Come ci insegnano gli antichi Maestri, un percorso di conoscenza di sé equivale a un percorso di crescita spirituale perché si diventa consapevoli del proprio sé, la persona diviene consapevole delle proprie parti più intime. Del proprio spirito… e non come qualcosa che ha, quindi che possiede, ma come un qualcosa che è.
Leggendo con attenzione i Maestri del passato e accettando il loro insegnamento, nel nostro caso del Vangelo, constatiamo che se non sappiamo come effettivamente siamo fatti, possiamo commettere errori quando ci relazioniamo con noi e con la realtà. Ad esempio, gli eventi dei Vangeli spingono a considerare la realtà come conseguenza dei propri pensieri e non il contrario. Di solito, si è portati a credere che ciò che siamo e pensiamo è dovuto a quello che ci capita nella vita.
Invece, è a seconda del proprio mondo interiore che si vivrà una determinata esperienza: cioè, il mondo esteriore è conseguenza del proprio mondo interiore. Per esempio, non è che Cristo raccomanda che si potrà avere fede quando si vivranno situazioni miracolose, ma il contrario: si potranno vivere esperienze eccezionali (addirittura ottenere quello di cui si ha esattamente bisogno) a seconda della propria fede.
Sicuramente, la propria coscienza è influenzata dal contesto in cui si vive, ma quello è solo in una minima parte; una parte che quando la si scopre si può anche imparare a modificare direttamente da noi. In verità, è come si è che crea il mondo esteriore. Quindi, siamo tutti responsabili delle situazioni che viviamo in modo diretto e che facciamo vivere agli altri; nella somma di tutto ciò, si crea la realtà.
Non preoccupiamoci che questo vuol dire che noi siamo i creatori pure dei problemi e delle crisi globali, perché, per la stessa dinamica, ognuno è anche colui che creerà la soluzione. Piuttosto, che ci si concentri sull’evidenza che allora l’uomo non è un ospite, una comparsa nella realtà, ma l’artefice. Ovvero, è responsabile. Vivere pensando che i problemi e le soluzioni a quel che si vive devono capitare da fuori di noi, da altri, è un vivere da irresponsabili.
So bene che molti percorsi di realizzazione personale fanno leva proprio su analisi simili per accompagnare le persone a convincersi che, allora, modificando e controllando il proprio mondo interiore si può provocare quello che si desidera, che più aggrada, nel mondo esteriore. Ma questa non è vera conoscenza, né vera trasformazione. Sì, è ovvio che grazie a una ferrea disciplina e un fermo convincimento, questo processo potrà portare frutti. Ma sarà in modo temporaneo, o superficiale (cioè, la persona sarà sempre la stessa: alla lunga, se prima era infelice, infelice rimane; e appagato il desiderio con questo escamotage, la sensazione di infelicità tornerà).
Per intendersi: se uno dentro di sé ha ombre e angosce, non gli potranno capitare eventi sgargianti e rasserenanti, ma oscuri e angoscianti. Quindi, ha molto più senso passare per davvero attraverso la conoscenza di chi siamo veramente. La pratica del Vangelo permette esattamente questo. Inoltre, tramite questa esperienza, porta la persona a intercettare pure dell’altro oltre sé, che non può ignorare, se no non si conoscerà veramente. Perché questo “altro” è immenso, infinito, quindi è anche in sé. L’assoluto.
Allora, anche certi cammini di realizzazione personale, anche certe vie spirituali citano il Vangelo a questo scopo, ma portando le persone ad accontentarsi di una lettura superficiale. Una lettura più approfondita porterebbe innanzitutto a diventare delle persone splendide, luminose, desiderose di Verità, e questo sarebbe sufficiente a far sì che, di conseguenza, anche esteriormente succedano esperienze splendide e luminose. Non preoccupiamoci di nulla, o di selezionare la tecnica migliore… ma solo di questo, e, come effetto collaterale, ognuno vivrà le esperienze ideali per lui.
Ora è iniziato l’anno nuovo e si sono espressi dei propositi… C’è chi vuole l’amore, chi desidera una novità, una serenità finanziaria, ecc. Ma come potrebbero accadere se dentro di sé non c’è amore, non c’è novità, non c’è ricchezza? Il Vangelo è pratico perché porta le persone a creare attivamente la propria vita, altrimenti sarebbe un aspettare l’eventuale miracolo che risolve tutto. Perché solo un miracolo, un’eccezionalità, una magia può portare amore se tu non hai amore, e così via. Non è realistico credere che si possa costruire una casa se non si è provvisti di un terreno sul quale edificarla. Non è possibile. “Non essere un illuso”: questo ti devi augurare per l’anno nuovo, essere pratico…
Com’è possibile riuscirci? Essendo forniti (dentro di sé) di tutto quel che necessiterebbe fuori da sé. E com’è possibile essere forniti di tutto quel che servirebbe? Conoscendo in modo completo come siamo fatti, come ognuno di sé è fatto… Un percorso di conoscenza di sé che non sia aleatorio o di superficie perché ti promette di ricevere ciò che per prima cosa, superficialmente, ti viene in mente di desiderare. Ma un percorso di conoscenza concreto, che, paradossalmente, porta a toccare ciò che sta oltre il concreto, cioè il totale, l’assoluto.
Domando di nuovo: (ad esempio per l’anno nuovo) come posso aspettarmi un cambiamento nella mia vita, se sono in realtà la stessa persona di prima? Non può funzionare se per realizzazione personale si intenda il focalizzarsi sull’esaudimento dei desideri. Perché posso anche avere dei desideri importanti, altisonanti, anche spirituali o altruistici, ma concretamente: che effetto o che durata potranno avere se io sono la stessa persona di prima? Addirittura, se io mi convincessi di essere il creatore della mia realtà, come potrei davvero risolvere un problema se rimango la stessa persona di prima? Cioè quella dalla quale è sorto il problema, o che magari lo ha generato…
Enzo Comin
Autore del libro Vangelo pratico
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