Le tradizioni culturali e religiose d’Oriente e d’Occidente affondano le proprie radici nelle antiche e grandi civiltà del Medio Oriente… (seconda parte)
Dall’Asia centrale scese, intorno al VI millennio a.C. un’altra popolazione, gli Arii, che si stanziò nelle regioni a est della Mesopotamia che corrispondono attualmente all’Iraq. Gli Arii erano un popolo di guerrieri che portò per la prima volta in queste regioni il cavallo. È certo da diverse testimonianze storiche che gli Arii ebbero almeno scambi di natura commerciale, se non culturale, con i Babilonesi e poi con gli Assiri che infatti conobbero il cavallo tra il II e il I millennio a.C.
Intorno al II millennio a.C. gli Arii migrarono nelle zone del Nord dell’India e fu così che le conoscenze sacre di questo antico popolo si unirono alle tradizioni locali dando origine ai culti che permeano tutt’ora la tradizione induista. I primi testi sacri indiani, i Veda, sono permeati delle conoscenze e delle tradizioni di questi antichi colonizzatori. Essi furono scritti in epoche successive a partire dal 1200 a.C. I quattro libri (Rgveda, Atharveda, Samaveda, Yajurveda) testimoniano inoltre di straordinarie analogie culturali e linguistiche tra i popoli indiani e quelli iranici, entrambi abitanti le terre colonizzate dagli antichi avi, gli Arii.
L’origine degli dèi ariani, che influenzerà la tradizione induista, ha anch’essa sicuramente radici naturalistiche di cui rimangono ancora tracce nei Veda. Gli dèi principali che prendono forma dall’incontro della lussureggiante mitologia indiana e di quella ariana sono infatti personificazioni di fenomeni naturaliimportanti per l’uomo: Agni per il fuoco, Surya per il Sole, Indra per la tempesta, e il nobile Varuna connesso con la Luna e con le Acque…
Matsya venne venerato in India come una delle prime incarnazioni di Visnù. È sorprendente la somiglianza tra questa divinità indiana, portatrice di Saggezza, e il babilonese Ea, anch’egli connesso con l’elemento acqua, associato alla sapienza. Matsya viene rappresentato con un torso umano e le estremità inferiori a coda di pesce. Egli è portatore di saggezza, e porta agli uomini “i semi della conoscenza”, i quattro Veda, che ha salvato dal diluvio universale.
Esseri pescimorfi erano conosciuti anche in Medio Oriente: Oannes, l’uomo-pesce, uscì anch’egli dall’acqua per portare agli uomini la saggezza. Anche Brahma, come aveva fatto l’antico Ea dei Babilonesi, avverte il saggio Manu che era in procinto di annegare tutta l’Umanità per purificare il mondo. Egli ordina a Manu, attraverso Matsya, la prima incarnazione di Visnù, di costruire un’arca nella quale avrebbe preservato i “semi della saggezza” ovvero i quattro Veda.
Il sacrificio è il modo ancestrale attraverso il quale gli uomini cercano un contatto con le forze cosmiche,gli dèi. Nella mitologia sumera e poi babilonese, si narra come il primo uomo fosse nato con l’unico scopo di servire e compiacere gli dèi. Il sacrificio agli dèi è dunque anticamente anche una forma di ringraziamento per la vita concessa all’uomo.
Presso gli Arii, nella tradizione vedica, al sacerdote spetta il compito di accendere il fuoco sacro, agente purificatore che allo stesso tempo ispira i sacerdoti e li connette con l’entità divina.
Un altro sacerdote, infatti, chiamato Hotar, invoca gli dèi con inni e canti sacri. Questi sacerdoti sono chiamati in Medio Oriente con il nome gentilizio diMagi.
È così che con l’ispirazione purificatrice del fuoco e le formule magiche dei riti, nacque in tempi antichissimi la poesia religiosa che diede origine a tutti i più grandi testi sacri.
In India la casta dei sacerdoti, chiamati brahman, divenne col tempo sempre più importante e influente. Essi sono il tramite tra gli uomini e la divinità. Attraverso il rituale del sacrificio, possono intercedere con gli dèi nelle richieste e nei ringraziamenti. Sono i sacerdoti bramhan che studiano e tramandano iVeda. Con l’etimo bramhan si designa tuttavia all’origine la formula magica mediante la quale il sacerdote esercita il suo potere, che è ancora connesso con la magia naturale e popolare, da cui scaturirono i primi versi poetici deiVeda.
L’afferrare con il pensiero l’Infinito è la potenza suprema che concede il rituale del bramhan.
Dalla mitologia si passò con il tempo al culto di un’entità divina unica:Brahma. Egli è signore del cielo e della terra, e tutte le forze, compresi gli dèi, scaturiscono da lui.
Quando Brahma si sveglia ed espira inizia la creazione del mondo visibile che dura 4000 anni (un “anno brahmanico”). Quando egli si addormenta, il mondo si dissolve nel nulla in attesa di essere “ri-creato” quando Brahma si risveglierà.
Anche in Mesopotamia assistiamo allo stesso processo di teocratizzazione e la mitologia magica, spontanea e naturale, che aveva ispirato i primi racconti sumerici, passa sempre più nelle mani di una casta sacerdotale che spesso la codifica in rigidi precetti al fine di preservare il potere di una città stato, di un gruppo o di un popolo su di un altro.
È così ad esempio che tra il II e il I millennio a.C. questi antichi insegnamenti vengono modificati e codificati nel cosiddetto “codice di Hammurabi“, dal nome di un potente re della prima dinastia Babilonese che regnò nella Mesopotamia intorno al XVIII sec. a.C.
Egli afferma di aver ricevuto le conoscenze che trasmette al suo popolo direttamente dal dio del Sole Samash.
Qualche centinaio di anni più tardi sarà Mosè a ricevere le tavole della Legge sul monte Sinai direttamente dal suo dio unico che si manifesta a lui sotto forma di fuoco.
Alcuni secoli più tardi, infatti, anche i popoli che abitavano il deserto a sud e a ovest della Mesopotamia, i Semiti e gli Arabi, mutuarono le antiche conoscenze riguardanti la storia del cosmo e dell’uomo che i maestri Sumeri avevano trasmesso attraverso la mitologia. Questi popoli infatti passarono da nomadi a stanziali, e cominciarono a organizzarsi da un punto di vista sociale e culturale.
Essi diedero luce, in tempi più recenti, a partire dall’Ellenismo e durante tutto l’Alto Medioevo, alle grandi religioni monoteiste: l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam.
È così che nella Bibbia come nel Corano possiamo ritrovare, attraverso storie e profezie, i racconti del paradiso terrestre, del diluvio e di altre conoscenze che i maestri Sumeri, attraverso l’invenzione della scrittura, hanno voluto consegnare alla Memoria dell’uomo del futuro: il ricordo di un “paradiso perduto” che può essere ritrovato nei “semi di saggezza” sparsi e sepolti nella Terra…
Elisabeth Mantovani
Modena, 20 Novembre 2011.
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