Ritornare a casa

In questa intervista, Isabella Tavilla(*) ci spiega che è possibile incontrare il maestro interiore quando si ascolta il proprio cuore. E per farlo occorre partire dalle radici cioè dai propri genitori, perché la nostra spiritualità ed il nostro benessere risiedono nella capacità di vivere e di amare.

– Chi o cosa sono gli angeli o i maestri interiori?

Per me il maestro interiore ha molti nomi: coscienza, sé, voce interiore… si tratta in ogni caso di quella spinta che si avverte internamente nel momento in cui stiamo seguendo la nostra strada. Ho sempre ascoltato il mio “essere interiore” e per me è qualcosa di molto chiaro; non a caso lavoro sul “sentire” perché il sentire permette di non essere fuorviati dalle illusioni esterne.

Siccome abbiamo migliaia di maschere ed ego, nel senso che l’ego mette in atto moltissimi sabotaggi che non permettono di sentire quale sia la propria strada, occorre ascoltare veramente il cuore. Vivere completamente la propria vita è una scelta profonda nonché un atto di responsabilità, e nel momento in cui si sceglie di farlo, è possibile incontrare il maestro interiore. A me è successo così, ma chiunque può vivere questa esperienza.

– Da dove comincia questo percorso?

Comincerei dalla famiglia di origine perché il radicamento è molto importante. Secondo me, si ritrova Dio negli occhi delle persone, inutile cercarlo altrove, in qualche luogo lontano, quando magari si hanno delle difficoltà in famiglia o non si sopportano le persone che ci stanno vicino. Nel momento in cui si comincia a stare veramente bene in famiglia e nell’amicizia, allora si è sulla strada dell’accettazione di se stessi e dell’amore per gli altri. Su questa strada è molto facile incontrare Dio…

– Sta suggerendo una vera e propria riappacificazione con la famiglia?

Parlo di accettazione profonda, a partire dal genitore omologo cioè dello stesso sesso quindi, per le donne, accettare la madre, e per gli uomini, accettare il padre. Per “accettare” intendo valorizzare le cose belle del genitore, accoglierle con gratitudine e perdonare gli errori, accettare il genitore così com’è. Il genitore omologo ci dà l’identità psicosessuale, quindi se ad esempio una donna per vari motivi non accetta sua madre, è come se non accettasse una parte di sé. Invece, se comincia a confrontarsi con lei, a comprenderla, a comprendere la sua storia, a comunicare con le radici della famiglia magari indagando il rapporto che sua madre aveva a sua volta con la madre e con i genitori, alla fine potrà aprire il proprio cuore. Faccio terapie da sei anni e faccio venire proprio il genitore omologo in seduta, e vedo realizzarsi dei veri e proprio miracoli.

Oggi la famiglia è praticamente dispersa, disgregata… e quello che propongo è una “scuola dell’ovvio” nel senso di “tornare alle cose semplici”; cerchiamo in giro quello che in realtà abbiamo vicino mentre è fondamentale ritornare a casa, e lo diceva anche Gesù. Tra l’altro “onora il padre e la madre” non a caso è il primo comandamento, perché nel momento in cui rispettiamo i genitori, e i genitori sono dentro di noi, vuol dire che rispettiamo noi stessi. Equando ti rispetti, ti ami e puoi amare anche agli altri.

Quando si è integrato questo aspetto legato ai genitori, si inizia ad avere la propria individualità. Dirlo è semplice e farlo non altrettanto, perché ci sono le contraddizioni, le giustificazioni, le sofferenze e angoscie vissute da piccoli e non elaborate, tali che poi le persone hanno varie difficoltà nel tornare veramente a casa. Ci sono cioè diversi aspetti da elaborare, ma siamo qui per questo…

NOTE

(*) Per maggiori informazioni su Isabella Tavilla e sulla sua attività, visitare www.artedelmassaggio.it.

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