Gli anti-depressivi a volte vengono utilizzati per alleviare stati che dipendono dalle normali circostanze della vita e che invece richiederebbero il ricorso alle proprie risorse interiori.
“Gli anti-depressivi vengono utilizzati non solo per curare la depressione vera e propria, […] ma per alleviare stati che dipendono dalle normali circostanze della vita […], circostanze che non chiedono una terapia farmacologica ma piuttosto il ricorso alle proprie risorse interiori.
“In Italia nel 2003 le vendite degli psicofarmaci hanno toccato i 168 milioni di euro, mentre la nuova formula delle Ssri ha superato i 14 milioni di vendita.
“Una delle cose più gravi è la scoperta dell’abuso di psicofarmaci nei bambini e negli adolescenti che soffrono di episodi depressivi”.
(Dall’Espresso, Silvio Garattini)
Nonostante l’obbligo morale di valutare le varie fasi di sviluppo e il sostegno che si può dare per comprendere di quale passaggio si tratta, la medicina ufficiale continua ancora a utilizzare lo psicofarmaco come una “pillola magica”, la quale, anziché sanare le problematiche della persona, offre solo un’inibizione temporanea dei sensi dopo cui il soggetto torna a sentire il disagio originario.
Questo accade perché staccare momentaneamente la spina ed assentarsi dalla vita, non può essere considerato un valido rimedio che abbia efficacia nel tempo e che riequilibri i bisogni e gli appagamenti.
La buona notizia è che ciascuno di noi, con un po’ di pratica, può individuare i meccanismi che permettono e favoriscono il proprio riequilibrio, e valutare le proprie relazioni e qualità di vita, imparando a proporre se stessi in modo da non svilire i bisogni né propri né degli altri.
Nada Starcevic
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