Perché si diventa preda delle dipendenze? Qual è il meccanismo che induce una persona a dipendere da una sostanza o da una relazione? Ce ne parla Rossella Panigatti, ricercatrice spirituale, guaritrice ed esperta di comunicazione energetica, in questa intervista dedicata all’esplorazione delle dipendenze affettive.
– Rossella, cosa sono le dipendenze, in particolare quelle emotive?
Dal mio punto di vista, e quindi dal punto di vista della comunicazione energetica, non c’è alcuna differenza tra dipendenza da una sostanza (fumo, droga, alcol…), e dipendenza in chiave affettiva o emozionale. Chiaramente gli effetti sul fisico sono diversi ma, nella mia osservazione, tutte le dipendenze hanno un meccanismo comune che caratterizza la persona che ne è soggetta: è la mancanza di libertà.
– Puoi spiegarti meglio? C’è chi dipende dalle persone sul “piano emotivo” eppure è ben attento a non dipendere da nessuna sostanza…
Il risultato dello squilibrio energetico che determina la dipendenza è costante: se ho la cosa/persona dalla quale dipendo, sto bene; se non ce l’ho, sto male. Quindi, di fatto, non sono libero. Quello che varia è la motivazione che la genera.
Ad esempio, chi ha uno squilibrio al primo chakra, il chakra basale, dipenderà affettivamente perché ha paura o per un senso di insicurezza, mentre chi ha un blocco al chakra del cuore lo farà perché non si sente amato. Se invece a generare la dipendenza è una tensione al terzo chakra, quello del plesso solare, la motivazione scatenante sarà una difficoltà a essere se stessi. Ancora, se la persona prova un senso di esclusione, causata da una chiusura a livello del chakra della corona, dipenderà da qualcun altro per sentirsi connessa, esattamente come userebbe una sostanza per raggiungere lo stesso obbiettivo. Non esiste, quindi, una modalità sistematica ed automatica associabile alla dipendenza, bisogna invece considerare ciascuna persona e le sue problematiche.
– In che senso c’è “mancanza di libertà”?
Nel senso di non decidere per ciò che è meglio per noi, ma per altre motivazioni. Dal punto di vista energetico, se sei in equilibrio, sei liberamente te stesso e prenderai delle decisioni e farai delle azioni in modo coerente con ciò che sei. Questo non accade quando, per uno dei motivi descritti sopra, dipendi da qualcuno. Ad esempio, se non ti senti amato dal partner, tenderai ad agire in funzione di questa percezione e non per quello che reputi essere giusto per te… magari vorresti andare al cinema ma, se al tuo partner non piace, rinunci per fargli piacere… un esempio banale ma tipico di come non si decide per se stessi ma in funzione del “trattenere” l’altra persona.
– Si tratta di essere condizionati? E’ una dinamica diffusa?
Decisamente sì e, nella mia esperienza, posso affermare che le dipendenze affettive sono molto diffuse e pesanti. Spesso le persone non si rendono neanche conto di essere dipendenti e sviluppano quelle che, dal punto di vista della comunicazione energetica, ho definito “la sindrome del bisogno del bisogno”. E’ qualcosa di drammatico, perché nasce dalla decisione di non essere degni d’amore e dalla paura di essere abbandonati; per questo scelgono partner che abbiano bisogno di ciò che loro fanno in concreto; praticamente, queste persone continuano a fare cose per gli altri convinti che sia un atto d’amore, mentre si tratta di una modalità per trattenerli: non si rendono conto di essere loro ad avere bisogno del bisogno di chi gli sta accanto.
– Direi che uno dei grossi problemi è che spesso si confonde tutto ciò con l’amore. Si avverte l’attaccamento e ci si crede innamorati…
L’amore non è mai bisogno. Spesso, invece, sento dire “ah, avevamo una grande complicità”… Per me il termine complicità descrive energeticamente due deficienze, due mancanza che cercano di compensarsi sorreggendosi l’un l’altra… lo storpio rimane storpio e il cielo rimane cieco anche dopo che si sono uniti. Quello che si deve cercare in una relazione è un’alleanza, cioè due forze che camminano insieme e si accrescono nel cammino.
– Perché le dipendenze hanno una presa così forte?
Quello che si vede, la dipendenza, è solo la punta dell’iceberg. I meccanismi sottostanti sono profondi e radicati e spesso hanno origini remote. Ricordo una signora che era venuta da me perché si creava delle relazioni atroci, vere e proprie dipendenze affettive. Era stata un’ex alcolista, ed era “guarita” frequentando gli alcolisti anonimi. Eppure non aveva risolto il motivo che la rendeva dipendente – la percezione di non essere amata – e, quindi, energeticamente aveva solo spostato la tensione: non usava più l’alcol, che fa male, ma aveva bisogno di questo “sostegno” e si creava relazioni insostenibili nella vita.
Insieme abbiamo fatto un lavoro sulla sua situazione energetica e sui suoi blocchi, ed oggi è una persona che beve normalmente un bicchiere di vino a pasto e riesce a starsene un po’ da sola… finalmente.
– Rossella, cosa puoi consigliare per iniziare ad uscire da questi meccanismi?
Il primo passo, essenziale, è rendersi conto che c’è uno squilibrio. Occorre, cioè, una certa dose di coraggio per ammettere di avere una dipendenza e di consapevolezza per determinare cosa ci ha causato l’atteggiamento dipendente. Bisogna poi desiderare fermamente di liberarsene e, con l’aiuto del buon senso e di tecniche di riequilibrio energetico, cercare di tornare al proprio centro.
Se siamo noi stessi, infatti, siamo liberi perché, come accennato, il bisogno reale non è la persona o la sostanza, è altrove, non è mai l’oggetto della relazione.
– Nella tua esperienza di guaritrice, ritieni essenziale avvalersi di chi, come te, fornisce un supporto esterno?
Sono convinta che ciascuno di noi già dispone di tutto quello che serve per tornare nell’equilibrio, solo che spesso lo dimentica… io svolgo semplicemente la funzione di ricordare alle persone chi veramente sono. Ho scritto dei libri che forniscono delle chiavi di interpretazione energetica che aiutano a prendere coscienza del problema e a vederlo nell’ottica spirituale, ma la cosa che mi piace di più fare è insegnare nei corsi. Sono strumenti diversi e validi, preferisco il secondo in quanto ho di fronte singoli soggetti e non un pubblico non identificato, quindi posso essere più precisa.
– Paura e bisogno: qual è il nesso?
La nostra cultura alimenta questa dinamica del bisogno attraverso tutta una serie di messaggi che dicono “tu sei carente”, “non sei abbastanza per meritarti l’amore”… quindi cresciamo nella carenza, invece che vedere tutte le infinite risorse che l’universo ci offre.
Quindi, è facile credere di aver bisogno, aver bisogno di più soldi, di un lavoro migliore, di un fisico più sexy. Il bisogno è alla base di tutte le dipendenze, ed è comunque un concetto chiave, in quanto nasce dalla paura di non avere o di non essere.
Se hai paura, ad esempio, di non essere amato nasce il bisogno di essere rassicurato: e allora scegli una sostanza o una persona che svolga questo ruolo. Quando sei in equilibrio, invece, sai che puoi soddisfare sempre i tuoi bisogni, a patto che siano la cosa giusta per te..
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