Reincarnazione: tra nascita e rinascita

Pensare che ci reincarniamo, che siamo eterni, che non moriamo mai o forse non nasciamo mai perché esistiamo da sempre nell’Uno e nell’Ovunque, è una possibilità… Articolo del dott. Michele Guandalini, psicoterapeuta bolognese esperto di ipnosi regressiva.

 

“… e attraversammo prima il dolore per tornar nella luce… e poi in fila indiana e silenti, uno alla volta, superammo quel varco luminoso in apnea. Più in là. Una nuova intensa e abbagliante luce mi trascinò oltre il tunnel. Energia… come una calamita che invita a fare un nuovo cammino attirandoti a sé. Magnetica! Mi fece aumentare la frequenza dei passi, accelerando per non inciampare. Pian piano ma inesorabilmente. Tante anime erano lì e aspettavano il proprio turno. Come su un trampolino, quando uno dopo l’altro, ci si tuffa nel vuoto sperando di non farsi male. Per tornare, ritornare. Dall’aldilà in altro corpo. Tutto era frutto di un disegno noto, non so se già riportato nelle antiche e sacre scritture. Non mi era dato saperlo. Ma poco contava, ora spettava a me. Proprio a me! Così lentamente e timoroso, ma con fiducia, mi avvicinai alle soglie di quel varco aggraziato per andare oltre il tempo. Non avrei voluto, lì stavo bene, ma era il mio turno. Al di là della luce chiara si miscelavano colori tiepidi, abbaglianti, rassicuranti.

Tepore. Armonia.

Aspettavo solo il momento giusto, quell’attimo che mi avrebbe consentito di ripetere e migliorare le mie esperienze, quelle che non avevo mondato, purificato, ritornando ancora a vivere. Con coloro che avevo lasciato prima, nella mia vita precedente. Ci saremmo incontrati ancora, questo sapevo. Ma dove? Mi spettava un nuovo corpo, ma ancora non sapevo quale: il colore della pelle, le sembianze, i dettagli somatici… e non sapevo se sarei stato maschio o femmina. In salute o meno. Non conoscevo nulla, nemmeno il luogo in cui sarei nato. Stato, città, paese o villaggio. Nel passato o nel futuro. In miseria o nel lusso. O una via di mezzo? Concetti strani per un’anima che deve tornare, reincarnarsi. Altro a cui pensare, se di pensiero si può parlare! E poi con quali credenziali, con quali prospettive? Sapevo solo che spettava a me. E non era poco. Un tuffo a occhi chiusi, emozioni e poi un futuro da costruire. Tutto pulsava, vibrava. Ma erano ricordi di altri tempi, impalpabili. In vero ero solo essenza, non avevo organi, arti e tessuti ancora. Ricordi vaghi e appannati, in un vortice che trascina e amalgama ogni cosa. Ma io non ero ancora materia. Solo luce che scivolava in altra luce…

Mi chiedevo chi mi avrebbe ospitato: quale ventre, quale grembo. Avrei dovuto scegliere mia madre e mio padre. Anche i mie fratelli e i miei amici. I conoscenti. Coloro con cui condividere nuovamente un’altra vita. Sempre le stesse, le stesse persone, ma con sembianze diverse. Non le avrei riconosciute, ma avrei avuto l’onore di scoprirle, di ritrovarle pian piano crescendo, ma non so a quale prezzo. Ora dovevo solo aspettare il momento perfetto per compiere il miracolo, per viverlo, per respirarlo, annusarlo. Tornare in vita nel momento perfetto. Quello che il mio Karma prevede e stabilisce per me ogni volta finché occorre, sulla base di quanto e cosa fatto prima. Di quali colpe. Di quale debito karmico da espiare, appunto. E quante vite ancora? In seguito una microessenza eterea che si fa carne, materia molliccia, delicata e da custodire. Teneramente avrei preso una forma e un colore, e quindi un cuore avrebbe preso vita per primo. Il resto dopo. Una cosa alla volta, mi ripetevo. Già sapevo di esserci, e non era poco. Con timore, forse mi sentivo ancora nel limbo ma mi chiedevo se quel ventre a me assegnato mi avrebbe ospitato con orgoglio e per quanto. Quanto tempo. Là dentro il tempo è soggettivo, se soggetto pensante sei. Ma ora tutto è prematuro per dedicarsi a riflessioni senza spunti reali su cui ragionare. Ma poi il pensiero, come sequenza di parole o immagini, è inutile. Almeno in quel luogo. Lì tutto è luce. Lì dentro nulla è pensiero, ma solo emozione. Suoni, a volte melodici, a volte disarmonici, fasci luminosi e colori… Tutto ha un senso, mi ripetevo, tutto ha un significato… Ma stavo per nascere… Aspettavo solo quello. Magari come ultimo viaggio!”.

Pensare che ci reincarniamo, che siamo eterni, che non moriamo mai o forse non nasciamo mai perché esistiamo da sempre nell’Uno e nell’Ovunque, è una possibilità. Quasi una certezza. Mai scartata e mai priva di senso, per molte religioni e per la scienza dell’Anima. Ma ora anche per molte discipline blasonate, quali la fisica quantistica, le neuroscienze, la medicina ecc… Chi la chiama Anima, chi Coscienza. Da Steiner a Jung, da Weiss a Lanza, Hameroff e Penrose. Pur sempre di qualcosa di impalpabile parliamo, di etereo e che ci accompagnerebbe, di volta in volta, lungo i sentieri impervi delle nostre molteplici vite terrene, per superare, espiare ogni volta le nostre colpe, se così le possiamo chiamare, fino alla totale purificazione. Responsabilità è un termine che “calza” di più, qualcosa di più accettabile per me e riportato nei miei libri L’anima migra verso la scienza e Le anime non hanno colpa nei quali, riportando fedelmente alcune regressioni, il lettore è condotto lungo esperienze e riflessioni che aggiungono un altro tassello alle splendide rivelazioni del mondo dell’invisibile. Quasi a toglierne il velo.

Michele Guandalini

Libro-Guandalini-Anime-colpa      Libro-Guandalini-Anima-migra

www.ipnosi-regressiva.weebly.com

Fb: Michele Guandalini (Ipnosi Regressiva Bologna)

Instagram: @dottor.michele.guandalini

 

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