Cannabis: nel bene e nel male – Parte 4 di 5

Dossier dedicato alla Cannabis, diviso in cinque puntate. A cura della dott.ssa Erica Francesca Poli, psichiatra, psicoterapeuta. Parte quarta.
Cannabis e rischio suicidario

Uno studio neozelandese dal titolo Cannabis use and suicidal ideation, redatto dall’Università di Melbourne nel 2012, ha utilizzato i dati di uno studio della “Christchurch Health and Development Study” che analizzava il comportamento dei bimbi nati nel 1977 in Nuova Zelanda, al fine di stabilire se esistesse una relazione causale tra l’uso di Cannabis ed eventuali tendenze suicide.
Ebbene, nel campione osservato è risultato che il 38 per cento delle femmine e il 31 per cento dei maschi aveva avuto pensieri suicidi. L’età media di insorgenza di tali pensieri è stata fissata ai 17 anni per le femmine e 18 anni per i maschi.
Inoltre, la probabilità di avere tali pensieri nei consumatori giornalieri di Cannabis è stata rilevata nel 74,4 per cento per le femmine e del 51 per cento per i maschi. Mentre per i non consumatori questo dato si fermava rispettivamente al 35 e al 25,5 per cento.

Questo studio mostra come l’uso di Cannabis soprattutto in persone vulnerabili può incrementare il rischio di mortalità, soprattutto in relazione alle ricadute sull’attenzione e sulla stabilità psichica dei soggetti, agli stati depressivi e demotivazionali che la Cannabis è in grado di creare.
Unico neo da rilevare in questo studio, peraltro scientificamente rigoroso è l’assenza di indagine relativa ad altri possibili cofattori, come eventuale utilizzo di psicofarmaci concomitante.

Cannabis e psicosi

Uno studio sugli effetti dell’uso prolungato di Cannabis, pubblicato sugli Archives of General Psychiatry da psichiatri dell’università di Queensland diretti da John McGrath, ha dimostrato che la marijuana usata a lungo raddoppia il rischio di soffrire di psicosi e aumenta di quattro volte il pericolo di allucinazioni.

Già in passato erano stati eseguiti studi sugli effetti del consumo di marijuana o di altri derivati della Cannabis. I risultati di questi studi hanno lasciato emergere un complesso rapporto tra droga e psicosi: in alcuni casi addirittura sembrava addirittura che chi risultava poi predisposto alla psicosi fosse più incline a consumare marijuana. Ma se vi fosse un meccanismo di causa-effetto e di che tipo restava poco chiaro.

Ciò nondimeno le gravi conseguenze dell’uso a lungo termine di Cannabis erano emerse in uno studio sulle comunità indigene d’Australia che sono grandi consumatrici di cannabis. Si era visto che dopo 15 anni di abuso dello stupefacente cominciano a comparire effetti mentali cronici, con casi di psicosi irreversibili, oltre a depressione e dipendenza.

Il nuovo studio australiano sulla popolazione generale fa un po’ più di luce sul legame tra Cannabis e psicosi: gli esperti hanno monitorato per molti anni la salute psichica di oltre 3.800 giovani che per alcuni anni (fino a sei) avevano fatto uso di marijuana. È emerso che maggiore è il tempo durante cui i giovani hanno consumato questa droga, maggiore è il rischio di soffrire di psicosi e allucinazioni.

Per verificare che il legame tra Cannabis e psicosi fosse di causa-effetto, cioé che fosse proprio la droga ad aumentare il rischio, gli esperti hanno esaminato un sottogruppo di oltre 200 coppie di fratelli, uno dei quali usava marijuana. Ne è risultato che solo per il fratello che consumava marijuana  aumentava il rischio psicosi.

Cannabis e sessualità

Se negli anni ’70 la Cannabis era considerata la “droga dell’amore”, poiché i suoi consumatori dichiaravano un miglioramento della proprio vita sessuale, i risultati di uno studio pubblicato sul Journal of Sexual Medicine nel 2011 e condotto dal dottor Rany Shamloul,  le cui ricerche sono il frutto di una collaborazione tra università di Ottawa, l’università del Canada e l’università del Cairo, hanno mostrato invece un collegamento tra l’utilizzo di marijuana e le disfunzioni erettili, individuando nel pene un recettore per la Thc (tetraidrocannabinolo), principio attivo della cannabis, che funge da inibitore nell’erezione.
I recettori di tale principio attivo sono infatti situati sulla muscolatura liscia del pene e questo induce effetti sulla funzione erettile, di cui la muscolatura liscia risponde per il 70%.

Da un rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga risulta che la marijuana è una droga usata ogni anno da 162 milioni di persone nel mondo, ed il suo uso è molto diffuso soprattutto tra i giovani, che ne sottovalutano ampiamente i rischi contrapposti ai momentanei “benefici”.

“È un messaggio forte quello che dobbiamo comunicare alle nuove generazioni ed ai giovani uomini”, ha osservato il ricercatore, “poiché la vita sessuale adulta di tali ragazzi potrebbe essere compromessa, e se ulteriori studi confermeranno i risultati ottenuti dalla ricerca, i giovani dovrebbero scegliere tra il ‘piacere’ di uno spinello giovanile ed il ‘piacere’ di una sana e soddisfacente vita sessuale.”

Cannabis e salute dentale

Una ricerca neozelandese della Scuola di Medicina di Dunedin, pubblicata nel 2008, ha seguito  oltre 900 persone di età fra 18 e 32 anni, monitorando regolarmente il loro consumo di Cannabis e i controlli dentari. Lo studio, pubblicato sull’ultimo numero della rivista dell’American Medical Association, indica che la malattia peridentaria colpisce più severamente chi fuma più spesso: in questo gruppo una persona su quattro ha contratto una condizione cronica entro l’età di 32 anni.

Dai check-up più recenti è risultato che appena il 6,5% dei non fumatori di Cannabis mostrava forti sintomi di infiammazione e di deperimento dei tessuti associati con affezione peridentaria. La proporzione sale però all’11% fra chi fuma spinelli occasionalmente, ed al 24% fra chi ha ammesso di fumarli regolarmente sin dall’età di 18 anni. Nell’insieme, fra i fumatori abituali, cioè chi fuma in media 41 o più spinelli l’anno, fra 18 e 32 anni, il rischio di contrarre la malattia è del 60% superiore alla media della popolazione, anche escludendo altri fattori possibili come la placca dentaria.
Studi precedenti avevano già legato la malattia peridentaria al fumo di tabacco, ma questo studio è il primo che la lega all’uso di marijuana.

Il risultato è stato ulteriormente supportato da un lavoro del 2012 (Periodontal and oral manifestations of marijuana use. Rawal SY, Tatakis DN, Tipton DA. J Tenn Dent Assoc. 2012) che, oltre a presentare lo studio di due casi specifici, ha revisionato la letteratura sull’argomento, concludendo per un aumentato rischio di paradontosi (allargamento gengivale) in soggetti consumatori cronici di Cannabis.

Parti precedenti:
Parte 1
Parte 2
Parte 3

Successive:
Parte 5.

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