La psico-oncologia tra cellule, mente e quanti

 

Intervento di Gioacchino Pagliaro, dal titolo “La psico-oncologia tra cellule, mente e quanti”. Convegno “Esistono ancora i disturbi ‘psicosomatici’? La medicina integrata tra biologia e biografia” organizzato da OMCeO a Milano, sabato 23 marzo 2019.

 

Tra gli argomenti del video:

La fisica quantistica è ormai entrata negli ospedali attraverso le strumentazioni.

Come mai il cambio di paradigma non si è ancora attivato nel mondo medico a livello collettivo?

Agli inizi del 900 degli scienziati scoprono che la realtà così come l’abbiamo ipotizzata non è completa.

L’attuale modello di cura oncologica comprende dagli screening per la prevenzione alle terapie chirurgiche e radioterapiche.

Negli ultimi anni si sono aggiunti i trattamenti e le terapie psicologiche, oggi vissute non più come un optional ma come parte integrante delle terapie oncologiche.

Siamo focalizzati sulla cura della parte malata. Questo ci consente di sviluppare le conoscenze oncologiche.

Dobbiamo integrare questo modello in una visione olistica, per prenderci cura della persona nella sua interezza.

La PNEI – Psiconeuroendocrinoimmunologia – e il cambio di paradigma che sta subentrando nella scienza stanno contribuendo a ciò.

La PNEI ci dice che esiste una nuova visione dell’organismo, non più composto da parte assemblate, ma assimilabile a un grande network in cui scorre informazione.

Queste informazioni diventano peptidi, che circolano nell’intero organismo.

La trasformazione del pensiero in materia e molecole è governata dalla mente.

Cos’è la mente? Non è solo la mente biografica, quella di cui siamo coscienti, ma è qualcosa di più vasto che travalica l’esistenza stessa.

Atteggiamenti, stati mentali e credenze influenzano la nostra biologia.

Le ricerche di Cohen hanno mostrato come la diagnosi oncologica può a sua volta creare effetti negativi sul sistema immunitario del paziente.

Il paradigma definisce una certa rappresentazione della malattia e declina di conseguenza le cure.

Il paradigma scientifico ha frammentato le diverse discipline, creando modelli clinici e una certa cultura sanitaria.

È importante capire a quale paradigma facciamo riferimento.

Il paradigma classico ci dice che il tumore è l’esito di un processo multifattoriale derivante da fattori genetici e biologici. In questo, la comunicazione del medico con il paziente ha scarsa valenza terapeutica.

Se il tumore non è più solo la patologia cellulare, ma diventa una patologia che riguarda la persona nella sua interezza, compreso le sue relazioni, allora il rapporto con il paziente diventa importante.

La relazione di cura sostiene il paziente, stimola l’adesione alla terapia, attiva fiducia e speranza.

Oggi possiamo parlare di energia in modo scientifico.

La malattia è una delle manifestazioni della realtà.

Con il cambio di paradigma è cambiata la visione dell’universo.

L’universo è costituito da energia e informazione e mostra una intelligenza di fondo che guida tutti i processi.

Siamo una unità di mente, corpo ed energia: tre forme differenti della stessa energia, da quella più densa del corpo a quella più sottile.

La salute è una condizione di armonia in noi stessi, e tra noi e l’ambiente.

La patologia tumorale va ricollocata in questa visione più ampia che non guarda solo alla parte malata ma alla dimensione energetica e mentale.

Le pratiche che ci aiutano a lavorare sul nostro sistema energetico sono quelle che di recente stanno attirando attenzione in Occidente e sono state introdotte in diversi ospedali: meditazione, Qi Gong, Tai Ji, Yoga, pratiche di riequilibrio energetico in genere.

Il metodo Simonton è noto nel mondo ma non in Italia. Si basa sui programmi di meditazione offerti ai malati oncologici.

Il Dr. Benson ha proposto un ulteriore metodo che integra stile di vita e meditazione.

Il metodo ArmoniosaMente del Dr. Pagliaro si basa su tre pilastri:
1. L’informazione sul percorso di cura nella terapia oncologica
2. L’informazione sui corretti stili di vita
3. La meditazione

La meditazione proposta deriva dalla medicina tibetana.

Obiettivi nella prima fase di informazione: creare un paziente più aderente alle terapie, preparato, capace di collaborare e affrontare le difficoltà.

Seguono gli incontri a cadenza settimanale dove si insegna al paziente la pratica meditativa. Risultati: gestione dello stress e della paura, riduzione della depressione e dell’ansia, miglioramento della relazione con il proprio corpo, miglioramento del sistema immunitario.

Quando meditiamo si verificano variazioni di emissione di biofotoni.

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1 commento su “La psico-oncologia tra cellule, mente e quanti”

  1. Buongiorno Dott.Pagliaro sono Mauro Marsiliani. Abito a Roma e sono in cura presso il distaccamento ematologia del policlinico Umberto I. Tutto è iniziato nel ’99 quando, scoperta una trombosi della vena Porta e Splenica, mi diagnosticarono ( al tempo al policlinico Gemelli di Roma, seguito dal prof. De Stefano ) piastrinosi. La malattia si evolse, trasformandosi in trombocitemia essenziale jak2, insieme ad una policitemia vera. Ora di fatto, nell’ultimo anno, si è ulteriormente trasformata in una forma rara chiamata mielofibrosi idiopatica. Qui nella sede dell’umberto I è appena stato deciso di procedere con un trapianto di midollo che io sto ancora valutando. Sto riflettendo molto per grazia del suo video che ha riacceso “luci” che ho dentro da sempre, ma che non so come metterle in pratica in modo corretto. Sarebbe stupendo se anche là dove sono in cura, adoperassero metodi così importanti e necessari. Mi informerò prossimamente, ma dubito dell’esistenza di questi metodi dato che non mi hanno neanche parlato di un semplice supporto psicologico. Comunque, se lei avesse notizie superiori alle mie le sarei immensamente grato se me le fornisse. Grazie

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