Il prezzo reale di un bene

Il prezzo di un bene, espresso in denaro, rappresenta il prezzo reale? Il problema non è quanto costa un bene in termini di denaro, ma il tempo che costa alla persona per ottenerlo… Articolo di Fabrizio Elviretti estratto dal libro Ricchezza (Anima Edizioni)

 

Immaginate di essere in un bellissimo centro commerciale e di avere proprio voglia di farvi un regalo, di fare shopping. Siete di fronte alla vetrina di un negozio di abbigliamento e vedete esposto un abito bellissimo. È esattamente quello che da un po’ avevate in mente di acquistare. Costa mille euro! Bene, decidete di acquistarlo.

Visto che lavorate come impiegati in un’azienda privata, il vostro stipendio mensile è di 1 500 euro. Per cui per acquistare quell’abito dovete lavorare 16 giorni, oppure 128 ore! Questo dice qualcosa? Direi di sì ed è qualcosa di veramente importante. Il prezzo in denaro non qualifica mai l’impegno del nostro acquisto. Per avere la giusta percezione dobbiamo considerare il prezzo reale, ovvero 16 giorni di lavoro. Solo così possiamo renderci conto se siamo disposti ad affrontare quella spesa.

Se nello stesso negozio entra un manager che guadagna 15 000 euro/mese, il prezzo reale per lui sarà di 1 giorno e 6 ore di lavoro. Non mi pare lo stesso costo! Eppure il bene è lo stesso… E un calciatore famoso o una star dello spettacolo? Per questi ultimi il costo sarà davvero insignificante! La differenza tra l’impiegato e il calciatore o il manager sta nel fatto che il primo viene retribuito per le otto ore giornaliere che offre, mentre gli altri per il valore che portano all’azienda o al mercato.

Il prezzo in denaro non indica mai il valore reale di un bene. Il problema non è quanto costa un bene in termini di denaro, ma il tempo che costa alla persona per ottenerlo. Questo è un concetto fondamentale che ognuno dovrebbe ricordare quando fa un acquisto.

Da tutto ciò dobbiamo estrapolare un concetto fondamentale. Dobbiamo analizzare il rapporto di scambio e passare da un rapporto soldi/tempo a uno soldi/valore aggiunto. Ciò significa che, fino a che sarò costretto o disposto a barattare il mio tempo per i soldi, non avrò mai potere e non potrò mai raggiungere l’abbondanza, in quanto il tempo è davvero l’unica risorsa limitata. È importante ricordare questo concetto in relazione al lavoro o professione che ci troviamo a svolgere.

Tutto questo ragionamento spero porti anche a capire quanto sia inopportuno criticare i guadagni elevati di certi personaggi. Ricordiamoci, piuttosto, quanto queste persone producono in termini di valore aggiunto; quale indotto creano e quante altre persone possono lavorare e guadagnare proprio per merito di questi personaggi. E se il calciatore famoso spende per una cena quanto un operaio guadagna in un mese… ben venga! Sta correttamente agevolando il flusso del denaro. Immagino che qualcuno stia pensando che sarebbe più etico spenderli in maniera migliore, magari facendo beneficenza. Beh, per quanto mi è dato conoscere, vi garantisco che le persone «ricche», nel giusto significato del termine, pensano anche a questo. Teniamoci lontani da sentimenti di invidia o simili, non faremmo altro che portare le nostre vibrazioni a un livello molto basso che ci porterebbe sempre più distanti dal denaro.

Ciò che abbiamo condiviso fino a ora credo abbia ampiamente dimostrato che il denaro è un semplice strumento di scambio da utilizzare per ottenere benefici o servizi, per portare equilibrio nella mia vita e in quella delle persone che amo. Per cui interpretare il denaro come uno strumento d’amore non dovrebbe essere considerata un’eresia. Nel momento in cui la nostra consapevolezza in merito al denaro arriverà a questo livello, solo allora potremo diventare:

attrattori di denaro.

Dobbiamo smettere di essere soggiogati dal potere del denaro e diventare noi stessi creatori del nostro benessere sostenibile, ecologico e anche del benessere degli altri.

Fabrizio Elviretti, dal libro Ricchezza (Anima Edizioni)

 

 

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