Essere ricchi è un vostro dovere

Essere ricchi non è un vostro diritto né una questione di fortuna, bensì un vostro preciso dovere…

 

[…] La prima dolorosa verità è che essere ricchi non è un vostro diritto né una questione di fortuna, bensì un vostro preciso dovere. Sentirsi ricco, soddisfatto e sereno costituisce il dovere di ogni buon cittadino, il quale deve fare da esempio per i propri figli e per la collettività. Un retto comportamento morale può e deve essere associato al successo nella vita, non alla povertà e agli stenti. Troppo spesso assistiamo ad esempi di persone oneste che vivono una vita disagiata, trasmettendo così alla collettività un messaggio corrotto: se vuoi essere una persona perbene, il prezzo da pagare è la rinuncia a qualcosa, in particolare devi rinunciare al successo e al denaro.

La ricchezza andrebbe considerata un dovere civico – come andare a votare – e quindi vissuta come tale. Il denaro non deve più rappresentare un desiderio che scaturisce dalla cupidigia, dall’ansia o dal senso di vuoto, bensì un dovere che deve essere compiuto da ogni buon cittadino per il bene di tutti. Il denaro va dunque spostato dalla sfera del desiderio alla sfera del dovere.

Il denaro va spostato dalla sfera del desiderio alla sfera del dovere.

Il denaro costituisce solo un mezzo per raggiungere degli obiettivi e al contempo un effetto collaterale dell’aver ottenuto determinati obiettivi. Se volete tanto denaro, non dovete giocare alla lotteria, al poker online o cercare il “metodo per ottenere guadagni veloci”, come fa il cittadino mediocre, ma dovete porvi grandi obiettivi nella vostra vita. Chi sente il dovere di porsi un obiettivo fuori dal comune, è giusto che guadagni cifre fuori dal comune. Se invece il vostro obiettivo è il denaro stesso, la ricchezza – ammesso che la otteniate – vi recherà soprattutto preoccupazioni e paure, e le soddisfazioni resteranno parziali e temporanee.

Quando giungerete a capire quanto sia inutile interessarsi al denaro e quanto invece sia importante dapprima comprendere e poi perseguire con costanza la propria missione, allora vi sentirete in dovere di accrescere la vostra ricchezza, e lo farete con gioia, perché la ricchezza vi consentirà di realizzare al meglio tale missione. Unicamente chi nulla desidera per sé può divenire depositario di grandi quantità di denaro e dispensatore delle ricchezze dell’universo.

Unicamente chi nulla desidera per sé può divenire depositario di grandi quantità di denaro e dispensatore delle ricchezze dell’universo.

Chiedetevi se siete preoccupati per le necessità del mondo oppure siete assorbiti dai vostri problemi personali, dalle vostre paure e dai vostri desideri. Molti desiderano maggiore ricchezza, una macchina più comoda e una casa più grande, ma pochi si chiedono invece: «Cosa sono venuto a fare su questo pianeta? Qual è la mia missione? Qual è il mio dovere verso il mondo?» Questo cambiamento di prospettiva fa la differenza fra essere o non essere ricchi. […]

Prendiamo ad esempio la figura del Vaishya, il commerciante della tradizione induista, il cui dovere era accumulare ricchezze. Egli doveva farlo non per proprio interesse, ma per sostenere la nazione; doveva essere ricco per far fronte a qualunque bisogno della società in cui era inserito. Non mancavano mai case per i poveri, alloggiamenti per i viaggiatori, ospedali per uomini e animali, templi per il culto… e tutto ciò che occorreva per una soddisfacente vita nazionale. Egli accumulava ricchezze per il bene comune, non per interesse personale; esattamente come lo Kshatriya diveniva un abile governatore o un coraggioso guerriero non perché desiderasse potere personale e maggiori godimenti o perché odiasse un particolare nemico, ma solo per adempiere in maniera distaccata il proprio dovere alla guida e alla difesa della nazione, perché il povero si sentisse sicuro e il ricco non avesse la possibilità di tiranneggiare.

Il nostro scopo deve essere quello di sostituire il dovere al desiderio personale. L’uomo mediocre agisce per soddisfare la sua natura inferiore, agisce per interesse, desiderio, paura o lucro. Lavora per ottenere il denaro necessario a procacciarsi dei godimenti (i soldi per la vacanza, per la palestra, per prendersi “qualche soddisfazione ogni tanto”), per acquisire potere o molto più semplicemente per tentare di sopravvivere in maniera dignitosa fino al giorno della propria morte. Non sa, il poverino, che non può esserci dignità senza uno scopo.

L’uomo maturo non agisce perché vi è per lui qualcosa da guadagnare in questo mondo o in un altro, bensì perché senza la sua azione il mondo cesserebbe! Quest’uomo lavora perché sente come sua responsabilità il fatto che la ruota della vita continui a girare. Egli agisce nel mondo – e guadagna denaro – perché così deve essere fatto. Si sente parte d’un organismo più grande di lui, un’umanità in via di evoluzione; un’evoluzione che lui stesso può favorire portando avanti con gioia e convinzione la sua missione. Egli agisce per attuare la volontà divina nel cosmo e non per soddisfare i desideri infantili di un’entità separata che si crede indipendente dal tutto. Questo genere di uomo – quest’uomo nuovo – si focalizza sulla ricerca della propria missione, piuttosto che sulla ricerca d’un maggior guadagno. Egli non insegue il denaro e non si aspetta denaro, ma il denaro sarà comunque un inevitabile effetto collaterale.

Salvatore Brizzi

Estratto dal libro La Via della Ricchezza – Il denaro al servizio dell’umanità (Anima Edizioni)

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