Il potere di fluire

Un invito a trasformarsi, a risvegliare quella forza interiore spesso assopita, trovando una nuova armonia tra corpo, mente e spirito. Estratto dal libro Il Tai Chi della vita di Maestro Sān

L’incontro con la tensione

Quando iniziai l’università, non parlavo quasi mai con nessuno, ma un giorno conobbi lei. […]
La vedevo ogni giorno a lezione, poi uscivamo insieme, ci fermavamo sui gradini dei palazzi a baciarci, e infine la accompagnavo alla stazione. Nel momento di salutarci, febbricitante, aspettavo che il treno partisse, salutandola con la mano.

Tale trasporto mi legava a lei così fortemente da farmi sentire soffocare, fino a sfociare talvolta in episodi violenti. Nella stanza, litigando con lei, mi riflettevo nello specchio e la tensione era così forte che, sussultando, non mi riconoscevo più. […]

Alla ricerca di un equilibrio

Arrivai a un punto in cui avvertii la necessità di conoscere i motivi che scatenavano quel furore. Capii l’importanza di orientare quella forza primordiale, che lasciata incontrollata feriva profondamente.

Mi iscrissi a un corso di arti marziali cinesi. Fin dal primo momento percepii una sinergia inattesa con il Maestro e i miei nuovi compagni: fu questa connessione a permettermi di immergermi nella pratica.

Attraverso movimenti ispirati agli animali, apprendevo i principi della lotta. Il primo ostacolo da superare fu la rigidità dei movimenti. Il Maestro insisteva perché cedessi alla formidabile morbidezza degli animali, a me ancora sconosciuta. […] Non avevo mai considerato che per essere veramente morbidi bisognava essere veramente fluidi.

Gli allenamenti erano estenuanti, ma per quanto mi sforzassi, continuavo a sprigionare una controproducente rigidità muscolare. Il Maestro mi correggeva con sguardi impassibili e severi: «No! No! No!», che poi, vedendomi abbattuto, si trasformavano in incoraggianti «Piano, piano, rilassato».

La lezione del corpo: imparare a cedere

L’evento che mi fece realmente comprendere la potenza della fluidità fu quando mi ruppi il polso proprio a causa della mia rigidità. Rimasi tre giorni in ospedale e, una volta dimesso, non tornai più agli allenamenti. Mi persuasi che nessun Maestro avrebbe potuto insegnarmi ciò che un polso rotto mi aveva mostrato.

Ricominciai l’addestramento in solitaria. […] Rilassandomi, il bacino sprofondò verso terra, consentendomi di svelare la sua pulsazione. Fu allora che, quasi per magia, incontrai il Tai Chi.

Da quell’istante, attraverso movimenti lenti, percepii di essere sospinto da un’onda nella quale mi immergevo. Tuttavia, durante la pratica mi sentivo ancora rigido. Per comprendere la resistenza che il mio corpo continuava a esercitare, mi esploravo strato dopo strato, come fossi una cipolla.

Il contatto con la natura: tra radici e leggerezza

Durante le vacanze estive tornavo sui monti. Camminavo lungo sentieri ripidi, respiravo l’aria delle faggete, poi quella più frizzante delle pinete. Percepivo ogni suono, ogni cambiamento del terreno sotto i piedi, e infine mi rinfrescavo nel torrente gelato, nudo, urlando a squarciagola.

Un giorno, inerpicandomi su un pendio, mi sentii assorbire dal mio stesso baricentro, così profondamente da non distinguere più i confini tra dentro e fuori. Con radici salde ma privo di pesantezza, allineato a una forza ascendente, nuotavo nell’aria: ero seta. […]

Scelsi di lasciare alle spalle le discoteche e la vita mondana per dedicarmi alla pratica. Caricavo lo zaino e prendevo il treno per i monti. Lungo il percorso mi fermavo a dipingere il paesaggio, poi riprendevo il cammino lungo la strada serpeggiante che si inerpicava verso il tempio.

Giunto alla casupola, entravo e venivo accolto da un’aria gelida e umida a me familiare. Lentamente, nel silenzio della montagna, il mio corpo e la mia mente si riallineavano. […]

Il risveglio dell’attenzione

Dopo il periodo di raccoglimento, non era immediato riabituarsi alla vita frenetica della città. Camminavo stranito per le strade, evitavo i passanti ma, allo stesso tempo, ne percepivo le espressioni.

Fu in uno di quei rientri che notai, lungo il marciapiede, un bambino che piangeva. Il suo palloncino rosso era sfuggito di mano nel caos del traffico cittadino. Pur vedendolo volare via, non ebbi la prontezza di afferrarlo per restituirglielo.

Quella mia immobilità mi rimase impressa. Nei giorni successivi continuai a pensarci, a meditare sui motivi profondi che mi avevano reso così poco presente. L’esercizio divenne allora quello di pormi in una condizione di piena ricettività, come se in ogni istante potesse apparire un nuovo palloncino rosso.

Attraverso questa dedizione, sviluppai un’attenzione sottile, una percezione acuta che da quel momento avrebbe accompagnato ogni cosa che entrava nel mio campo visivo.

Maestro Sān

Estratto da libro Il Tai Chi della vita

Maestro Sān presenta il libro Il Tai Chi della vita lunedì 24 marzo 2025. Per tutte le informazioni, vai a questo link.


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