Riscoprire l’importanza di perdonare

Riscoprire l'importanza di perdonare

Un racconto che anche nel dolore porta un messaggio di speranza e amore… Estratto dal libro La via della guarigione. Per diventare alchimisti delle proprie vite di Monica Finardi

Quando intraprendi la via della guarigione è inevitabile lavorare sul perdono. Non sono mai stata una persona permalosa e men che meno rancorosa, nemmeno prima di cominciare questo percorso. Questo non vuol dire essere “buonista”, questo significa semplicemente essere consapevoli che nel momento in cui porti rancore per qualcuno non fai del male a quella persona, ma a te stesso. La rabbia nuoce al fegato, ma non al fegato della persona a cui è rivolta, ma al nostro. Io sono di natura una persona che cerca sempre il bello in tutti, questo non vuol dire che tutti mi piacciono, vuol dire che se quel bello non è sufficiente lascio la persona fuori dalla mia cerchia, oppure se ci deve entrare per forza, semplicemente sfrutto quel poco di bello e cerco di evitare il più possibile conversazioni o altro tipo di coinvolgimento.

Ultimamente mi rendo conto che sono diventata ancora più selettiva, non voglio più nessuno che mi abbassi le frequenze. Ho perdonato anche chi mi ha umiliata, chi mi ha maltrattata, chi ha approfittato di me, ma questo non vuol dire che poi sia rientrato a far parte della mia vita. Semplicemente ho scelto di non provare rancore. Ci sono persone con cui è più facile questo processo, con altre meno, ma col tempo ed esercitandosi diventa più semplice.

Quello che faccio io è questo:

  • momento di rabbia (ora non lo faccio più perché non mi serve, ma un tempo prendevo a pugni un cuscino, mi mettevo in macchina e quando non ero in un centro abitato urlavo a squarciagola);
  • entro in accettazione, respiro profondamente e mi porto in presenza, accetto la rabbia e comincio a trasformarla;
  • penso a ciò che di bello ho vissuto con questa persona e mi tengo stretti nel cuore quei momenti;
  • valuto cosa ho imparato da questa situazione e di conseguenza capisco perché ho vissuto quei momenti difficili;
  • entro in meditazione con amore nel cuore per me stessa, inspiro pace ed espiro il sentimento negativo, oppure entra luce ed esce buio;
  • mi rendo conto di cosa devo perdonare a me stessa in relazione a ciò che ho vissuto;
  • ringrazio di ciò che ho imparato e lascio andare il resto.

[…]

Ci sono state tante fasi di “perdono” nella mia vita, per certe ci sono voluti anni, per una in particolare ci è voluto quasi mezzo secolo e qui narro proprio di questo evento messo in atto pochi mesi fa. Ho amato i miei nonni materni incondizionatamente e profondamente, lo stesso è stato per la mia nonna paterna, il problema è sorto con il nonno paterno.
Era molto tempo che sentivo il bisogno di mettere pace con il ramo familiare di mio padre. Mio nonno… nota dolente per tutta la mia famiglia. Non è stato di certo un bravo marito o un bravo padre e nemmeno un bravo nonno. Sebbene da bambina andassi spesso a Bolzano, per me voleva dire andare da mia nonna, non dai miei nonni. […]

La sua figura era autoritaria e distante. Nessuno aveva parole gentili per lui in famiglia (non mia nonna, donna d’altri tempi, che ne era molto rispettosa, ma era anche una donna molto triste), i rapporti erano molto conflittuali, mio padre mi raccontava della sua infanzia e della rigidità che sfociava in gesti violenti di suo padre, mia madre era molto dura con lui e ne capisco perfettamente i motivi. Lui non ha mai fatto nulla per farmi credere diversamente. […]

Lo incontrai solo un anno prima della sua dipartita, sua moglie aveva lasciato il corpo e mio padre corse da lui ad appurare che stesse bene, io lo accompagnai. Vidi un vecchio fragile e stanco, solo un vecchio, nulla di più. […]

Qualche mese fa, mentre analizzavo il mio percorso spirituale, dovetti fare i conti con l’unica parte ancora oscura della mia famiglia, quella parte maschile dei miei antenati che avevo sempre cercato di evitare in quanto andava a ledere l’armonia che ho acquisito dentro di me in questi anni con tutti gli altri, o quasi. Almeno senza grandi insoluti.

Anche durante l’ultimo corso che ho da poco concluso, i miei Maestri mi spinsero a cercare la pace anche in questo. Un anno fa mio padre mi girò dei video in cui mio nonno si raccontava, pubblicati nel web da un suo amico. Andando a indagare ho scoperto che questo amico aveva aperto un vero e proprio museo di arte sacra, ispirato alle sue opere. Michele si offrì di accompagnarmi, sentivo il bisogno di qualcuno accanto che potesse capire cosa stavo per affrontare.

Amos e sua moglie Emanuela ci accolsero con cortesia e, mano a mano che il tempo passava, con sempre più enfasi e gioia. Dopo poche frasi di circostanza decisi di essere diretta spiegando che mi trovavo lì per fare chiarezza, che mi stavano parlando di una persona che, sebbene io avessi frequentato da bambina, non conoscevo per niente. Chiarii che con la famiglia non fu mai stato amorevole, non era riuscito a tenerla unita e così anche ora siamo tutti persi e lontani. Da quel momento in poi mi sentii libera di mettermi in ascolto, pronta a non entrare nel giudizio, ad accogliere i racconti che mi sarebbero arrivati e probabilmente liberai loro dell’imbarazzo di non sapere che cosa portasse in quel luogo il primo membro della famiglia che si presentava alla loro porta.

Dopo un corridoio vetrato in cui a darci il benvenuto fu una statua a grandezza naturale, fatta da mio nonno, di Padre Pio con 2 bambini accanto a lui assorti in preghiera e altre sculture molto realistiche, entrammo nel museo e sul tavolino in ingresso Michele mi fece notare che oltre ad altri volumi c’era anche il mio primo libro. Loro si affrettarono a dirmi che mio nonno l’aveva letto e ne aveva donato a loro una copia e che era stato orgoglioso di me. Mi salirono le lacrime che cercai subito di ingoiare. Questa cosa mi colpì nel profondo, ero convinta di essere invisibile per lui, invece mi aveva vista, sapeva che c’ero, non ero solo le tre righe che scrisse sul suo diario il 15 maggio del 1974, in cui annotava la mia nascita e il fatto che fossi sana. […]

Mia madre mi ha chiesto cosa ho ricevuto da questa visita. Ho avuto la prova che anche in mio nonno esisteva la bellezza, che vale sempre la pena cercarla in tutto e tutti. Non contano il male, il dolore, la frustrazione, la rabbia, conta l’amore e questo si trova dentro la bellezza. Sono immensamente grata per aver avuto questa opportunità.

Monica Finardi

Estratto dal libro La Via della Guarigione. Per diventare alchimisti delle proprie vite

Riscoprire l'importanza di perdonare

Monica Finardi presenta il libro La via della guarigione lunedì 8 aprile 2024. Per tutte le informazioni, vai a questo link.

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