Misurazioni impossibili

Non si può prevedere con sicurezza un evento atomico, solo dire quando è probabile che accada. Una curiosa affinità con gli inafferrabili stati di coscienza prodotti dalla nostra sensibilità in alcune occasioni: non abbiamo idea di quando li sperimenteremo, possiamo solo ipotizzare in quale contesto emotivo potrebbero verificarsi…

 

Il poeta Fernando Pessoa scrisse: “Ciò che chiamiamo miracolo esiste, credetemi, ma quando si tenta di analizzarlo scompare. Alla ragione comune, ed è nella natura utile delle cose, sembra sia così perché non esiste. Niente affatto. È perché esso non è divulgabile, non è traducibile in una scienza esteriore”.

Come dimostrare fenomeni oggettivamente evanescenti, tanto dubitabili razionalmente quanto reali, potenti e coinvolgenti per chi li vive? Oggi il campo sarebbe aperto a idee nuove in grado di spazzare via l’aura fumosa e confusa di magia di cui diverse persone ancora li ammantano.

Si può ipotizzare che finalmente venga un chiarimento dalla psicologia, dalla neurofisiologia o dalla fisica?

A livello subatomico gli scienziati hanno rinunciato da un secolo alle pretese logiche della concezione meccanicistica della materia e degli eventi: nel microcosmo, ad esempio, nulla si trova con certezza in luoghi esatti ma piuttosto “ha una tendenza a trovarsi” in un certo luogo, così come nulla avviene in istanti determinabili e in luoghi precisi, ma mostra “una tendenza ad avvenire”.

Non si può prevedere con sicurezza un evento atomico, solo dire quando è probabile che accada. Una curiosa affinità con gli inafferrabili stati di coscienza prodotti dalla nostra sensibilità in alcune occasioni: non abbiamo idea di quando li sperimenteremo, possiamo solo ipotizzare in quale contesto emotivo potrebbero verificarsi.

Come ha ricordato il fisico Freeman Dyson ci sono due punti di vista molto differenti riguardo alla comprensione umana: “A un estremo quello riduzionistico secondo cui ogni tipo di conoscenza può essere ridotta a scienza oppure conoscenza non è, all’altro quello secondo cui la conoscenza proviene da molte fonti indipendenti e la scienza è solo una di esse. La maggior parte delle persone accetta posizioni intermedie”. Secondo lui il problema dei limiti propri dell’indagine scientifica condiziona ogni riflessione su fenomeni come presentimenti, sogni predittivi o simili: “Non sono un riduzionista quindi sostengo che possano effettivamente verificarsi in modo non accessibile all’investigazione di quel tipo. È un’ipotesi, non dico che sia vera ma solo che è sostenibile e a mio giudizio plausibile”.

Dyson aggiunge un’indicazione fondamentale: “Prima di poter cominciare anche solo a valutare le prove, dobbiamo liberarci dei maneggioni e dei ciarlatani che hanno trasformato i problemi non risolti in un affare redditizio”.

Un’impresa davvero. Forse impossibile da realizzare così come è stato in altri campi. La cronaca ci ricorda e non raramente che nel mondo agiscono ancora falsi medici, falsi avvocati, falsi sacerdoti e così via. Anche per questo, più che a chi sembra molto interessato a dimostrarsi sensitivo, è preferibile prestare ascolto alle persone comuni, senza precedenti interessi in questo campo, alle quali siano capitate esperienze inattese.

Sono molte più di quanto si immagini: è sufficiente che qualcuno trovi il coraggio di confidare un suo vissuto e scopre che a gran parte degli individui con i quali si confronta è capitato, una o più volte nella vita, qualcosa di imprevedibile e interessante. Qualcosa che forse un giorno potrà collegarsi ai vertiginosi scenari di possibilità aperti dalla Meccanica Quantistica, pur tenendo in considerazione che come ha ricordato il fisico Fabio Fracas, “anche il mondo inaspettato e affascinante in cui ci trasporta non è così libero come sembra. Anch’esso infatti è soggetto a delle precise regole e a delle specifiche leggi”.

Attualmente i ricercatori del microcosmo tentano di procedere con i loro esperimenti verso sistemi sempre più grandi, ma occorrerebbero tecnologie non disponibili per avvicinarsi al mondo così come lo percepiamo e in cui regnano, per nostra tranquillità, le leggi rassicuranti della fisica classica.

Quando ci sembra di cogliere una realtà più ampia di quella registrata comunemente dai sensi o quando un fatto vissuto da una persona ha ripercussioni su un’altra prima che ne sia informata e indipendentemente dalla lontananza, possiamo soltanto chiederci se la misteriosa connessione che lega gli stati quantistici non ci riguardi in qualche modo, considerando che di particelle elementari siamo fatti anche noi. Non sarà possibile però alcuna risposta.

Per il momento osserviamo che queste intuizioni non capitano compilando la dichiarazione dei redditi, ma piuttosto mentre eseguiamo gesti semplici e abituali oppure leggiamo, dipingiamo o contempliamo la natura. Allo stesso modo è più facile coglierli durante il sonno, quando i sogni si fanno teatro di messaggi profondi.

Certamente le diverse funzioni dei due emisferi cerebrali giocano un ruolo importante e uno stato di calma favorisce quelle dell’emisfero destro, acuendo la nostra sensibilità e ricettività.

Daniela Rossi

Estratto dal libro Materia che sogna (Anima Edizioni)

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