Nell’ambito alimentare, tra i professionisti del settore non sempre si ha un approccio di ascolto empatico con il paziente… Alcuni si pongono in maniera più o meno dogmatica e sono convinti di detenere una verità assoluta.
Nell’ambito alimentare, tra i professionisti del settore non sempre si ha un approccio di ascolto empatico con il paziente. Quando medici, nutrizionisti, dietisti o semplicemente studiosi dell’argomento si pongono in maniera più o meno dogmatica e sono convinti di detenere una verità assoluta – ogni esperto ne ha una differente – si ottiene un condizionamento senza riserve da parte dell’ascoltatore meno informato e/o non connesso all’ascolto interiore delle proprie necessità. In questo caso, chi lavora nel settore non si rende conto di limitare e di limitarsi, creando dipendenze esterne: dei veri e propri “credo”; ci sono poi altrettante personalità nel campo del benessere olistico che vengono trattate alla stregua di una guida, di un guru infallibile, soprattutto da chi è un neofita. Questi guru puntualmente vengono accusati, additati e giudicati, perché percepiti come incoerenti, inaffidabili, ciarlatani. Se si continua ad affidarsi ad altri e all’esterno, puntualmente si subisce una delusione, forgiata dalla paura di non sapere.
Sono gli altri a deluderci o siamo noi a credere di dover essere dipendenti dalle esperienze altrui, costruendoci in anticipo condizionamenti, dogmi e credenze? Semplicemente, non può esistere una realtà uguale per tutti. La consapevolezza di intraprendere un viaggio è una presa di coscienza data dall’ascolto. Ognuno di noi è l’artefice della propria salute e delle proprie esigenze: continuando a condizionarci con giudizi, etichette e deleghe, quel che si otterrà è dipendenza, dualità, punti di vista limitati, chiusura. Ognuno è in viaggio da punti di partenza differenti: come può esserci una ragione, o un torto, che sia uguale per tutti? Quando si ha bisogno – per una serie di circostanze – di aiuto esterno competente, è bene che ciò avvenga condividendo ciò che si è al momento, con specialisti che hanno come perno della propria professione l’ascolto empatico e non il proprio dogma di credenze.
Un approccio fruttuoso, inoltre, è quello di prendere ciò che di utile risuona da qualsiasi situazione, persona o alimentazione che sia, forgiando il proprio percorso sulla base del benessere che si prova: fisico, emozionale, empatico, spirituale. In questo modo, rispettando il nostro essere unici e irripetibili, prendiamo le redini della nostra vita, attuando il fare o non fare in totale, responsabile e consapevole presenza. Tutto ciò che non ha come fulcro la libertà e il rispetto d’ascolto è una perdita energetica e di salute: un vero e proprio colabrodo di benessere psicofisico. Dall’ascolto si verte sulla strada migliore per noi, in primis, e per tutti gli altri di riflesso; inoltre, per ogni scelta che si fa, nulla vieta di installare un successivo upgrade o cambiamento al proprio stile di vita con la nuova presa di coscienza ottenuta dall’esperienza, dai confronti costruttivi e dagli approfondimenti intrapresi. Ognuno di noi ha la propria idea di giustizia e ogni giustizia ha i suoi compromessi. Non siamo tutti uguali, nemmeno nell’interpretazione del concetto – duale – di ciò che è bene. Rispettiamoci dando il meglio di noi stessi ogni giorno e nelle piccole cose, senza puntare il dito e senza troppe classificazioni. Si cresce confrontandosi, trasformandosi e mettendosi in gioco: in definitiva, non si smette mai di farlo!
Francesca Più
Estratto dal libro Alimentarsi (Anima Edizioni) – L’Equilibrio nella Nutrizione – Il libro delle “non” risposte alle domande più gettonate sull’alimentazione a base vegetale.
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