Portare l’attenzione al sintomo ci porta a riconoscere il conflitto e (analizzandolo e risolvendolo) permette al nostro organismo di tornare al suo equilibrio di salute… Articolo di Enrico Salis, estratto dal suo libro Postura e felicità (Anima Edizioni)
Il sintomo è come una spia di allarme, porta l’attenzione al problema che deve essere indagato e compreso dalla persona (prima ancora che dal medico). Il sintomo è come la spia della macchina che ci segnala un problema: se si accende la spia della benzina, staccare la lampadina per spegnere la spia non risolverà il problema.
Spesso noi medici e noi pazienti ci comportiamo così: invece che indagare sulle cause del sintomo («la benzina è finita devo fermarmi prima possibile a fare rifornimento, come è possibile che non mi sono curato del carburante, avevo sottovalutato la lunghezza del viaggio e i consumi», etc. etc.), spegniamo il sintomo con un «anti-sintomo» (antinfiammatorio, antiemetico, antipiretico, antiacido). Il farmaco o qualsiasi altra strategia terapeutica sono di grande aiuto nel processo di guarigione, ma essi sono strumenti per arrivare alla soluzione, non la soluzione stessa del problema.
Non sempre riusciamo a interpretare correttamente il significato di un sintomo; lo stato di sofferenza ci costringe all’attenzione (passo fondamentale), ma può capitare che rimaniamo incarcerati in questo atteggiamento, la mente è obnubilata e dominata dalla paura, dalle aspettative negative, non siamo più nel presente, ma ci proiettiamo in futuri possibili dove per indole umana siamo portati a immaginare scenari infausti. Una volta che il nostro sguardo si è portato all’osservazione del sintomo e del problema che ci affligge dobbiamo ricordarci di riportarci a una considerazione generale, guardare il problema più da lontano, dall’esterno, poiché il rischio è quello di identificarci con il sintomo e con la malattia e in questo caso la guarigione verrà bloccata in quella fase. Per questo esiste la figura del medico, che dovrebbe guidare il malato nella giusta interpretazione, nella rassicurazione e nelle strategie di risoluzione della malattia.
Ma rispetto a cosa il sintomo ci sta segnalando un problema? Rispetto a quale equilibrio? […] rispetto allo stato di salute, che è uno stato armonico per il quale ognuno di noi è progettato. Ogni singola cellula del nostro corpo è programmata per «suonare quell’armonia», e se ha la possibilità di esprimersi senza impedimenti lo stato di armonia perdurerà. Siamo programmati per la salute e per la malattia contemporaneamente: la salute rappresenta lo stato di armonia, la malattia è lo strumento che ci permette di tornare allo stato di armonia quando questo viene perso, o quando siamo chiamati a cambiare musica perché dobbiamo crescere (maturare, evolvere).
Questa programmazione del nostro organismo a stare nello stato di salute o la tendenza a tornarci non è altro che quel fenomeno detto «effetto placebo», al quale Soresi dedica un capitolo del suo libro e che possiamo riassumere con le sue parole: «Per effetto placebo si intende la capacità dell’organismo di liberare sostanze endogene con finalità terapeutiche».
Portare l’attenzione al sintomo allora ci porta a riconoscere il conflitto e (analizzandolo e risolvendolo) permette al nostro organismo di tornare al suo equilibrio di salute.
La guarigione passa attraverso la comprensione, l’attenzione aiuta alla comprensione.
Enrico Salis
Dal libro Postura e felicità (Anima Edizioni)
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