Riporto una frase di W. Reich dal suo libro eccezionale che si intitola “L’Assassinio di Cristo”: “La verità è pieno ed immediato contatto tra il Vivente che percepisce e la Vita che è percepita. L’esperienza vera ed autentica è tanto più completa quanto migliore è il contatto. La verità quindi è una funzione naturale nel mutuo rapporto tra il Vivente e ciò che è vissuto.”
Reich ci vuole dire che la relazione autentica con il mondo e quindi con la vita e gli esseri umani è strettamente collegata alla qualità del nostro modo di funzionare. Quanto più un individuo è imprigionato in schemi distorti di pensiero che a loro volta sono collegati ad una emotività repressa e deviata, tanto più la sua percezione di sé e di tutto ciò che riguarda il suo mondo risente di un contatto malato.
Il contatto con la vita non è un concetto astratto, ma è un’esperienza continua che passa per il corpoistante per istante e determina il modo in cui si percepisce la realtà. Se il contatto è distorto, così come è distorto il contatto con il nostro corpo e con la nostra pulsazione vitale, inevitabilmente stravolgeremo il senso delle esperienze ed inquineremo con la paura e la violenza la magia dell’incontro con la vita, a partire dal nostro respiro fino al contatto con la natura.
Creeremo verità di sterminio, verità di intolleranza, verità di schiavitù. Verità di sfruttamento, verità per le quali è normale offendere tutto ciò che respira, dalle piante, all’uomo ed alla Terra che è un essere vivente.
Chi studia i fenomeni della vita, essendo imprigionato in una corazza, troverà una verità meccanica e interpreterà in maniera meccanica ogni reazione, ogni processo, perché privo di contatto e quindi incapace di riconoscere ciò che è simile a lui.
Solo chi è vivo può riconoscere la vita.
continua..
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