservanti. Ed è così che, nei due o tre mesi che vanno da febbraio a maggio, la gente della fascia temperata-fredda continua a soffrire le pene dell’inferno, costretta com’è a limitarsi con la frutta in linea generale, e ad accettare mele e pere che sono svilite e stanche, sicuramente incapaci di darti la carica.

Poi arrivano i medici armati di siringhe e vaccini, con le loro storie sui temibili batteri e sui micidiali virus, quando invece tutte le malattie di stagione sono determinate da un accumulo di debolezza. Niente sole, poco movimento, poca respirazione, tanto cibo cimiteriale, tanto cibo cotto e distrutto. Chi mai potrebbe resistere sano in quelle condizioni?

Strategie di sopravvivenza per superare il trimeste della penuria

E’ per quello che, come spesso dico, servono strategie di sopravvivenza, per superare il momento più difficile dell’anno, cioè il trimestre marzo-aprile-maggio, che definirei trimeste della penuria solare-vitaminica-minerale-ormonale. Come? Facendo ricorso sistematico e intensivo a quello che la stagione offre. Prima cosa gli agrumi, come i mandarini, i pompelmi, le arance bionde e rosse, i kumquat, i limoni e i cedri.

Senza gli agrumi e senza la frutta standard nessuno è in grado di superare l’impasse invernale in scioltezza vegano-crudista

Gli irresponsabili che mandano in giro notizie false sulla incompatibilità degli agrumi con la salute umana, vanno semplicemente deprecati ed ignorati. Creano solo confusione e diseducazione, spingendo la gente immancabilmente verso il carnelattismo, il cibo cotto, il caffè, le bevande gassate. Anche le campagne orchestrate contro la frutta non biologica puzzano di bruciato. E’ troppo evidente che la migliore frutta è quella non trattata, quella dove si usano foglie di bosco come unico fertilizzante. La gente questo lo sa già. Non serve infierire.

Mentre scrivo, sto assaporando un melone spagnolo a buccia gialla, proveniente magari dalle Isole Canarie, che si trovano quasi al largo della Mauritania. Non biologico e non di stagione. Un profumo incredibile, un sapore fantastico, un carico di vitalità e di linfa biologica. Ne vorrei uno al giorno, per tirar via i medici di torno. Altro che bio e non-bio.

Chi parla contro la frutta ha sempre la coda di paglia

Ma resta vero che, persino il peggior frutto possibile, ha delle ottime qualità naturali essendosi maturato lentamente e al sole, per cui è assurdo ridurre l’acquisto di frutta e verdura a quantitativi striminziti, pagati a prezzi da boutique e non da negozio alimentare.

Chi parla contro la frutta ha sempre la coda di paglia. Trattasi di gente incompetente e disordinata che ha capito poco o nulla dell’alimentazione umana. Spesso si tratta pure di persone motivate da secondi fini, e quindi corrotte.

Oltre agli agrumi, i kiwi sono una risorsa favolosa in questo periodo di penuria vitaminica. Le mele e le banane, più i frutti tropicali tipo il cocco, l’avocado, i datteri freschi, la papaia, il mango, l’ananas, i meloni, e qualche grappolo d’uva dall’emisfero australe, completano la lista tipica della spesa di una persona attenta alla salute.

Il ricorso alle verdure selvatiche, a integrazione di quelle orticole

Nello stesso periodo, è consigliabile fare ampio ricorso alle prime verdure selvatiche primaverili, cariche di energia e di forza elettromagnetica.  Mi riferisco al tarassaco, alla valeriana, alle ortiche, al selene, alle punte di luppolo e di altre piante eduli. Tali verdure faranno il paio con quanto il mercato offre.

Carciofi, finocchi, sedani, lattughe, cicorie, rape, carote, bietole, germogli vari, ravanelli, topinambur, cipolle, porri, legumi tipo tegoline e piselli, patate, patate dolci e zucche, non mancano mai e serve dunque abbondare coi prodotti della natura.

La salvezza sta nella frutta secca ed anche nelle primizie

Chiaro poi che c’è pure abbondanza di frutta secca, tipo carrube, castagne, noccioline, noci, mandorle, pinoli, pistacchi, fichi secchi, arachidi, lupini, uvetta, kaki secchi. Il panorama è completato dai cereali integrali come riso, miglio, avena, grano saraceno, farro, orzo, nonché dai semini preziosi tipo il sesamo, il girasole, il lino, la canapa, e diversi altri.

Per il resto, è consigliabile, come citato all’inizio, fare ricorso all’integrazione vitale rappresentata dalle primizie, vale a dire fragole, ciliegie, nespole giapponesi, pesche ed albicocche.

 Da dicembre a fine febbraio ci si salva ancora

Per il periodo che va da dicembre a fine fine febbraio, che a mio avviso ha un grado di difficoltà assai inferiore rispetto al trimeste successivo, ci si può ancora salvare. Intanto abbiamo ancora le ossa e le cellule cariche del sole preso fino ad ottobre, e possiamo pure beneficiare degli effetti prolungati dei nutrienti freschi e carichi di energia, consumati nel periodo autunnale, ed anche dell’energia assorbita col movimento e la pelle nuda, col benefico contatto con l’acqua di mare e di fiume, con lo sport e l’attività all’aria aperta, col respiro e la traspirazione. Gli orti hanno ancora diversi legumi, e il materiale messo nelle cellule frigorifere non ha ancora perso tutte le sue vitali caratteristiche.

Molta frutta si è mantenuta al naturale, e si è anche maturata al meglio messa al riparo, come mele e pere, cotogne e melograni, kaki e nespole germaniche, uve e castagne. Meloni gialli e verdi, profumatissimi e dolci, si trovano abbondanti e a prezzo accessibile. Si trovano persino le pesche tardive.

Il semestre estivo-autunnale rappresenta l’esplosione della vitalità e della salute

Per i mesi che vanno da giugno a novembre, che comprendono il trimestre estivo e quello autunnale, non servono molti commenti. C’è l’esplosione della vita a tutti i livelli, con uve, susine, fichi, e tutto il resto.

Sole, bicicletta, nuoto, aria aperta, nudismo, abiti leggeri, fanno il paio con un’alimentazione naturale dove l’alimento più importante dell’uomo, che è la linfa zuccherina della frutta vitaminizzata-mineralizzata-ormonizzata naturalmente, permette a tutti di raggiungere i punti più alti di salute e di vitalità, in attesa di arrivare gradualmente ai due trimestri invernal-primaverili, caratterizzati da crescenti difficoltà e da massima vulnerabilità.

Valdo Vaccaro
Direzione Tecnica AVA-Rome e ABIN-Bergamo.

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