Come ottenere il risveglio spirituale?

Qualche tempo fa chiesi all’universo di rivelarmi in che modo ottenere il risveglio spirituale. Come sempre, prima o poi ciò che si chiede arriva, così un giorno l’universo mi rispose…

 

Qualche tempo fa chiesi all’universo di rivelarmi in che modo ottenere il risveglio spirituale. Come sempre, prima o poi ciò che si chiede arriva, così un giorno l’universo mi rispose. Il dialogo andò pressappoco nel modo seguente.

«Caro universo, dammi una tecnica per risvegliarmi. Rivelami il segreto per operare questa magia!».
«Strana richiesta» disse.
«In che senso?» obiettai.
«Un individuo addormentato che chiede di svegliarsi… Devi avere un profondo senso dell’ironia».
«Allora come fa un addormentato a svegliarsi?» chiesi.
«Che stai facendo?» chiese a sua volta.
«Eh, cambi discorso?».
«Mi pare tu stia facendo qualcosa» insistette.
«Ecco, sto mangiando. È ora di cena, nel caso non l’avessi notato» risposi spazientita.
«Cosa stai mangiando?».
«È un’insalata».
«Composta da cosa?».
«Ecco, un po’ di foglie, carotine e così via…» spiegai.
«Che forma hanno le foglie? Quali altri ingredienti ci sono oltre alle carote?».
«Ho mandato giù l’ultimo boccone proprio adesso, ora non c’è più niente».
«E non hai visto come era fatto il tuo pasto?» chiese ancora.
«No, stavo parlando con te. Non erano dettagli importanti…» spiegai con il tono di voce di chi deve ribadire cose ovvie.

«Com’era la consistenza dell’insalata? Quali sfumature di colore presentava? Che odore emanava? Era vitale, fresca, croccante o più vecchia e morbida?» insistette.
«Cos’è tutta questa curiosità nei confronti della mia insalata?».
«Rispondimi».
«Senti, ho mangiato un’insalata, ma non ho fatto caso a nulla di più».
«Certo, quando mangi non fai mai caso a ciò che mangi. Pensi ad altro, guardi Internet, leggi un libro. E il cibo entra dentro di te senza essere visto, toccato e assaporato davvero. Questa abitudine è dannosa perché insegna al tuo corpo, e di riflesso a tutto il tuo essere, ad accettare in modo passivo e automatico quello che entra dentro di te» mi spiegò.
«So cosa vuoi dire, che occorre essere presenti in ciò che si fa, anche quando siamo a tavola a mangiare… Questa è roba che ormai sanno tutti» aggiunsi, senza realizzare che un conto è conoscere la teoria e un altro è metterla in pratica.

«Vuoi ottenere o no un portentoso risveglio spirituale?» precisò, venendo finalmente al cuore della questione.
«Certo che sì! Sono tutta orecchi!» sottolineai speranzosa.
«Bene. Ti sto rivelando un’importantissima tecnica esoterica che, però, ti chiederà di fare enormi sacrifici».
«Uhm, capisco. Di quali sacrifici si tratta? Digiuno? Dare la mia roba ai poveri? Meditare tre ore al giorno?».
L’universo stava venendo al punto.
«Domani, intorno a quest’ora, quando sarà di nuovo il tempo di cenare…».
«Ebbene?» incalzai.
«… Ti preparerai un’altra insalata. Ti siederai a tavola. Senza cellulare, senza libri, senza compagnia. Solo tu e la tua insalata».
Oh no, ancora l’insalata, pensai.
Continuò a spiegarsi: «Prima di gustare ciascun boccone, lo osserverai bene, ponendo attenzione al colore, alla forma, a tutti i dettagli. Poi, quando lo masticherai, lo farai con calma e a lungo, assaporandone la consistenza e ogni sfumatura di sapore. Tutta la tua attenzione dovrà restare sul cibo che stai mangiando e sulle sensazioni che ti procura. Non dovrai perderti in altri pensieri o fare giri di mente. Dovrai sacrificare ogni distrazione e restare in uno stato di presenza».

«Tutto qui?» domandai, sentendomi delusa per aver ricevuto informazioni che già conoscevo, infatti lo stato di presenza è un argomento noto a tutti gli studiosi di spiritualità, e ora mi si chiedeva di mantenerlo semplicemente mentre mangiavo.
«Fatta questa cena, la mattina dopo farai lo stesso con la colazione e con tutti i pasti della giornata, per un totale di altri sette giorni. Se riuscirai a farlo, otterrai un portentoso risveglio spirituale».
«Uhm, va bene… E che tipo di cibi sono ammessi?».
«Tutti».
«Tutti tutti? Nessuna regola? Che ne so, niente carne, benedire i pasti, cose del genere?».
«L’unica regola è che dovrai mantenere la tua attenzione totalmente focalizzata su quello che stai mangiando e bevendo, qualunque sia il tuo pasto» puntualizzò.
«Proprio totalmente? E se avessi dei pensieri di passaggio? Non sono mica un monaco buddista!» obiettai, un po’ preoccupata di non riuscire a mettere in pratica le ovvie informazioni che avevo ricevuto.
«Sono ammessi pensieri tra un boccone e l’altro, ma nel momento in cui porti il cibo alla bocca non devi masticare o deglutire automaticamente, distrarti né immergerti mentalmente in altri scenari. Non un solo boccone deve essere ingerito senza la tua presenza, cioè senza dare la tua piena attenzione al cibo che stai assumendo, altrimenti dovrai ricominciare tutto da capo».
«Perfetto, ho capito,» risposi «allora ne riparliamo fra una settimana».

Il dialogo si concluse in questo modo, ma nel frattempo sono passati ben più di sette giorni perché la prova è ancora in corso. In effetti si è rivelata più faticosa e lunga del previsto. Non riesco a portare a termine un intero pasto senza che si infiltri nel mio territorio mentale un qualche pensiero che mi distragga, quindi finisco immancabilmente per mandar giù almeno un paio di bocconi senza che io li veda, li odori o li assapori in piena consapevolezza.

Mi sono dovuta arrendere al fatto che non sono padrona della mia attenzione quando mangio. Vengo assalita continuamente da tante idee distraenti che mi portano altrove, lontano da quello che sto facendo.

A questo punto mi chiedo: come posso pretendere di padroneggiare il mio destino o di ambire al risveglio, se non so mantenere la mia presenza neanche durante un semplice pasto? La posta in gioco, tuttavia, è davvero alta: non posso arrendermi e rinunciare al risveglio spirituale! Devo assolutamente superare questo scoglio e riuscire a mangiare l’insalata, il formaggio stagionato o il pesce al forno senza distrarmi con altri pensieri.

Se mai l’universo vorrà confidare anche a te una tecnica per raggiungere il risveglio spirituale, spero che ti dia un metodo più facile. Per esempio, potrebbe chiederti solamente di rinunciare ai piaceri e ai vizi, fare strane posizioni yoga, meditare tre ore al giorno, venerare un qualche guru o alleggerirti il portafoglio per sostenere una causa. A me, purtroppo, è toccato qualcosa di molto, molto più impegnativo: trascorrere una settimana senza mai perdere lo stato di presenza mentre mangio qualcosa.

Camilla Ripani, dal libro AAA cercasi guru disperatamente (Anima Edizioni)

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