Volontà umana e volontà divina – Parte 4

Volontà umana e volontà divina - Parte 4

Volontà umana e volontà divina: come capirli, riconciliari e adoperarli saggiamente? Peter Roche de Coppens ci accompagna alla scoperta del “piano divino” e del significato della Vita, attraverso un viaggio di sei puntate. Quarta parte.

 

Per quanto riguarda i paradossi e le contraddizioni della vita e della condition humaine, le ingiustizie e le ineguaglianze apparenti, il caos, il disordine e le sofferenze, queste diventano molto più “trasparenti” e sono spiegabili, in modo razionale e coerente, con la mia teoria dell’Uomo Grattacielo con i suoi sette livelli di coscienza e di essere, e sette stadi della sua evoluzione e realizzazione. Diventano anche molto più intelligibili, giuste e coerenti, con l’ipotesi della reincarnazione o molteplici vite sulla terra.

Molti sono i santi e i saggi, i grandi filosofi e mistici, che hanno studiato queste questioni fondamentali, fra le quali la natura profonda dell’uomo e di Dio, suo Creatore, del bene e del male, della vita e della morte, e del seguente paradosso fondamentale: se Dio esiste ed è infinitamente saggio, buono e forte, come possono esistere tutto il disordine, il caos, la confusione, la sofferenza, i dolori, le ineguaglianze e le ingiustizie (“apparenti”) che incontriamo nel mondo e nella vita quotidiana? Come è possibile che sembrerebbe essere il diavolo a controllare il mondo, a punire i buoni e premiare i cattivi?  Pietro Ubaldi, il “saggio di Foligno”, già menzionato prima, è uno tra coloro ad aver dato una risposta molto profonda, moderna e attuale. Ecco cosa scrive Ubaldi per quanto riguarda la natura di Dio e dell’uomo, il problema del bene e del male, e i grandi paradossi che incontriamo nel mondo:

«La creatura è libera, può quindi andare contro il “sistema” (la Creazione, l’universo, la vita e la Legge di Dio). Come è avvenuta questa mostruosa rivolta per cui alcune cellule del grande organismo universo, invece di funzionare armonicamente in esso, si sono poste contro di esso, ribellandosi? Dove fu la prima radice di questa anarchia nell’ordine? …

«Per comprendere osserviamo la struttura del sistema. Esso si basa su alcuni principi fondamentali come egocentrismo e libertà. A parte di essi fu messa anche la creatura, dato che essa è nel sistema e che fu costituita come uno schema minore del sistema massimo il cui centro è Dio… Però questo gran dono di Dio, per cui la creatura era fatta a Sua immagine e somiglianza, costituiva una potenza molto pericolosa se non saputa bene adoperare, perché essa conteneva in germe la possibilitaà di traviamento, possibilità che l’essere, appunto per quei principi del sistema, dovette affrontare con le sue forze. E le conseguenze, qualunque fossero, dovevano essere le sue, poiché conseguenza del principio di libertà, in un sistema di ordine, giustizia, e responsabilità.

«A chi obietta che in un sistema perfetto non può esservi posto per la possibilità dell’errore, si può rispondere che questa possibilità, che non è affatto necessità, è implicita nei principi suddetti, ne è la conseguenza necessaria, e  per sopprimere questa bisognerebbe sopprimere quelli, il cui valore non si discute. È naturale che dove vi è un “io” libero, sia possibile anche il cattivo uso della libertà. Eppure tutti ne apprezziamo il valore. Altrimenti ci troveremmo non in un sistema di libertà ma di determinismo, in cui le creature non sarebbero che automi. Ora Dio non ha creato in questo senso, ma ha creato esseri compartecipi delle sue stesse qualità. Data dunque la struttura del sistema, vi è una catena di ferrea logicità che porta dai principi a queste conseguenze. La creatura doveva quindi necessariamente trovarsi di fronte al bivio della scelta».

E continua:

«L’essere, dunque, data la sua struttura e quella del sistema in cui esisteva, doveva trovarsi dinanzi alla possibilità dell’errore. In altri termini l’essere veniva sottoposto a una prova, un esame, dal cui esito sarebbe derivata la sua posizione futura, così da lui liberamente voluta. Ora: che il sistema contenesse la possibilità di errore, non significava affatto che esso fosse costruito errato e difettoso. Tanto è vero che esso, come vedremo, per l’errore avvenuto non è affatto crollato, anzi è tanto perfetto da contenere insita in sé la capacità dell’autorisanamento. Il sistema era al disopra dell’errore in esso possibile, era costituito in modo da restare integro, incrollabile, qualunque cosa fosse avvenuta. Per questo poteva permettere nel suo seno la possibilità di violazione e disordine, tanto più che questa possibilità aveva una funzione, cioè quella di collaudare l’essere, dandogli secondo il principio di giustizia, se l’essere avesse superato la prova, il pieno diritto di acquisizione della sua posizione di figlio di Dio, solo dopo averlo meritato. Il Creatore esigeva una libera accettazione del sistema da parte della creatura, uno spontaneo riconoscimento delle reciproche posizioni in esso, per poter allora concedere all’essere una libera compartecipazione nella Sua opera, come il sistema implicava: cosa di impossibile attuazione con una creatura schiava o automa.

