waw-he-waw
La mia energia è da ogni parte protetta e nascosta
Dal 23 al 27 novembre
Le tre lettere principali di questo Nome sono uguali a quelle del reboante Wehewuyah dell’inizio di primavera: due waw, che raffigurano il nodo e l’ostacolo, attorno a una he, simbolo dell’anima e dell’invisibile. Ma Wehewuyah era del Coro dei Serafini, Angeli della volontà suprema, e per lui le waw rappresentavano una sfida irritante, un assedio da spezzare. Con Wehewu’el siamo invece nel Coro dei Principati, delicati Angeli della bellezza: e le due waw, qui, somigliano piuttosto alle torri di un castello, in cui animi nobili trovano riparo da un mondo che a loro non piace.
I Wehewu’el hanno, in realtà, la strana caratteristica di tenere aristocraticamente nascoste le loro migliori qualità. Alla gente (e spesso anche ai propri famigliari) ne mostrano altre, costruite apposta, come maschere: a volte mediocri, a volte addirittura scadenti, come se godessero nell’apparire inferiori a ciò che veramente sono. E non è per modestia. La gente, semplicemente, li ha profondamente delusi; troppa volgarità, ottusità e meschinità hanno trovato attorno a sé fin dall’infanzia: sono troppo brutti gli yahoo, direbbe il Wehewu’el Jonathan Swift – che ne I viaggi di Gulliver aveva ribattezzato «yahoo» la specie umana – e perciò non meritano di aver libero accesso ai grandi tesori che ogni Wehewu’el sa di possedere in se stesso.
Gli si potrebbe obiettare che è lui a volerli vedere così, e che i nostri simili hanno pure qualche tratto buono e interessante, anche se certamente non tutti. Ma un Wehewu’el non ne vorrà sapere, risponderà con un sorriso vago, che a moltissimi sembra ipocrita – la cosa non lo tocca minimamente. In qualche raro momento di confidenza potrà raccontarvi che ha provato anche lui a vedere del buono negliyahoo, e varie volte se n’è fidato, ma invano. Voi avrete, giustamente, il sospetto che in qualche modo il Wehewu’el se le sia andate a cercare, quelle esperienze tristi di cui parla: ma in tal caso potrà rispondervi che non ha fatto proprio nessuna fatica a trovarle. E lì la conversazione su quest’argomento potrà anche aver fine.
Il Wehewu’el, d’altra parte, ritiene di stare benissimo da solo. In cima alla torre più alta del suo castello interiore, la sua brillante intelligenza può fargli scoprire ogni giorno cose nuove, se ha saputo nutrirla di cultura; se no, ragiona limpidamente sulle notizie del giornale e comprende come pochi altri le dinamiche politiche, sociali e soprattutto morali del suo tempo; oppure, se ha sviluppato interessi spirituali, medita e contempla verità grandiose. Ma non ve ne parlerà mai. Forse ne racconterà qualcosa al suo gatto, o al suo cane, poiché i Wehewu’el amano molto gli animali; oppure ai bambini, altra loro passione, purché siano abbastanza piccoli da non essere stati ancora contaminati dal mondo scadente dei loro genitori.
Ricordate Harpo Marx, con il suo personaggio muto e sempre occupatissimo a rendere ridicoli gli adulti? Harpo era nato il 23 novembre. Anche Collodi era di quest’Angelo: e non è un semplice caso, dunque, se stranissimamente Le avventure di Pinocchio non venne notato da nessuno se non dai bambini, finché il suo autore visse; e come prevedendolo (e forse anche desiderandolo, chissà), quando decise di stamparlo in volume, Collodi si rifiutò di firmare il contratto che gli garantiva i diritti d’autore: lo pubblicò gratis, insomma, per esprimere tutto il suo disprezzo per quel pubblico che i suoi colleghi si affannavano invece a compiacere. Certamente meno orgoglioso fu, per i diritti d’autore, Charles M. Schulz, l’autore deiPeanuts, ma noterete che tra i suoi personaggi non compaiono mai gli adulti, quasi fosse sottinteso che non avrebbero potuto capire in alcun modo le profonde riflessioni filosofiche di Charlie Brown, Linus e Snoopy, o l’arte pianistica di Schroeder. E Laurence Sterne, il più originale autore del Settecento inglese, costruì il suo Vita e opinioni di Tristram Shandy sulla finta intenzione di scrivere una biografia del suo protagonista: ma in settecento pagine non ne narrò che i primi quattro anni – come se solo quelli contassero – e godette invece nel dipingergli intorno un ambiente di parenti e servitori terribilmente spassosi, con i loro tic e le loro follie di adulti «normali».
Nei nostri dintorni, Wehewu’el sono molti dei camerieri che al ristorante ci guardano dall’alto in basso, sorridendo del nostro modo di esitare davanti al menu; e così pure insegnanti e impiegati di second’ordine, casalinghe e custodi che avrebbero potuto svolgere egregiamente mansioni illustri, ma che in fondo al cuore hanno invece ritenuto una concessione eccessiva mostrare al prossimo quanto valgono. Si troverebbero altrettanto bene in qualsiasi attività che richieda o induca una notevole dose di scetticismo nei riguardi degli ideali altrui: come – almeno in certi Paesi, il nostro incluso – i funzionari di ministero o di ambasciata, o i militari di carriera.
Il grosso problema è che tra le doti dei Wehewu’el, come di quasi tutti i protetti dei Principati, si trova anche quella speciale variante d’Energia Yod che i qabbalisti chiamano «consolazione»: una sorta di impercettibile effluvio risanatore che, quando viene usato, ha il potere di dissolvere negli altri la rabbia, il rancore, il rimpianto e il rimorso, i quattro terribili errori psicologici, cioè, che rendono il nostro organismo più vulnerabile alle malattie. E dato che, proprio come l’Energia Yod, anche la «consolazione » si vendica di chi non la usa – causando in lui gli stessi disagi che avrebbe potuto curare – e che l’unico modo di usarla è rivolgersi agli altri con simpatia e fiducia, e parlare, confidarsi, e condividere sentimenti, ne consegue che la solitudine e il riserbo dei Wehewu’el finiscono con l’essere, per loro, piuttosto rischiosi. Dovrebbero scendere almeno un po’ dalla torre, se non altro per amore della propria salute. Ma l’unica cosa che possa veramente costringerli a farlo sarebbe un ideale, lo slancio che dà il pensiero di avere una missione nel mondo – una qualsiasi, non importa quale. E occorre un miracolo perché ne trovino uno e riescano a crederci abbastanza a lungo, senza che il loro cuore si inacidisca.
Il Wehewu’el Augusto Pinochet ebbe forse qualche ideale del genere in gioventù, ma poi, quando giunse al sommo del suo lugubre potere, si sa come andò a finire per gli sventurati yahoo cileni che dovettero subirne la dittatura.
Testo per gentile concessione di Igor Sibaldi, estratto dal Libro degli Angeli