Volontà umana e volontà divina: come capirli, riconciliari e adoperarli saggiamente? Peter Roche de Coppens ci accompagna alla scoperta del “piano divino” e del significato della Vita, attraverso un viaggio di sei puntate. Seconda parte.
Per capire meglio e porre in prospettiva il nostro argomento, sarebbe utile cercare di “mettere a fuoco” e di esplicitare quello che potrebbero essere l’uomo ed il suo Creatore, Dio, e la natura, l’origine e le caratteristiche dei paradossi e delle contraddizioni che costellano l’esperienza umana nel mondo della materia. In altre parole, per poter discutere della volontà umana e di quella divina, così come della loro contrapposizione per un lungo periodo dell’evoluzione umana, varrebbe la pena presentare i propri presupposti, intuizioni e idee fondamentali circa quello che costituisce la natura umana e la natura divina.
Non a caso, la saggezza antica era giunta alla conclusione che la prima conoscenza, quella più importante, soggiacente a tutte le altre, è la conoscenza di sé, la famosa gnothi seauton o “uomo conosci te stesso ed allora potrai conoscere tutto il resto”; i grandi mistici e saggi erano arrivati alla conclusione che per conoscere se stessi bisogna conoscere il nostro Creatore, Dio, e per conoscere Dio, bisogna conoscere se stessi, in quanto entrambi sono le due facce della stessa medaglia… ma a livelli ben differenti!
Per quanto riguarda la natura, l’origine e le manifestazioni dei molteplici paradossi, contraddizioni e apparenti ingiustizie e inequità, la grande chiave di lettura qui consiste indubbiamente nei nostri vari livelli di coscenza e di essere dove, passando da un livello a un altro, la “realtà” e “verità” cambiano notevolmente fino al punto di diventare opposte. Quindi, ciò che può spiegare paradossi e contraddizioni lo troviamo proprio nell’esistenza e nel passaggio da un livello a un altro, o nella mia teoria “dell’uomo grattacielo”.
In altri libri e scritti ho descritto e analizzato con grandi dettagli una possibile teoria della natura e della conoscenza umana che sia veramente olistica ed aperta, cioè in consonanza con il nostro attuale livello di coscienza e di evoluzione, che non ripeterò qui. Cercherò invece di sottolineare i suoi punti essenziali. L’essere umano è indiscutibilmente il più grande mistero e tesoro che esiste, e il perno essenziale per qualsiasi antropologia, epistemologia e ontologia, ma anche teologia e cosmologia. Questo, in quanto è un microcosmo del macrocosmo, una replica od ologramma di tutto ciò che esiste, il punto d’incontro di tutte le dimensioni e aspetti della realtà, tanto interiore quanto esteriore. Non solo, è anche il grande “prisma” od “occhiale” che condiziona e limita tutto quello che egli può sapere e fare, cioè tutto il suo universo cognitivo ed esistenziale.
Indubbiamente, oggi possiamo affermare che l’uomo è una trinità, a livello sia strutturale (che definisce ciò che è) sia funzionale (che manifesta ciò che può fare); questa trinità trova la sua manifestazione, crescita, e realizzazione nella coscienza umana che replica ciò che è. A livello strutturale, l’uomo ha una natura, o aspetto fondamentale, fisica (il corpo biologico o biopsichico), umana (la sua psiche o dimensione emotiva e mentale, psiconoetica) e spirituale (la sua anima o coscienza superiore e Sé spirituale). Quindi prevalgono la visione e i presupposti dell’homo triplex e non più quelli dell’homo simplex o duplex.
A livello funzionale, troviamo al cuore stesso della sua coscienza (ai suoi vari livelli) quelli che chiamo i Re Magi del microcosmo, ossia la Conoscenza, l’Amore e la Vita o Volontà che a livello psicologico si manifestano come pensiero, emozione e volontà-energia vitale. La sua coscienza, che riflette il suo essere, si sviluppa e si realizza tramite tre fasi essenziali. La prima, quella animale che è inconscia, retta dai suoi istinti e dalla tradizione. La seconda, quella umana, dominata dalla ragione e dalla cultura dominante. La terza, superconscia, guidata dall’intuizione e ispirata dalla coscienza spirituale.
A livello globale, per quanto riguarda la creazione, lo sviluppo e la piena realizzazione dell’uomo come essere spirituale e figlio di Dio, abbiamo la parabola del Figliol Prodigo, descritta graficamente dalla famosa Caduta e Redenzione, nella religione, e dalla grande “V” dell’involuzione (discesa dello spirito nella materia) e dell’evoluzione (risalita dalla materia allo spirito).
Perché questo lungo pellegrinaggio nei mondi della creazione… con tutti gli sforzi e i sacrifici, con tutte le sofferenze e i dolori, confusione e ingiustizie (apparenti) che questo “viaggio” comporta? Questa ovviamente è una domanda fondamentale la cui risposta (come quella dell’identità profonda, delle origini e destino dell’essere umano, del bene e del male, della vita e della morte, della Vita e dell’universo, ecc.) si può solo ottenere in modo veramente soddisfaccente e definitivo, quando la persona arriva al quinto livello di coscienza e di essere. In nuce, però, possiamo suggerire tre ragioni fondamentali:
• Per fare una moltitudine di esperienze e così sviluppare pienamente la propria coscienza umana.
• Per offrire un “tempio” o veicolo di manifestazione allo Spirito, nei sette mondi della creazione, ognuno con i suoi vari subpiani.
• Per rispondere all’Amore del Creatore con un amore libero, conscio e scelto della creatura fatta a immagine e somiglianza di Dio.
Qui possiamo concludere con la visione e la posizione fondamentale della tradizione spirituale e del cristianesimo essenziale: L’uomo è un vero microtheos, un piccolo “io sono”, generato dalla sostanza stessa del suo Creatore, per diventarne il veicolo di manifestazione ed espressione quando sarà giunto al suo grande Traguardo finale, la theosis; ossia quando sarà, a tutti gli effetti, Figlio di Dio, con tutte le risorse e i tesori del Padre e dell’Universo a sua disposizione… come lo è Gesù Cristo nostro Salvatore, archetipo e prototipo essenziale!
(Continua)
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