Maria Rosaria Dibenedetto

Maria Rosaria Dibenedetto insegna nella Scuola Primaria. Istruttrice yoga e specializzata nello yoga per bambini, conduce corsi di formazione per docenti e genitori e laboratori yoga per bambini. Realizza un progetto che, partendo dalle esigenze concrete dello sviluppo mentale del bambino, mira all’educazione, alla gestione delle emozioni, alla presenza mentale, alla serenità nei rapporti interpersonali. Fonda l’associazione L’Onda del Respiro, attiva nel promuovere un sano sviluppo del ben-essere e dell’equilibrio interiore.

Con Anima Edizioni pubblica Yoga. Nel cuore dei bambini.

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RECENSIONE a cura di Vito Antonio Baldassarre
Di Benedetto Maria Rosaria, YOGA. Nel cuore dei bambini, Anima Edizioni, Milano, 2012

Esiste una gioia particolare e specifica vissuta dalle persone che si occupano di formazione ed è quella che sorge nel momento dell’incontro, a distanza di molto tempo, con una persona che riconosce la preziosità del servizio formativo a livello universitario perché ha lasciato una traccia nella propria crescita umana e professionale.
Questo è accaduto qualche mese fa nell’incontro con Maria Rosaria Dibenedetto.
Mi ha parlato in quella occasione, in un incontro di presentazione di un Corso Biennale Yoga per insegnanti, del suo lavoro di scrittura del volume, allora in corso di stampa.
Quando mi è giunto tra le mani e ne ho scorso le pagine, mi sono immediatamente complimentato con Maria Rosaria per l’impegno  e la passione leggibili nella narrazione del percorso di formazione realizzato sul campo nella scuola elementare, utilizzando lo Yoga, e le ho promesso di scrivere qualcosa in più.
Lo faccio ora.
La constatazione, piuttosto amara, dalla quale parte la spinta a realizzare il percorso, è quella riconoscibile nel frequente disimpegno e demotivazione nei confronti del processo di apprendimento da parte dei fanciulli che entrano nel sistema scolastico.
Una delle risposte che la ricerca ha dato alla frequente non accettazione da parte degli alunni della proposta di apprendimento è l’invito a considerare la fondamentale unità della persona come corpo-mente-emozioni-spiritualità in una circolarità irrinunciabile.
La ricerca sul campo e la letteratura pedagogica più accreditata riconosce che in qualunque campo dell’apprendere l’esperienza deve precedere la comprensione: il gusto di imparare va conquistato a questo prezzo e sul campo. Tutto il processo di apprendimento a qualunque età, dall’infanzia alla vecchiaia, consiste nella capacità ti trasformare l’esperienza in consapevolezza culturale servendosi in modo sempre più affinato e perfettibile degli strumenti/linguaggi disciplinari.
Di conseguenza, non è più questione di polarizzare da una parte i metodi deduttivi che pongono prima le basi teoriche del sapere e poi procedono secondo uno sviluppo logico verso la comprensione della realtà e, dall’altra, i metodi induttivi che partono dalla realtà, dall’osservazione e dall’esperienza tangibile per andare verso l’astrazione. Questa polarizzazione costruita in modo artificiale fuori del soggetto umano, trova la sua sintesi dentro il soggetto umano, il quale, fin dall’inizio del suo rapporto con il mondo e con la realtà fisica e sociale si costruisce, e quindi possiede, una teoria tacita sulla base della quale avvia il suo contatto con la realtà stessa e che rimette in discussione secondo un procedimento di cui Piaget ci ha fornito primariamente le connotazioni.
L’essenziale dov’è? E’ evidente che sta nel risveglio della curiosità, del gusto, dell’amore, della passione. Quando è soddisfatto questo principio, addirittura come “incipit”, le scelte metodologiche costituiscono piuttosto un caso di specie.
Il corpo come espressione della persona è il luogo di ogni umanizzazione e quindi di ogni cultura: rivestendo il corpo con significati umani, il corpo si umanizza e l’uomo entra così nel mondo umanizzandolo.
Concretamente possiamo dire che non esiste un pensiero formato senza la partecipazione del corpo, cioè senza il funzionamento di tutto l’organismo e senza l’uso di parole che permettono al pensiero di essere se stesso.. Il sorriso non è soltanto il segno di uno spirito gioioso che si nasconde dietro la facciata del corpo, ma è la gioia di un essere corporeo. Lavorando e faticando nella esplorazione, nello studio, in ogni percorso di espressione personale, realizzo la mia intelligenza, la mia volontà, la mia libertà.
Il corpo umano è dunque la persona umana in quanto si esprime e si realizza visibilmente nel mondo, cioè nella comunicazione con gli altri e nella trasformazione del mondo come via di riconoscimento degli altri. Esso è anche la possibilità fondamentale di esprimersi, di formarsi e di realizzarsi in tal modo.
L’impianto del percorso narrato da Maria Rosaria Dibenedetto utilizza lo Yoga come mediatore didattico per ricondurre ad unità la persona-alunno e metterlo nella condizione di riuscire ad operare la trasformazione della propria consapevolezza perché una delle finalità fondamentali dello yoga è quella di guidare la persona alla presa di coscienza di sé in una attività che è totalmente libera da condizioni limitanti perché è totalmente libera da “oggetti” diversi dalla vera e propria azione di consapevolezza.
In altre parole lo yoga può essere descritto come un “continuum” della consapevolezza che è luce e unione. Questo significa che l’attività yogica poiché è libera dall’alterità degli oggetti, può anche riguardare oggetti , ma in un modo completamente nuovo: la più alta consapevolezza alla quale aspira uno yogi non è, come comunemente si crede, lo svuotamento della mente, la mancanza di contenuti, ma una ulteriore e migliorativa qualificazione della mente e del pensiero che consente un cambiamento radicale del rapporto della mente con i suoi contenuti.
La natura di tale cambiamento di prospettiva è un dato di esperienza e non può essere spiegato direttamente, ma piuttosto evocato da simboli come luce, fuoco, matrimonio mistico.
Il percorso vissuto nell’esperienza narrata da Maria Rosaria si muove in modo intenzionale in tale direzione ed è per questa ragione che l’autrice può concludere che: “Anziché reprimere, bloccare la mente e il corpo, l’educazione dovrebbe integrare tutti gli aspetti del bambino: il fisico, i sensi, l’intelletto, le emozioni, l’immaginazione, l’intuizione, lo spirito”.
L’invito che sento l’esigenza di rivolgere in modo specifico agli insegnanti, ma anche ai genitori è quello di leggere questa affascinante narrazione di una esperienza formativa trasversale per le persone da zero a cento anni.

Vito Antonio Baldassarre
Università degli Studi “A.Moro” di Bari

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RECENSIONE a cura di Carmen Palmiotta
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