La mentalità dei primi orientalisti occidentali, nel momento in cui impattano con l’eterogenea e complessa realtà religiosa indiana, li rende in grado di comprendere le più complesse correnti ascetiche, monastiche e filosofiche, ma inadatti a rapportarsi con la matrice tantrica, soprattutto per quanto riguarda il ruolo della femminilità e della sessualità… Articolo di Gloria di Capua e Maurizio Lambardi, dal loro libro Orgasmo quantico (Anima Edizioni)
Con la progressiva influenza britannica in India, divenuta vera e propria dominazione alla fine del XVIII secolo, gli intellettuali e orientalisti europei furono sempre più attratti dallo studio delle lingue e delle religioni locali, non solo per l’indiscusso fascino esotico che erano in grado di esercitare, ma anche e soprattutto per finalità pratiche: per assoggettare e controllare un popolo devi conoscerne la lingua, gli usi, i costumi e il culto.
Quello che, però, si tende a non considerare pienamente è l’ovvio: gli studiosi occidentali che si ritrovarono a esaminare questa cultura e questa religiosità, erano figli della loro epoca e della loro cultura. Erano, cioè, uomini di duecento anni orsono, e quindi: aspramente maschilisti, sessuofobici e misogini. Sia per i Cattolici che per i Protestanti europei dell’epoca, la donna aveva “cosmicamente”, naturalmente e per volontà divina un ruolo subordinato e sottomesso all’uomo, circoscritto e definito nell’essere moglie e madre, categoricamente confinata entro le mura domestiche, sotto il dominio, la responsabilità e la protezione di un maschio. Ogni allontanamento, anche minimo, da questo schema, porta la donna nella categoria delle donne “perdute”, strumenti del demonio, peccatrici e tentatrici o al massimo tollerate valvole di sfogo per gli istinti naturali (peccaminosi sì, ma inevitabili a causa dell’esistenza della femmina tentatrice) di un gentiluomo.
È questa la mentalità degli orientalisti occidentali nel momento in cui impattano con l’eterogenea e complessa realtà religiosa indiana. Una mentalità che li rende perfettamente in grado di comprendere le più complesse correnti ascetiche, monastiche e filosofiche, ma che li rende inadatti a rapportarsi con la matrice tantrica, soprattutto per quanto riguarda il ruolo della femminilità e della sessualità. Men che mai con il complesso e rivoluzionario concetto che ascesi spirituale e sesso non siano contrapposti.
È per questo motivo che i testi tantrici furono interpretati come una devianza sovversiva, antisociale, licenziosa e immorale e il ruolo femminile in questa corrente rituale fu completamente travisato. Le discepole divennero ai loro occhi delle prostitute e le maestre vennero interpretate come rappresentazioni simboliche. Ancora oggi persiste una certa deformazione interpretativa (e di traduzione) in chiave androcentrica perfino nell’ambito degli studi tantrici, dove il ruolo delle Yogini (guru femminili) viene tendenzialmente ignorato o relegato in subordine, né è consueto sentir parlare delle donne Buddha.
Tra i nomi illustri che cercarono di comprendere il fenomeno tantrico, anche sforzandosi di comprenderne gli aspetti più controversi e contrastanti con il proprio condizionamento culturale, ricordiamo Sir John Woodroffe (1865-1936), Mircea Eliade (1907-1986), il controverso Julius Evola (1898-1974), che fu il primo a pubblicare in Italia e in italiano un’opera sul Tantra, Aleister Crowley (1875-1947), occultista britannico, che si ispirò allo yoga tantrico per promulgare pratiche di magia sessuale; Omar Garrison, che nel 1964 pubblicò Tantra. The Yoga of Sex, contribuendo alla diffusione dell’idea del sesso come componente fondamentale del fenomeno tantrico, il padre fondatore della psicologia analitica, Carl Gustav Jung (1875-1961), Hugh Urban (1941), Heinrich Zimmer (1890-1943).
In precedenza, al di fuori dalle cerchie specializzate orientalistiche, il tantrismo era quasi sconosciuto e visto in pessima luce come “la peggiore delle magie nere”, a causa delle sue caratteristiche peculiari che poco si conciliavano con la mentalità “puritana e spiritualista”.
Successivamente altri autori molto popolari come Joseph Campbell (1904-1987) contribuirono a importare il Tantra nell’immaginario collettivo contemporaneo e il Tantrismo cominciò a essere visto come un “culto dell’estasi” che combina spiritualità e sessualità, in modo da agire come una forza correttiva dell’atteggiamento repressivo della cultura occidentale nei confronti del sesso. Siamo arrivati agli anni della lotta per la liberazione dei costumi e per l’emancipazione femminile, terreno molto fertile per veicolare un messaggio di questo tipo, che, per quanto riduttivo, almeno non è deformante e non snatura il messaggio tantrico.
È il momento in cui si inserisce il controverso filosofo e mistico indiano Osho Rajneesh (1931-1990). Osho è il primo mistico indiano a parlare esplicitamente delle pratiche sessuali legate al tantra, traduce, divulga e commenta i testi di riferimento, in particolare il Vijnanabhairava Tantra, uno dei Tantra fondamentali dello Shivaismo kashmiro, e raggiunge il grande pubblico occidentale, soprattutto giovanile. Cresciuti in un alveo culturale in cui il piacere ha una connotazione peccaminosa e la ricerca spirituale deve prescindere da esso, i giovani sono estremamente attratti dall’idea di poter abbinare i due elementi. È una vera e propria rivoluzione, perché il connubio fra sesso e spiritualità esce dal mondo filosofico, accademico e degli orientalisti e raggiunge i giovani, affamati di cambiamento, di affrancazione dai tabù.
Tra gli allievi di Osho troviamo Margot Anand (1944), considerata la fondatrice del “neo-tantra”, la quale reinterpreta i principi tantrici tradizionali in chiave contemporanea con l’ausilio della bioenergetica e della sessuologia esperienziale.
Gloria di Calua e Maurio Lambardi
Estratto dal loro libro Orgasmo quantico (Anima Edizioni)
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