Il bagaglio dell’Anima: la sfida della terza fase del risveglio

Quella che può essere definita come terza fase del risveglio o recupero animico in incarnazione, si realizza dal momento nel quale l’Entità animica è riuscita a riconoscere se stessa dentro il suo veicolo umano, a guidarlo discretamente e a riconoscere di essere dotata di un bagaglio.

La nostra persona che, nell’esempio precedente, viveva e lavorava dentro una miniera (il corpo, veicolo dell’Anima), a questo punto della sua ricognizione, è perfettamente consapevole di chi è, di dove si trova, della globalità di circostanze, condizioni, possibilità, strumenti a sua disposizione, delle comunicazioni instaurate e di quelle possibili con i suoi responsabili in superficie e abile ad applicare la sua esperienza in quel luogo.

Cosa accade, quindi, da quel momento in poi?
Da lì in poi, dipende totalmente dalla volontà, dall’intento, dal coraggio, dalla forza e, non ultimo, da quel bagaglio che ci è stato concesso di portare con noi, nel momento in cui ci siamo incarnati.

Noi definiamo quel bagaglio come un piccolo zainetto che l’Anima prepara, in accordo e insieme ai suoi fratelli, e che poi mette in spalla prima di scendere sulla Terra; questo zaino contiene alcune cose che si potrebbero riassumere, con vocaboli terreni, in “kit di sopravvivenza”!
Questo zaino potrà essere aperto non appena nel nostro cunicolo buio avremo un barlume di luce e le condizioni necessarie per poterlo fare.
Nello zaino sono presenti le nostre istruzioni principali per mantenere attiva la nostra connessione o per poterci riconnettere rapidamente, alcune memorie essenziali universali, che si esprimono in Leggi universali, le principali memorie sul nostro essere e la mappa completa della nostra Missione, sulla Terra!
L’apertura dello zaino dipende anch’essa dall’esperienzialità e dall’espansione frequenziale vibrazionale animica, poi dal grado di volontà di comprendere che cosa ci sta pesando sulle spalle, dal momento in cui ci siamo incarnati.

Questa fase – come comprenderete bene – è quella più interessante e corrisponde alla vera sfida!

Questo è realmente il solo e unico obiettivo da raggiungere ed è il solo momento che conferisce il senso al nostro esistere in corpo, sulla Terra.

Nel momento in cui l’Entità animica non è riuscita, pertanto a compiere, parzialmente o completamente, la sua ricognizione, ovvero quanto descritto nel racconto della fase precedente, brancolerà nel buio, percependo uno zaino ma non riuscendo a identificare di che cosa si tratta, ne a vederlo, a sfilarselo di dosso ne, tantomeno, ad aprirlo.

Quanto quest’Anima cadrà in sofferenza, prostrazione, solitudine, senso di abbandono, disperazione (che si può tramutare in azioni terribilmente autodistruttive o, in alcuni casi, distruttive), dipende da quanta forza di volontà, da quanto coraggio e da quanta solidità decida di tirar fuori da sé, per procedere.

Se al termine di questa fase l’Anima è pronta, giunge un istante animico universale nel quale si attende di ricevere il più potente e inequivocabile messaggio, ovvero la voce dell’Universo che finalmente ci parla e chiarisce del tutto gli schemi riportati sulla mappa descrittiva la nostra Missione, che era all’interno del nostro zaino.

Quando quell’istante, per motivi che chiariremo in seguito, tarda ad arrivare oppure non può arrivare a causa dell’impreparazione e dell’inadeguatezza dell’Entità animica incarnata, comincia a farsi strada il senso di solitudine animica e, in molti casi, la disperazione animica. È evidente che, a quel punto, la sua permanenza in incarnazione non solo gli appare del tutto inutile ma, più di qualsiasi altra cosa, il mancato recupero della connessione, della consapevolezza e della comunicazione, comincerà a destare emozioni quali tristezza, angoscia, solitudine, terrore di essere stata abbandonata a se stessa.

Gabriella Laura Conversano Cippini

Autrice del libro L’universo reclama amore

 

 

 

 

 


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