«La prova della libera scelta non fu dunque un capriccio, un caso, un errore del Costruttore, ma fa parte integrante del sistema, come necessaria conseguenza dei principi che lo costituivano. La struttura dell’edificio di concetti e di forze del sistema, la natura del Creatore, come quella dell’altro termine, la creatura, gli scopi da raggiungere oltre la prova, tutto portava alla necessità che la creatura dovesse trovarsi sola e libera dinanzi al bivio della scelta. La possibilità dell’errore era dunque implicita nel sistema, non come una sua imperfezione, preludio di fallimento, ma come elemento consaputo e voluto per dati fini, come una sua forza e non come una sua debolezza. Vedremo difatti che questi fini vengono ugualmente raggiunti sia pure per altra via e che l’opera della creazione resta ugualmente un trionfo del piano di Dio.

«I due sopraddetti  principi, egocentrismo e libertà, comuni anche alle creature, facevano di esse tanti minori “io sono” simili a Dio, come tanti dei minori in funzione di Dio. Dio volle la creatura fatta così, a Sua immagine e somiglianza. Né l’essere da Lui uscito poteva essere di natura diversa dalla Sua. In un sistema a schemi a tipo unico, la creatura non poteva essere che un “io sono”, centro autonomo e libero come è il Creatore. E allora la struttura del sistema come la natura della creatura essendo basate sul principio di libertà, tutto ciò che riguardava quella creatura non poteva aver corso senza il suo consenso».

Infine conclude, come punto veramente culminante di tutto il suo sistema filosofico, teologico e metafisico, nei termini seguenti:

«Vi è poi un terzo principio, fondamento dell’universo spirituale, quello dell’Amore, per cui Dio non è egocentrico che per irradiare in Amore. Dato ciò, il sistema di Dio non poteva basarsi sulla coazione, come per il principio di libertà non poteva basarsi sul determinismo, ma può poggiare solo sulla spontanea adesione. Dio, in quanto Amore, non può volere la creatura forzosamente prigioniera del Suo amore. Egli si limita ad attrarla. Ecco una nuova caratteristica del sistema, che non può ammettere da parte della creatura che una corresponsione di carattere spontaneo, senza di che non vi è amore. Non è possibile gravitare verso Dio per amore, forzosamente. Ecco come tutto il sistema, anche per questo principio, imponeva la scelta, quale passaggio obbligatorio per la valorizzazione dell’essere che doveva, prima di venire accettato, conquistarne pieno diritto, liberamente dimostrando di avere compreso, di accettare e di voler corrispondere all’Amore di Dio. Anche sotto questo aspetto, la prova risponde a perfetta logicità, poiché l’Amore, se vuole essere tale, non può essere che spontaneo e reciproco. L’essere il sistema fondato sull’Amore è un altro fatto che implica quello. Un sistema non basato sulla Libertà, non potrebbe essere incentrato sull’Amore. I principi che regolano l’universo sono strettamente connessi. Essi possono ridursi ad uno solo da cui essi tuti derivano: l’Amore. Fu per Amore che Dio volle la creatura egocentrica, fatta a Sua immagine e somiglianza, compartecipe delle Sue stesse qualità. Fu per Amore che Dio volle la creatura libera, perché quell’Amore essa liberamente comprendesse e contraccambiasse.

«Compresa la necessità, la logicità e l’utilità della prova, osserviamo come si comporta l’essere in questo momento supremo. Ecco la creatura, sostanzialmente spirito, scintilla di Dio, appena staccatasi dal Padre che dal Suo seno l’ha generata. Essa guarda al centro da cui derivò per atto di Amore, a cui essa deve la sua esistenza. La struttura del sistema impone una sua risposta a quell’atto, la corresponsione di un reciproco atto con cui essa creatura per sua libera accettazione confermi o rinneghi, come vuole, si leghi al sistema o si sciolga, si ponga in esso o fuori di esso e con ciò lei stessa liberamente, come vuole, definisca la sua posizione. Il Creatore tanto rispetta la libertà che Egli ha voluto donare alla creatura, facendola a propria immagine e somiglianza, che sottopone il Suo operato di Creatore, alla libera accettazione che lo convalidi presso la creatura  per ciò che la riguarda, a guisa di consenso necessario da ambo le parti in un contratto bilaterale. Solo quando la libera creatura avrà voluto dire “sì”, la creazione sarà completa, perfezionata fino a questo ultimo suo momento, in cui l’essere è quasi chiamato, col suo consenso che sottoscrive, a collaborare. Sembra enorme, assurda, tanta bontà. Ma tale è la struttura del sistema, così vuole l’Amore di Dio».

I suddetti passaggi e citazioni (presi dal libro di Ubaldi, Dio e Universo, Edizioni Mediterranee, 2002, pp. 37-40) riassumono il mio pensiero e toccano veramente la sostanza delle nostre domande e riflessioni sulle questioni fondamentali della vita, dell’uomo, di Dio e del paradosso, poi della riconciliazione e integrazione, della volontà umana e di quella divina.

(Continua)

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Parte 4

Parte 5

Parte 6.

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