Affrontare il tradimento

Il tradimento è uno dei motivi principali che genera una crisi di coppia. Esso è in realtà un concetto molto più ampio e complesso, che varia per ciascuno di noi. Inizia con l’infedeltà verso se stessi, i propri bisogni e la propria natura, e si concretizza con la violazione di un patto… Ne parliamo con Gloria Di Capua e Maurizio Lambardi

 

Il tradimento è uno dei motivi principali per cui si genera una crisi di coppia. In realtà sarebbe più corretto affermare che la “scoperta” del tradimento costituisce la causa spesso primaria che fa emergere una criticità di coppia già in essere, ma non riconosciuta. L’adulterio è infatti per la nostra società la violazione massima di un legame sentimentale che per la nostra cultura può essere solo di tipo esclusivo. In parte questo dogma è erede del sentire di un’epoca precedente, nella quale l’infedeltà maschile era tollerabile, se discreta, mentre quella femminile era un fatto grave e imperdonabile, perché minava l’autorevolezza del capofamiglia, la certezza della paternità e quindi i cardini dell’intera società. È ancora così?

Per la Corte di Cassazione francese, già dal 2015, le abitudini e i concetti morali si sono evoluti e quindi oggi “non è più possibile considerare l’infedeltà coniugale come in contrasto con la comune rappresentazione della moralità nella società contemporanea”, motivo per cui non è da considerarsi causa giustificativa per un divorzio. Una pronuncia in linea con i dati diffusi da vari siti di incontri trasgressivi per persone sposate e dai sondaggi su base europea dell’IFOP (Istituto Francese di Opinione Pubblica) secondo cui il 45% degli italiani ha dichiarato di aver tradito il partner almeno una volta e solo il 27% di essi se ne è pentito. Altri due elementi interessanti sono che per il 56% degli italiani essere infedeli non significa non amare il partner e che la scoperta dell’infedeltà pone fine alla relazione solo nel 30% dei casi. Significa che l’infedeltà sta diventando moralmente accettabile? Un sondaggio su scala mondiale della Pew Research ci dice che lo è per il 36% degli italiani.

Parliamo di tradimento con Gloria Di Capua e Maurizio Lambardi, counselor e coach relazionali ad approccio corporeo e maestri tantrici.

– Gli italiani sono diventati così laici, aperti e trasgressivi, come questi dati ci suggeriscono?

C’è una profonda spaccatura tra quello che si pensa debba essere l’amore, tra quello che si ritiene sia giusto e sbagliato, e quello che si fa concretamente nel relazionarsi col proprio partner. La stragrande maggioranza delle persone è convintissima che rimanere fedeli per tutta la vita allo stesso partner non solo sia possibile ma sia il modo “giusto” per stare in coppia, poi però tradisce. Il problema è proprio nella definizione stessa di tradimento. Cosa è davvero il tradimento in una relazione sentimentale?

– Potremmo rispondere che tradire significa avere rapporti sessuali al di fuori della relazione, oppure innamorarsi di un’altra persona… ma qualcosa ci dice che forse stiamo sbagliando, vero?

Il tradimento è un concetto molto più ampio e complesso, che varia per ciascuno di noi. Inizia con l’infedeltà verso se stessi, i propri bisogni e la propria natura, e si concretizza con la violazione di un patto. Se la mia sessualità è prorompente e ho bisogno di esprimerla con più partner o più spesso di quanto sia gradito o possibile per il mio partner abituale, nel momento in cui accetto un accordo che prevede la monogamia, quindi un rapporto esclusivo, cosa accade? Se rispetto l’accordo tradisco me stesso, se non lo rispetto tradisco il partner: in entrambi i casi sono destinato a soffrire e a proiettare questa sofferenza sul partner. La stessa accettazione dell’accordo è a tutti gli effetti un tradimento, perché: se sono consapevole che non posso rispettare i termini del patto, sto tradendo la fiducia del partner e se, invece, non ne sono consapevole, sto tradendo me stesso forzandomi ad accettare qualcosa che non riesco a tollerare e che mi provoca sofferenza. In questo ultimo caso, si sfiora un altro problema: fino a che punto mi conosco e sono consapevole dei miei bisogni e delle mie esigenze? Per molte persone questa consapevolezza è scarsa o del tutto assente.

– Quindi un “patto” che non prevede esclusività ha meno possibilità di essere tradito?

Sicuramente.

– Ma non viene meno la relazione stessa? Si può essere una coppia intima se l’intimità sessuale è condivisa?

Ciascuno di noi ha una propria idea di “come dovrebbe essere” l’amore e di come dovrebbe essere la coppia “perfetta”. Queste idee sono in gran parte frutto di condizionamenti culturali e generano relazioni primitive destinate a fallire, producendo sofferenza. Ci può essere amore e intimità in una coppia, anche in assenza di esclusività sessuale, se si tratta di una scelta consapevole di due adulti maturi che non stanno insieme per bisogno, per dipendenza o per adeguarsi alle aspettative sociali, ma perché scelgono di stare insieme ogni giorno. Parliamo di scelta consapevole di entrambi, non di uno dei due che accetta questo stile di relazione per non perdere l’altro o per farlo contento o contenta.

– Ma allora non bisogna “fare contento” il partner?

Sì, se è un libero gesto d’amore; no, se è qualcosa che facciamo per “dovere”, per compiacere, per paura di essere abbandonati.

– Come affrontare “un tradimento” da un punto di vista tantrico?

Come un’occasione per crescere, per guardarsi dentro e scoprire quale sia l’origine della sofferenza che il tradimento stesso ci sta procurando. È la paura di essere abbandonati? È la rabbia perché, se avessimo immaginato, ci saremmo concessi, a nostra volta, varie scappatelle che invece ci siamo negati? È la perdita di fiducia? È il senso che ci sia stato tolto qualcosa di nostro, quindi pensavamo di “possedere” il partner? È la perdita di sicurezza della propria attrattività erotica? La risposta a ciascuna di queste domande va indagata, fino a scoprire cosa vogliamo davvero dalla relazione. E potremmo anche scoprire che vogliamo che finisca.

– Avete parlato di relazioni primitive, ce ne sono anche di evolute?

La relazione evoluta è il punto di arrivo di un percorso dinamico di crescita personale e relazionale. Una relazione di amore, fra partner di pari dignità, che concordano su un patto relazionale che rispettano entrambi fino al momento in cui sono a loro agio con l’accordo stesso, poi esprimono le nuove esigenze e trovano un nuovo accordo, più in linea con l’evolversi personale, familiare e di coppia. Se frutto di un accordo chiaro e concordato con questo livello di consapevolezza, maturità e integrità, ogni scelta può essere fonte di benessere. E le scelte, come le sfaccettature della sessualità, possono essere infinite: dalla coppia monogama a quella aperta, dal poliamore alla condivisione della trasgressione, fino alla sperimentazione di modulazioni erotiche ancora più alternative. Nel consenso e nella scelta consapevole di tutti i soggetti coinvolti non ci sono limiti e tabù.

 

Gloria Di Capua e Maurizio Lambardi sono autori di numerosi video-corsi e libri, tra cui Annientare e sottomettere le donne (Anima edizioni)

 

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