I Sette Centri di Consapevolezza – Parte 2/3

 

Nadav Crivelli ci parla degli Ofanim: i Sette Angeli della Consapevolezza secondo la Cabalà. Lezione 2 di 3.

Rivedi la parte 1 qui.

 

Tra gli argomenti del video:

Il plesso del cuore, governato dall’angelo Zekhutiel, il cui nome significa “Dio mi dà merito”, è proprio il chakra del merito: per meritare qualunque cosa, dobbiamo semplicemente amare.

La ghiandola collegata a questo chakra è il timo. Da adulti, il timo si atrofizza, ed è la metafora di come abbiamo perso la capacità di amare.

Al quinto livello, in corrispondenza della gola e della tiroide, troviamo le funzioni della mente razionale e la capacità di verbalizzare. La parola qui è usata anche in modo artistico, come la poesia e il canto. L’angelo è Chasdiel (“Dio è il mio amore”).

I primi cinque centri formano una unica unità, e sono appannaggio di tutta l’umanità (di cui i primi tre sono usati anche dagli animali).

Tra la gola e la testa c’è una strettoia. Questo passaggio tra il corpo e la testa richiede una iniziazione. Il compito degli esseri umani è di attivare i centri restanti, usandoli pienamente tutti e sette.

Il sesto centro corrisponde alla ghiandola ipofisi, adiacente alla pineale, e la funzione della mente a esso associata, che va oltre il piano razionale, è la capacità di leggere il simbolo. L’angelo di questo centro è Raziel (“Dio è il mio segreto”).

Qui troviamo la lettura delle forme simboliche, come per esempio l’alfabeto sacro della Cabalà che è un alfabeto simbolico.

Il settimo centro, quello della corona, corrisponde alla ghiandola pineale, ed è un luogo di estrema pace e serenità. Qui la dualità viene resa uno, gli opposti vengono riconciliati. Si va oltre ogni cosa, anche oltre il simbolo. L’Ofanim associato è Sandalfon.

Le lettere ebraiche hanno un grande effetto sulla struttura spirituale dell’essere umano. La loro forma, il loro nome e il loro valore numerico formano una triade che agisce sulle corde sottili dell’essere umano attivando determinate funzioni.

La lettera Beit, con il numero 2, significa “casa”. Possiamo immaginarla appoggiata sulla testa, in corrispondenza del centro più alto.

La lettera Ghimel governa il centro della fronte, e vale come numero 3. Significa “ponte”. È infatti un ponte tra il mondo della perfezione e quello della relatività.

Il centro della gola è governato dalla lettera Dalet, la “porta”, associata al numero 4.

Al centro del cuore troviamo la lettera associata al numero 20, Kaf, che significa “palmo della mano”. Questa lettera è anche l’iniziale della parola “corona”. A livello del cuore troviamo infatti un contatto diretto con il chakra più alto che è il chakra della corona.

Più in basso arriviamo al plesso solare e troviamo la lettera Peh associata al numero 80. Significa “bocca”. È in effetti una bocca psicofisica.

La chiave del plesso ipograstrico è invece la Resh e vale 200. Significa “Testa”. In sua corrispondenza abbiamo l’intestino, che letteralmente può essere tradotto come “piccola testa dentro”. Per alimentarci in modo corretto, dobbiamo usare la testa, invece di assecondare solo gli impulsi.

L’ultimo di tutti i centri è governato dalla lettera Tav, che significa “sigillo”, e vale 400. Qui c’è come un sigillo che impedisce alle energie di scendere più in basso.

Questa lettera è anche legata ai residue delle incarnazioni precedenti.

(Continua nella parte 3)

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