Alchimia trasformativa

 

Serata con Salvatore Brizzi tenuta presso il ristorante Shambalà (Milano, anno 2010).

 

Tra gli argomenti del video:

Scopo dell’alchimia è arrivare all’autorealizzazione.

Siamo un’anima all’interno di un apparato psicofisico, la personalità, che è totalmente meccanico e ha l’unico scopo di sopravvivere.

La personalità utilizza come modalità la fuga o l’aggressione.

L’anima, il nostro vero sé, non è interessata alla sopravvivenza perché è immortale.

L’amore della personalità è attaccamento e gelosia. L’amore dell’anima non è geloso né preoccupato di essere abbandonato.

La prima fase dell’alchimia è detta nigredo oppure opera al nero.

In questa fase c’è qualcosa che deve andare in putrefazione ed essere bruciato. Si tratta dei nostri finti io.

Il libero arbitrio non viene dato alla nascita.

Le persone sono in genere dei burattini ma non lo sanno.

Per farti evolvere la vita ti provoca una serie di shock: abbandono del partner, malattia, morte di una persona cara, incidenti vari.

Lo shock ti permette di pensare a quello che ti accade, cominci a chiederti il perché delle cose e allora ti immetti su un percorso di risveglio.

Presenza, osservarsi, ricordo di sé sono le parole chiave di questa fase.

l’auto-osservazione attiva un grande cambiamento: l’osservatore osserva quello che combinano i diversi io interni e costruisce pian piano un centro.

Ricordarsi di sé serve a creare un testimone. L’osservatore cambia la realtà che osserva. Noi non vediamo la realtà ma la creiamo.

Quando diciamo che è il pensiero a creare la realtà, ci riferiamo al pensiero unito alle emozioni.

Il ricordo di sé è uno stato emotivo superiore.

Osservarsi nella meccanicità è anche accorgersi delle parole automatiche che diciamo.

Se dissolvo il mio vecchio ego e scopro che è fatto di tanti piccoli io con i suoi bisogni egoistici, ma non ho ancora costruito un io saldo, non sarò più quello di prima ma non posso neanche essere quell’osservatore che ha la forza di traghettarmi oltre. È una fase pericolosa in cui ci si può perdere e creare squilibri. Se distruggo un vecchio sistema, devo avere un nuovo sistema di cui fare parte o mi sentirò perso.

Un vero capo sa di essere responsabile al 100% di come operano le persone che lavorano con lui.

Si pensa in genere che il mondo abbia vita propria ma le cose che ci accadono dipendono al 100% da noi.

Nell’opera al nero mi rendo conto che non c’è nessuno, che sono un burattino in balia del mondo.

La seconda fase dell’alchimia è l’albedo o opera al bianco. Qui sono il creatore della realtà e sono identificato con l’anima. Non sono ancora identificato con il mondo, però lo amo.

“Non io ma il Padre attraverso di me” è la frase del Vangelo che ci parla della terza fase dell’alchimia dove l’io non c’è più.

La gratitudine mi permette di creare eventi per cui essere grato. Non aspetto di essere grato per qualcosa che arriva dall’esterno ma creo il mondo a partire da me. Allo stesso modo più mi lamento più arriva qualcosa per cui lamentarmi.

Se guardo col cuore, vedo che quello che mi succede lo faccio succedere io. Smetto di considerare gli altri come qualcosa di esterno che agisce su di me.

L’evento esterno non viene causato da una singola emozione, ma da emozioni ripetute e cristallizzate nel tempo. La maggior parte delle emozioni sono cristallizzate entro i tre anni di età.

Smettere di lamentarsi è agire in modo alchemico. Lamentela e giudizio sono sempre collegati.

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