Se vogliamo comprendere l’universo è necessario, in primo luogo, liberarci dall’idea che ogni cosa sia come ci appare. Estratto dal libro Cambiamento multidimensionale di Valentina Francia.
Ma come volete che gli uomini facciano a voi, così fate a loro.
— Gesù
Nella nostra cultura occidentale sentiamo parlare molto spesso del karma, ma molte persone finiscono con il fraintendere questo meraviglioso e antico insegnamento spirituale, attribuendolo a una vera e propria punizione oppure identificandolo con la parola destino.
Chiarendo cosa rappresenta il destino diviene molto più semplice approcciare alla definizione di karma; potrei definire il destino come il programma della nostra vita, lo scopo, la missione, il ciò per cui vale la pena vivere, il nostro daimon, il nostro significato, il dharma, ossia, riprendendo le parole di Yogananda, «la conformità alla legge o alla giustizia naturale, il dovere insito nelle circostanze in cui un uomo si trova in un determinato momento». Il karma può essere visto come la somma delle nostre intenzioni e il risultato delle nostre azioni.
Nella cultura vedica si utilizzava il termine karman inteso come atto rituale che veniva esplicato da un sacerdote vedico specializzato quando non si agiva conformemente alle leggi divine. La finalità di un rito karman era quella di purificare e di ripristinare l’armonia divina, riportare, potrei dire, la bilancia di Maat in equilibrio.
Nella visione occidentale ci si impelaga molto spesso nell’associare il karma alla legge di causa ed effetto, ma occorre chiarire che non sono collocabili sullo stesso livello, poiché il karma agisce sulla dimensione divina, spirituale, mentre la legge di causa ed effetto riguarda la sfera prettamente terrena, separativa, individuale.
Quest’ultima è in relazione alla mente dualistica, separativa, disgiuntiva e nel momento in cui si crea un karman squilibrante allora si generano le cause che andranno a manifestarsi attraverso i tre veleni, le tre forze sovraindividuali, i tre Guna. Il karma si realizza proprio in relazione alla mente, se non esistesse la mente non esisterebbe il karma.
[…]
Comprendere il karma ci aiuta a capire il profondo significato dell’esistenza e conoscendo le leggi che lo governano possiamo finalmente abbracciare quella libertà tanto attesa.
Iniziamo con il chiederci: cosa significa esattamente karma e come funziona?
La parola karma deriva dalla radice sanscrita kri, che significa ‘azione’, creare qualcosa agendo, e può assumere diversi significati:
- l’universo risponde a ogni azione e a ogni pensiero che noi compiamo;
- ogni pensiero e azione diventano una causa che produce un effetto corrispondente;
- raccogliamo ciò che seminiamo, in questa vita o nelle altre vite.
Per far sì che si generi un karma occorre che siano presenti i seguenti fattori:
- il soggetto che compie l’azione;
- l’oggetto che subisce l’azione;
- l’azione;
- il soddisfacimento di chi compie l’azione.
[…] La legge di causa ed effetto rappresenta il cuore che regolamenta l’universo, entità senziente, che reagisce allo stimolo delle nostre azioni.
Ogni causa produce un effetto, ogni azione genera un risultato: questa è una legge di giustizia. La comprensione della legge di causa ed effetto permette di farci sentire sempre più responsabili verso noi stessi e verso gli altri.
La legge del karma ci permette di poter migliorare la nostra vita attraverso le nostre scelte e soprattutto comprendere come mai a volte la legge di attrazione sembra non voler proprio funzionare, nonostante le nostre buone intenzioni, i pensieri e le manifestazioni che mettiamo in atto per concretizzare una determinata esperienza.
[…]
La complessità che si cela dietro al karma dipende dal fatto che ne esistono vari tipi:
- sabija o sanchita karma;
- agami karma;
- prarabdha karma.
Il sabija o sanchita può essere visto come l’intero serbatoio karmico delle nostre vite precedenti. Indipendentemente dal fatto di credere oppure no alle vite precedenti, possiamo dire con certezza che una vita precedente, vissuta sicuramente, riguarda il nostro periodo gestazionale durato circa nove mesi. Con il parto i semi del nostro karma sono in noi stessi e possono fiorire oppure no in base alle nostre scelte e alle circostanze. Come tutti i semi, per poter germogliare hanno bisogno di essere annaffiati.
L’agami rappresenta qualcosa di vicino, è quel karma che raccogliamo durante la vita attraverso azioni e reazioni, è il risultato inevitabile delle nostre scelte. I semi non ancora fioriti possono farlo da un momento all’altro e nella circostanza opportuna ci restituiranno il risultato delle nostre azioni.
Il prarabdha riguarda il karma che si sta manifestando, che è in atto nella nostra vita, difficile da modificare perché già maturato. Ricordiamoci però che abbiamo un potere straordinario ossia permetterci di accogliere quelli che potremmo definire disagi e difficoltà come insegnamenti e opportunità.
[…]
Come scritto in precedenza, se non c’è mente non c’è Karma, dunque quando siamo in uno stato meditativo il flusso karmico che in quel momento “passa” si dissolve, poiché non c’è la mente e non siamo dei magneti per le tre forze sovraindividuali.
Quando l’essere incarnato è in grado di elevarsi sopra i tre guna, si libera dalla nascita, dalla morte, dalla vecchiaia e dalla sofferenza che ne derivano e gioisce dell’immortalità.
— Bhagavad Gita
Valentina Francia
Estratto dal libro Cambiamento multidimensionale
Valentina Francia presenta il libro Cambiamento multidimensionale lunedì 3 giugno 2024. Per tutte le informazioni, vai a questo link.
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