Dal libro La Disobbedienza, Igor Sibaldi fa una dedica a tutte le “madri” divine, a tutte le Marie che, dall’interno di ciascuno di noi, portano in grembo un futuro migliore. “Se voi sapeste di essere anche Maria di Nazareth, non vi vendereste mai”.
Care Marie di Nazareth, mi rivolgo a voi direttamente, o almeno spero di riuscirci: non è impresa facile raggiungere la vostra attenzione – quella autentica, antica – attraverso i tanti aspetti che avete assunto nella nostra società, nella vostra vita di tutti i giorni.
Senza dubbio nel secolo XXI voi vi presentate, anche a voi stesse, come persone che attribuiscono grande importanza al loro lavoro: o perché gli dedicano otto ore al giorno in quasi tutti i mesi dell’anno, oppure perché state cercando impiego; e avete imparato a guidare un’auto che vi piace, o che non vi piace, o di cui non vi chiedete più se vi piaccia o no; guardate la televisione, leggete e scrivete cose su internet, andate in palestra o pensate di doverci andare, frequentate supermercati e farmacie – e date per scontato che Maria di Nazareth sia una donna famosa, vissuta (pare) venti secoli fa.
Invece a me risulta che quella ragazzina tanto problematica per tutti è dentro di voi: è lì che aspetta, e vorrei proprio che ci facciate caso.
Non c’è bisogno di stupirsene più di tanto: sono cose risapute: al pari di tanti altri protagonisti dei libri sacri, anche Maria venne immaginata al preciso scopo di rappresentare certe potenzialità più o meno sublimi di ogni individuo; e se quei libri si definiscono «sacri», cioè dotati di particolare potere, proprio perché numerose generazioni di lettori si sono accorti che occorre soltanto un po’ di coraggio e di lucidità per riconoscere, in quei loro protagonisti, altrettanti specchi.
O forse non sapete che è risaputo? Nessuno ve l’ha mai detto? Mi dispiace: si vede che avete bazzicato troppo persone autoritarie a cui faceva comodo tacerlo. Vi avrebbero dato troppa dignità se ve l’avessero spiegato; e a nessuna gerarchia, né religiosa né statale, piace che i sudditi sappiano di valere molto. Come si dice: al contadino non far sapere certi dettagli organolettici sul cacio e sulle pere – se no, non te li venderà più per quattro soldi.
E se voi sapeste di essere anche Maria di Nazareth, non vi vendereste mai.
A voler essere ottimisti, poniamo pure che abbiano voluto risparmiarvi un senso di responsabilità: non è cosa da poco, per il nostro sistema nervoso, sapere di essere la madre di chi cambierà il mondo! E quelle tali autorità reputavano che voi voleste essere innanzitutto gente normale, una massa obbediente e devota, e che certi enigmi delle Scritture potessero intralciare questo vostro intento. Ma nel corso dei secoli capitano momenti in cui è necessario affrontare certe circostanze interiori, e stavolta ci siamo: che lo si voglia o no, ognuno di noi sta portando in sé un futuro molto più grande di tutto ciò che fino a qualche tempo fa sembrava importante. Proprio come avvenne a Maria.
La migliore dimostrazione di ciò – e la più semplice e immediata – è quel senso generale di noia disperata, che tanti si sforzano di ignorare: ovunque guardi, manca qualcosa che ti farebbe sembrare il mondo un bel posto dove vivere a lungo. Vedi soltanto cose che sai già, o che non ti importano. E la maggior parte delle cose che sai già contengono minacce alla tua identità, o determinano situazioni di oppressione.
Alcuni, per sedare questa noia, si sforzano di avere ideali, cioè certezze di principio e speranze riguardo al futuro – e le esagerano, per non vedere che sono anch’esse vecchie, e da molto tempo inconsistenti. Altri reagiscono a quella noia diventando aggressivi verso i loro simili o (cosa più facile) verso se stessi. E si ottundono, si istupidiscono, si analfabetizzano. Di questi, un numero considerevole decidono di ammalarsi: e non devono faticare a lungo per riuscirci, dato che il corpo non vede l’ora di manifestare tutto il suo scontento per il modo in cui è stato maltrattato fin da quando era bambino.
Il lato bello di questa brutta situazione è che, se il mondo ti appare tanto insufficiente, è proprio perché in te vive qualcuno che avrebbe bisogno e voglia di un mondo diverso. Quel qualcuno non è te: è una tua futura personalità; tu, come ti trovi ora, sei solo la madre. Maria, appunto, e niente meno.
Compito della tua Maria interiore è fare in modo che quel futuro nasca, finalmente, e cresca vigoroso.
È chiaro che poi, se tutto andrà bene, quel qualcuno dirà «io» con la tua voce, guarderà con i tuoi occhi, penserà con la tua mente. Ma non somiglierà a te come sei ora, più di quanto un ragazzino somigli a un genitore.
Igor Sibaldi
Estratto dal libro La Disobbedienza (Anima Edizioni)
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